Roma, 3 novembre 2020 – La seconda ondata della pandemia provocata dal virus SARS-CoV-2, temuta e largamente preannunciata, è arrivata con un andamento oramai esponenziale in tutto il Paese, trovando i servizi sanitari delle diverse Regioni clamorosamente impreparati a livello organizzativo.
La realtà di questi giorni parla di un pericoloso deserto di assistenza, i famosi servizi territoriali, aperto tra la ricettività degli ospedali e la domanda sanitaria dei cittadini. Strutture intermedie che non ci sono, “Covid hotel” per la quarantena o l’isolamento che non si vedono, soprattutto al Sud, testing & tracing saltato ed assistenza domiciliare inesistente: uno spazio che rimane vuoto, con i medici di famiglia in evidente difficoltà.
L’ospedale è, così, diventato la prima e ultima trincea, il punto di approdo di cittadini privi di risposte, spaventati, e non di rado malati, che non accettano di rimanere chiusi nella loro casa, soli. Ed i medici ospedalieri si ritrovano a vivere una situazione drammatica nell’affrontare lo tsunami, oggi come ieri, in condizioni di lavoro insopportabili.
Alla carenza di personale, che denunciamo, inascoltati, da anni, si aggiungono disorganizzazione, precariato stabile come scelta occupazionale, turni frequenti e massacranti, aumento dei carichi di lavoro e della complessità assistenziale, spostamenti ‘tappabuchi’ da un reparto, e da un ospedale, all’altro, stress psicofisico, ansia e rabbia per ritrovarsi nella stessa trincea di marzo e aprile, esposti al rischio biologico e legale, senza tutele e senza indennità.
I PS diventano parcheggi per chi, Covid o no, oggi come ieri, attende, in condizioni di promiscuità che rendono difficile lo stesso distanziamento, un posto letto, risorsa tanto preziosa quanto introvabile, con le ambulanze in fila per ore, non senza rischi per i pazienti. Il tutto a scapito delle altre patologie e dei reparti no-Covid a irrimediabile rischio chiusura ed a fronte di assunzioni drammaticamente insufficienti.
La capacità massima di risposta del nostro sistema sanitario non è infinita e deve essere al più presto aumentata, investendo in risorse umane e strumentali per renderne più difficile la saturazione, drammaticamente vicina in assenza di decisioni drastiche.
Occorre ASSUMERE MEDICI per assicurare l’assistenza ai posti letto aggiuntivi, di media e bassa complessità, da inventare ed a quelli di Terapia intensiva e sub-intensiva da aumentare, come previsto dal Decreto “Rilancio”.
Occorre ASSUMERE MEDICI per alleviare l’insopportabile aumento dei carichi di lavoro e dello stress psicofisico degli operatori in prima linea, per sostituire prontamente gli eventuali contagiati ed evitare che gli ospedali si trasformino da luoghi di cura in focolai di infezione.
Occorre ASSUMERE MEDICI E BIOLOGI per fare fronte all’incremento delle attività di laboratorio necessarie.
Il primo vaccino contro il virus, è la fiducia nella tenuta del sistema sanitario. Quella fiducia che regge in vita anche la speranza verso una rapida ripresa economica e una socialità ricca e serena.
Ma, seguendo la lezione di Carlo Urbani, occorre innanzitutto tutelare il personale sanitario, la risorsa più preziosa durante un’epidemia, non solo dal rischio contagio ma anche da quello del burnout o della rassegnazione.
Non c’è tempo da perdere.
Lo straordinario lavoro che gli operatori ospedalieri stanno svolgendo in questi giorni, costituisce l’ennesima inconfutabile prova, a futura memoria, dell’insostituibilità, dell’altruismo e della abnegazione delle donne e degli uomini del SSN, di chi, cioè, per dirlo con parole del Ministro Speranza “questo sistema lo ha fatto diventare grande: i professionisti che lavorano in corsia, negli ambulatori periferici, nei laboratori, nelle guardie dimenticate da tutti, nei pronto soccorsi affollati”.
L’Anaao Assomed è impegnata a sollecitare un piano straordinario di assunzioni che attinga, con procedure accelerate, al bacino dei medici specialisti e dei medici specializzandi, ma anche dei laureati, da impiegare in attività di tracciamento o di assistenza domiciliare. Ma anche valorizzazioni economiche, con risorse finalizzate, del lavoro svolto oltre il debito contrattuale e nei reparti COVID, oltre che le tutele legali, promesse con lo “scudo giudiziario” ma mai approvate, e assicurative necessarie.
Nessuno pensi che sia sufficiente sospendere ferie e permessi del personale, come da qualche parte già è stato fatto, o trattare l’orario di lavoro dei medici come fattore estensibile all’infinito.
Non a caso abbiamo inoltrato una diffida legale contro lo spostamento selvaggio del personale al di fuori dei requisiti di legge, al fine di difendere qualità e sicurezza delle cure.
L’Anaao Assomed esorta i cittadini e la classe politica del Paese a far giungere a coloro che lavorano in ospedale solidarietà e ringraziamento per quanto stanno sopportando, ancora una volta, per garantire a tutti il diritto alla salute, l’unico che la Costituzione definisce fondamentale.
Carlo Palermo
Segretario Nazionale Anaao Assomed