A cura del prof. Paolo Maria Rossini, Professore Ordinario di Neurologia e Direttore dell’Istituto di Neurologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma
Roma, 16 ottobre 2017 – Dall’inizio dell’anno in corso è al lavoro un Tavolo di esperti (in particolare neurologi e geriatri), istituzioni (Ministero della Salute, AIFA, Istituto Superiore di Sanità) e associazioni di pazienti, che ha predisposto una bozza di modello organizzativo mirante all’intercettazione precocissima delle forme “prodromiche” di Alzheimer.
L’esigenza – prontamente riconosciuta e fatta propria dal Ministro Lorenzin – nasce dal fatto che sono in corso numerosi trials con farmaci sperimentali che, se si dimostreranno efficaci, lo saranno solo ed esclusivamente se somministrati nella fase prodromica della malattia.
Poiché i costi dei trattamenti saranno elevati e i rischi di effetti collaterali significativi, e poiché solo circa la metà dei soggetti a rischio (ovvero quelli che presentano Mild Cognitive Impairment, pur conducendo una vita normale) si trova realmente in una fase prodromica, cioè svilupperà effettivamente la malattia, si renderà necessario fare uno screening di massa, visto che il numero dei soggetti a rischio elevato di sviluppare una qualche forma di demenza assomma oggi in Italia ad oltre 700.000 persone.
Il modello organizzativo, dunque, mira a identificare quale sia il ‘marcatore’ o l’insieme di ‘marcatori’ (cioè di analisi ed esami strumentali da affiancare alle batterie di test neuropsicologici) con il miglior rapporto costi/benefici, che equivale a dare una prognosi la più precisa possibile, essere non-invasivi (ovvero non pericolosi per chi si sottomette ad essi), essere disponibili sul territorio nazionale (per evitare di costringere le persone e le famiglie a lunghi e onerosi spostamenti) e avere un costo sostenibile per il Sistema Sanitario Nazionale.
Il Tavolo – organizzato da AIFA e coordinata dal suo Direttore Generale Mario Melazzini – ha terminato da pochi giorni il suo lavoro licenziando una bozza di progetto di ricerca che, se finanziato, permetterà di dare una risposta a questo importante quesito e porrà l’Italia al primo posto nell’ambito dei programmi di sanità pubblica per contrastare questa gravissima emergenza.