Roma, 21 aprile 2020 – Con l’inizio del Ramadan questa settimana, Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – e altre sette Organizzazioni regionali e internazionali* lanciano l’allarme sull’impatto che l’emergenza Coronavirus potrebbe avere in Africa occidentale, con la stagione di magra in corso e in un contesto già caratterizzato da insicurezza e conflitti, con il rischio di prolungare il periodo di digiuno della popolazione.
Secondo la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS), sottolineano le Organizzazioni, l’impatto della pandemia di Coronavirus potrebbe infatti portare il numero di persone a rischio di insicurezza alimentare e malnutrizione da 17 a 50 milioni tra giugno e agosto 2020.
I lavoratori del settore alimentare stanno lottando per continuare le loro attività e vedono i loro mezzi di sostentamento minacciati. Per questo – sottolineano le Organizzazioni – devono essere prese misure per proteggere le persone più vulnerabili e garantire la produzione alimentare, in modo che la fame e la malnutrizione non siano più una minaccia quotidiana.
Nelle principali città della regione e nelle aree rurali, nonostante gli sforzi dei governi, molte comunità stanno affrontando difficoltà nell’accesso ai mercati alimentari, con i prezzi in rapida crescita e molte materie prime sempre meno disponibili, e devono fare i conti con gli effetti delle misure restrittive che sono state adottate, come il confinamento, il coprifuoco o la chiusura delle frontiere, oltre che convivere con l’insicurezza presente in alcune aree.
“In pochi giorni il prezzo di un sacco da 100 chili di miglio è passato da 16 mila a 19 mila franchi cfa e il costo di un litro d’olio da cucina è quasi raddoppiato. Allo stesso modo, anche per gli allevatori è aumentato il prezzo del mangime per gli animali. Con l’epidemia che si aggiunge all’insicurezza, mi chiedo come sarà vissuto il Ramadan quest’anno”, spiega Amadou Hamadoun Dicko, presidente dell’Association for the Promotion of Livestock in the Sahel and Savannah (APESS).
La crisi del coronavirus unita all’insicurezza sta esacerbando le minacce contro la stabilità del mercato e si sta abbattendo duramente su una situazione alimentare già molto fragile. In Paesi che già stanno affrontando crisi umanitarie, l’accesso al cibo è diventato molto difficile. In Burkina-Faso o in Niger, gli aiuti umanitari non sono in grado di raggiungere e coprire il fabbisogno alimentare di migliaia di sfollati.
Con la stagione agricola che comincia, produttori e agricoltori sono già gravemente colpiti economicamente dalla crisi e hanno difficoltà ad accedere alla disponibilità di semi e fertilizzanti di qualità. In Africa occidentale, il 30,5% dell’economia si basa sull’agricoltura, che è la principale fonte di reddito e sostentamento per il 70-80% della popolazione, principalmente donne impegnate in prima linea.
“Abbiamo perso il 75% del nostro mercato a causa del lockdown nella città di Bobo Dioulasso – afferma la signora Toe Hazara, che lavora nella fattoria Café Rio in Burkina Faso – Questa situazione è insopportabile perché non siamo più in grado di sostenere le spese dei nostri tredici dipendenti e dei nostri fornitori”.
Anche le comunità di pastori, già colpite duramente dall’impatto dei cambiamenti climatici e dell’insicurezza, stanno facendo i conti con tutto questo e non riescono più a garantire la transumanza del bestiame, resa impossibile dalla chiusura di regioni o confini, con il rischio di deteriorare i conflitti tra pastori e agricoltori.
“L’introduzione del coprifuoco limita la possibilità di abbeverare gli animali di notte, e così si creano affollamenti di bestiame attorno alle fonti d’acqua durante il giorno”, spiega Ismael Ag, membro allevatore della rete Billital Maroobé (RBM).
Per superare questa crisi, agricoltori, pastori, pescatori e lavoratori che operano nel settore della trasformazione degli alimenti contano sul sostegno dei governi della regione per incentivare una campagna di produzione che già ha preso avvio in molte località.
“Speriamo che i decisori politici e i cittadini diventino più consapevoli della necessità di incoraggiare la produzione e il consumo locali, che proprio oggi hanno ancora più significato e più valore”, afferma Ibrahima Coulibaly, presidente della Rete delle organizzazioni di agricoltori e produttori dell’Africa occidentale (ROPPA).
I responsabili delle organizzazioni contadine e delle Ong internazionali si appellano quindi a tutti i Governi perché si impegnino a controllare i prezzi, garantire l’approvvigionamento di cibo dalle fattorie e dai calle produzioni agricole gestite dalle famiglie e il trasporto di merci attraverso i confini, oltre che a favorire la creazione di reti di sicurezza sociale per aiutare i più vulnerabili.
In questa crisi globale, spiegano le Organizzazioni, è inoltre necessaria la solidarietà regionale e internazionale ed è urgente che i donatori garantiscano il loro sostegno agli Stati dell’Africa occidentale, alle organizzazioni degli agricoltori e alla società civile, per aiutarli ad affrontare la crisi in contesto regionale già fragile.
*Oltre a Save the Children, hanno firmato l’appello: Action Against Hunger; APESS; Care; Oxfam; RBM; ROPPA; Solidarités International