Il commento dei ricercatori del Polo Solare della Sicilia all’Enciclica presentata oggi
Palermo e Firenze, 18 giugno 2015 – “Lo sfruttamento diretto dell’abbondante energia solare richiede che si stabiliscano meccanismi e sussidi in modo che i Paesi in via di sviluppo possano avere accesso al trasferimento di tecnologie, ad assistenza tecnica e a risorse finanziarie”. È uno dei passaggi dell’Enciclica “Laudato si’, sulla cura della casa comune” di Papa Francesco presentata oggi in Vaticano in un’aula dell’Auditorium “Paolo VI”.
“Nel mondo – continua l’Enciclica – c’è un livello esiguo di accesso alle energie pulite e rinnovabili. Tuttavia, continua il Pontefice, in alcuni Paesi ci sono stati progressi che cominciano ad essere significativi, benché siano lontani dal raggiungere una proporzione importante”.
“Nel mondo – dice il fisico del Cnr Francesco Meneguzzo – è in corso un boom imprevisto quanto significativo del solare. In Europa i due Paesi che si sono dotati della maggiore infrastruttura energetica solare sono due grandi nazioni industriali come l’Italia e la Germania. Nel nostro paese – continua Meneguzzo – da gennaio a maggio di quest’anno, le fonti rinnovabili hanno coperto il 36% del fabbisogno, ma soprattutto il fotovoltaico ha sfiorato l’8% persino nel periodo meno soleggiato dell’anno”.
“In Bangladesh – aggiunge il chimico del Cnr Mario Pagliaro – sono 10 milioni di persone che grazie ai pannelli fotovoltaici a basso costo oggi usano l’elettricità in zone non servite dalla rete elettrica. Nell’aula dell’Auditorium dove oggi viene presentata l’Enciclica – aggiunge Pagliaro, che a Palermo coordina le attività del Polo solare siciliano – l’energia sta arrivando pressoché interamente dal grande ed elegante impianto fotovoltaico posto sul tetto dell’Auditorium fin dal 2008”.
“La Chiesa ha fatto da pioniere nell’uso dell’energia solare – prosegue Pagliaro – Fu Padre Bernard Verspieren, il primo ad utilizzare con successo nel 1977 i pannelli fotovoltaici per dare energia alle pompe con cui prelevare l’acqua dai pozzi del Mali, nel Sahel africano colpito da una gravissima siccità. Allora – conclude – in tutto il mondo c’erano meno di dieci pompe fotovoltaiche. Oggi sono centinaia di migliaia, di cui 4mila solo in Mali”.
fonte: ufficio stampa