Elon Musk recluta ‘super geni’ senza retribuzione. È il QI la chiave del successo?

Il Quoziente Intellettivo è davvero un parametro valido per la selezione lavorativa? Lo abbiamo chiesto a una esperta del settore, la prof.ssa Nadia Bolognini neuropsicologa di Auxologico e presidente della Società Italiana di Psicofisiologia e Neuroscienze Cognitive

Milano, 15 novembre 2024 – Fresco di nomina in veste di superconsulente del Dipartimento per l’efficienza governativa statunitense, Elon Musk ha lanciato la sua nuova provocazione chiedendo agli americani con una superintelligenza, cioè con QI elevato e disposti a lavorare più di 80 ore a settimana, di unirsi al nuovo Dipartimento senza alcuna retribuzione. Il suo post di ieri su X che fungeva da annuncio di lavoro diceva: “Non abbiamo bisogno di più generatori di idee part-time. Abbiamo bisogno di rivoluzionari a favore del governo con un QI super elevato disposti a lavorare più di 80 ore a settimana per un taglio dei costi poco affascinante”.

Nonostante la proposta per nulla allettante sul piano economico e dell’impegno, era prevedibile che soltanto il fatto di potere vantare di lavorare fianco a fianco con Elon Musk le candidature non sarebbero mancate, e infatti stanno fioccando a migliaia. Ma ha ancora senso chiedere a un potenziale candidato all’incarico di disporre di un “super QI”? Lo abbiamo chiesto a Nadia Bolognini, direttore del Servizio di neuropsicologia clinica di Auxologico e professore ordinario di neuropsicologia e neuroscienze cognitive dell’Università di Milano-Bicocca.

Professoressa Bolognini, come commenta questa notizia, l’affermazione di Musk?

L’affermazione di Musk sembrerebbe a tutti gli effetti una provocazione. È a dir poco curioso che venga offerta come opportunità lavorativa a individui di straordinario talento, un’attività monotona, poco stimolante, nonché associata a ritmi di lavoro serrati e inadeguata retribuzione economica. Insomma, una proposta che difficilmente rappresenterebbe l’ambizione di qualcuno, sicuramente lo sarà ancora meno per individui quantificabili come veri e propri geni.

Si può misurare il QI?

Le prime versioni del test del quoziente intellettivo (QI) furono sviluppate in Francia nel 1905 dagli psicologi Alfred Binet e Theodore Simon, con l’obiettivo di individuare precocemente i bambini con difficoltà di apprendimento e che avrebbero avuto bisogno di aiuto durante la formazione scolastica.

La WAIS-IV (Wechsler, 2008) è attualmente il test di riferimento per la valutazione del funzionamento intellettivo, somministrabile ad adolescenti (dai 16 anni di età) ed adulti (fino ai 90 anni). Si compone di una serie di prove volte a misurare capacità cognitive specifiche che, nel loro complesso, contribuiscono a fornire un indice del quoziente intellettivo globale (QI). La WAIS-IV comprende 10 subtest che indagano 4 principali dimensioni: la capacità di comprensione verbale, la capacità di ragionamento visuo-percettivo, la memoria di lavoro e la velocità di elaborazione.

I risultati ottenuti mediante la somministrazione della WAIS consentono di ottenere diversi indici, alcuni dei quali di carattere più generale (QI totale, QI verbale e QI di performance) e altri di carattere più specifico che consentono di evidenziare deficit a carico delle singole dimensioni e sottodimensioni cognitive misurate dal test.

Dal punto di vista del punteggio totale, che è dato dalla media dei punteggi ottenuti nelle diverse dimensioni, un QI compreso tra 90 e 109 è indicativo di un livello intellettivo medio, un QI superiore a 120 è indicativo di un livello intellettivo superiore e un QI inferiore a 70 è indicativo di ritardo mentale. Chi supera i 130 punti di QI può essere considerato un genio. Il QI più alto ha un range tra i 160 e i 300 punti. I geni famosi sono molti: l’attrice Sharon Stone vanta un quoziente intellettivo di 154, Cindy Crawford, supermodella, ha un QI di 156, la cantante Madonna 140, Arnold Schwarzenegger ottiene 132 di punti di QI, il regista Quentin Tarantino ben 160 punti. E molti altri ancora.

