Emarginazione, tossicodipendenza, alcolismo…

Ho iniziato la mia attività di medico all’interno del Carcere di Benevento. Lì ho conosciuto l’emarginazione, la tossicodipendenza, l’AIDS, l’alcolismo.

All’inizio tutta questa sofferenza induceva timore e paura. Poi ho compreso che si trattava di una umanità dolente ma piena di qualità e spessore antropologico. Queste persone, segnate da deprivazione scolastica, materiale, culturale, erano ricche di sentimenti, di emozioni, a volte di una insospettabile bontà.
All’inizio il mio atteggiamento paternalistico creava problemi e diffidenza ed i risultati erano deludenti. Poi ho deciso di andare a Trento per un corso di formazione sui Gruppi di auto-mutuo-aiuto. Da allora il cammino con emarginati, tossici, alcolisti, sofferenti psichici continua sino ad oggi.
Questi amici mi hanno reso cosciente che le risposte al disagio psichico, all’handicap, alla dipendenza non devono essere solo mediche.

Bisogna attivare una rete di relazioni significative, con i sofferenti, con le famiglie con la comunità di appartenenza. Con gli anni ho compreso che il protagonista delle scelte e dei programmi non è il medico, ma l’intera società civile, le associazioni dei malati, dei familiari, i sindacati, il volontariato, il privato-sociale, le istituzioni, i politici. In un momento storico come il nostro le risposte devono essere multidimensionali e complesse. La salute, a mio parere, è soprattutto un problema culturale.

Con il nostro servizio di alcologia trattiamo circa 350 famiglie con problemi alcol-correlati. Questa utenza rappresenta solo la punta dell’iceberg. Si stimano presso la provincia di Benevento almeno 8.000 alcolisti.
Preciso che non si tratta di barboni o emarginati nel senso classico. Sono lavoratori, impiegati, studenti, persone normali che quasi senza accorgersene hanno sviluppato una grave forma di dipendenza (la crisi di astinenza si chiama “Delirium tremens”). Quasi tutti sono inviati al SerT dal reparto di psichiatria in quanto durante la crisi di astinenza queste persone sono confuse, disorientate, sentono voci, hanno allucinazioni visive terrificanti e tendono a fuggire anche gettandosi dalla finestra (la psichiatria è l’unico reparto ove è possibile il contenimento fisico del paziente agitato).

Adesso i problemi maggiori si hanno a seguito delle numerose sospensioni o ritiri di patente. Si è in uno stato di ebbrezza alcolica quando si supera il livello alcolemico di 0,5 grammi per litro di sangue, un livello che è facile superare bevendo 3 bicchieri di vino. La normativa vigente stabilisce sanzioni in aumento in base al livello di tasso alcolemico riscontrato:

  • tra 0,5 e 0,8 g/l è prevista un’ammenda da 500 a 2.000 Euro e la sospensione della patente da 3 a 6 mesi;
  • tra 0,8 e 1,5 g/l l’ammenda varia da 800 a 3.200 Euro ed è previsto l’arresto fino a 6 mesi e la sospensione della patente per un periodo di tempo compreso tra 6 mesi ed 1 anno;
  • oltre 1,5 g/l è previsto il pagamento di un’ammenda da 1.500 a 6.000 Euro, l’arresto da tre mesi ad 1 anno, la sospensione della patente da 1 a 2 anni e la confisca del veicolo con la sentenza di condanna.

Insomma, un giovane che esce da un ristorante dopo aver bevuto una modica quantità di alcol subisce un processo penale come se avesse fatto una rapina e ciò ovviamente comporta una iscrizione sull’elenco interforze dei pregiudicati e gli impedirà qualsiasi possibilità di ingresso nelle forze di Polizia.

Ognuno di noi, nell’ambito delle proprie competenze, deve impegnarsi come promotore di benessere. Le risposte dell’ospedale, delle cliniche, delle comunità, dei centri di riabilitazione, sono importanti ma assolutamente insufficienti. Il disagio psichico, la tossicodipendenza, la devianza giovanile, l’handicap, hanno spesso radici profonde nella miseria, nell’indigenza, nella disoccupazione, nella deprivazione culturale. La miseria alimenta la sofferenza e questa a sua volta alimenta il degrado morale e materiale. Esiste il bisogno di valorizzare e mettere in campo tutte le risorse e le energie del nostro territorio. Sono centinaia le associazioni di volontariato accreditate presso la nostra Provincia, moltissime le cooperative e le organizzazioni senza fine di lucro.

Attualmente il pericolo maggiore è la stigmatizzazione dell’alcolista. Sento un’atmosfera di intolleranza e di severità. Le carceri ormai sono piene di tossicodipendenti e di emarginati. La repressione non può essere l’unica risposta. È necessario attivare una nuova cultura della sobrietà che deve contrastare questa folle corsa al divertimento e allo sballo che sta devastando le menti e le coscienze delle nuove generazioni.

 

Dott. Pierluigi Vergineo

Medico Chirurgo Specializzato in Neurologia. Psichiatra presso l’Ambulatorio di Alcologia – Servizio Tossicodipendenze ASL BN1 - Benevento

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