Roma, 30 ottobre 2020 – “Non è più il tempo di critiche, dei ‘Te lo avevo detto’, di talk show e attacchi. Adesso è il tempo di prestare aiuto. Il mio ringraziamento va a tutti i pediatri del territorio e in ospedale per l’enorme impegno che stanno dimostrando. Lavoriamo fino a 16 ore al giorno e non dobbiamo tirarci indietro, ora che siamo di nuovo in piena emergenza pandemica”.
È questo il messaggio che Giuseppe Di Mauro, presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), dà all’indomani del webinar che ha visto gli oltre 2.000 soci riuniti in rete per affrontare l’impatto della seconda ondata epidemica nelle famiglie e nei bambini.
Quale dovrà essere il ruolo del pediatra in questo autunno e inverno per garantire che gli alunni della scuola dell’Infanzia, della Primaria e della Secondaria di primo grado possano frequentare le lezioni in presenza? “Richiamo tutta la Pediatria e la Medicina a un forte senso di unità – risponde Di Mauro – nei prossimi giorni e nelle prossime settimane la situazione sarà ancora più dura e le famiglie hanno bisogno di certezze, risposte e confronti. Dobbiamo poterli tranquillizzare offrendo una comunicazione a 360 gradi, non solo ai genitori ma anche tra gli stessi pediatri di famiglia, tra pediatri e colleghi, tra pediatri di famiglie e dipartimenti di prevenzione, Uopc, Usca e Team Covid. È necessario avere a disposizione protocolli comuni in modo che ognuno sappia cosa deve fare”.
Già lo scorso agosto la SIPPS aveva rivolto un appello alle istituzioni polito-sanitarie per affrontare un’eventuale seconda ondata adottando una strategia basata su tre pilastri: rafforzamento del territorio, vaccino antinfluenzale e aumento del numero di tamponi.
“Non tutti i punti sono stati soddisfatti, la realtà varia da regione a regione – risponde Di Mauro – Rafforzare il territorio non significa che chi opera sul territorio debba lavorare per 10. Ci vogliono più risorse umane ed economiche. Ieri con il presidente della FIMP, Paolo Biasci, abbiamo dato disponibilità ad aiutare i dipartimenti di prevenzione ormai fuori controllo- fa sapere il pediatra- tra bambini asintomatici e paucisintomatici in quarantena che, prima di essere ammessi a scuola, devono fare tamponi e test rapidi antigienici. Noi possiamo dare una mano presso i nostri studi e nelle strutture delle Asl, se attrezzati per questi esami. Ormai i numeri sono diventati talmente alti che il rafforzamento di prevenzione del territorio è necessario. Isolare i bambini paucisintomatici o quelli contagiati ed asintomatici è indispensabile perché possono infettare”.
Il vulnus pediatrico per eccellenza resta la diagnosi differenziale: “Discriminare tra Covid e influenza non è facile. Nei bambini i sintomi sono comuni all’influenza stagionale e può essere d’aiuto vaccinare contro l’influenza. In Campania la stragrande maggioranza dei pediatri di famiglia vaccina contro l’influenza, anche perché in modo non specifico questo vaccino aiuta il bambino a proteggersi dallo stesso Covid”.
Ultimo punto la comunicazione: “Informare una famiglia sull’esito positivo di un tampone effettuato al figlio può sembrare una condanna. Dobbiamo rassicurare i genitori, tranquillizzarli e consigliare la quarantena. Il 95-97% dei contagiati in età pediatrica devono stare a casa e sentire il proprio pediatra anche due volte al giorno per informarlo su eventuali cambiamenti sintomatologici a cui bisogna semplicemente prestare attenzione”, conclude Di Mauro.