Il QI fa davvero la differenza per avere successo nella vita?

Avere un QI alto è ovviamente una facilitazione. Essendo l’intelligenza il veicolo che media la nostra capacità di apprendere, comprendere e risolvere problemi, nonché utilizzare al meglio le nostre risorse cognitive, sicuramente ci supporta in tutte le attività e le situazioni di vita.

Tuttavia, il concetto del QI è stato oggetto di critiche per vari motivi, tra cui il fatto che un singolo indice non può essere considerato sufficiente per rispecchiare l’intera complessità individuale, le diverse funzioni cognitive e le più specifiche doti umane, quali creatività, empatia, resilienza, capacità di adattarsi ai cambiamenti, nonché la cosiddetta intelligenza sociale ed emotiva, ossia la capacità di relazionarsi con gli altri in maniera efficiente, costruttiva e socialmente efficace.

Inoltre, ad accrescere la complessità di lettura del concetto di QI si deve tener conto del fatto che, come ogni indice statistico, anche questo non è statico ma è influenzato dal contesto sociale, culturale ed educativo in cui viviamo. Di fatto, se è vero che molti personaggi di successo hanno spesso un QI oltre la norma, è anche vero che personaggi meno dotati in termini di QI numerico, possono comunque rivelarsi geniali. Tra questi troviamo esempi illustri come il genio Albert Einstein, noto però per un QI ai limiti inferiori di norma, così come l’inventore Thomas Edison, il teorico Charles Darwin, ma anche il visionario, brillante e creativo Walt Disney.

Intelligenza, funzionamento e ritardo intellettivo: cos’è, a cosa serve e come funziona la valutazione del QI (o “Test del Quoziente Intellettivo”)

Il funzionamento intellettivo è un concetto complesso che comprende una vasta gamma di abilità cognitive che ci permettono di interagire efficacemente con il contesto che ci circonda. Comprende la capacità di un individuo di apprendere, ragionare, risolvere problemi e adattarsi a nuove situazioni. Queste abilità sono in parte determinate geneticamente ed in parte influenzate dall’esperienza e dall’educazione.

Il funzionamento intellettivo viene tendenzialmente misurato mediante la stima (o “calcolo”) del Quoziente Intellettivo (QI), che fornisce un punteggio standardizzato dell’intelligenza basato su test psicometrici.

Perché fare una valutazione del QI ovvero QI Test? Ecco alcune situazioni nelle quali è utile:

  • Diagnosticare disturbi dell’apprendimento e disturbo da deficit di attenzione con iperattività (ADHD): le cui diagnosi sono di competenza del Neuropsichiatra infantile. Auxologico offre uno speciale servizio diagnostico dedicato;
  • Diagnosticare un ritardo nello sviluppo intellettivo;
  • Pianificare interventi educativi o riabilitativi: i risultati della valutazione possono guidare la pianificazione di interventi personalizzati per migliorare le strategie di adattamento e il rendimento scolastico o lavorativo;
  • La valutazione del QI può essere richiesta in contesti legali, ad esempio in alcuni casi per la certificazione dell’invalidità civile.
Il ruolo del neuropsicologo

La valutazione del Quoziente Intellettivo (QI) viene condotta da uno psicologo qualificato e con esperienza nella somministrazione di test standardizzati e nell’interpretazione dei risultati. La sessione dura circa due ore, durante le quali vengono svolte le seguenti prove:

  • verbali;
  • di ragionamento;
  • visuo-spaziali;
  • di memoria;
  • di velocità di elaborazione mentale.
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