I dati di un nuovo rapporto dell’Organizzazione sui rischi di un impatto devastante del Covid-19 sul futuro di milioni di bambine e ragazze diffusi in occasione dell’anniversario della Conferenza sulle Donne di Pechino 1995. Urgente il rilancio dell’impegno globale nella riunione di alto livello oggi dell’Assemblea ONU con idee nuove, per scongiurare l’inversione dei progressi fatti sulla parità di genere negli ultimi 25 anni
Roma, 1 ottobre 2020 – Nel 2020 quasi 500.000 ragazze in più nel mondo potrebbero essere costrette al matrimonio forzato per effetto delle conseguenze economiche della pandemia, a cui si aggiungerebbero 1 milione in più di gravidanze precoci, causa principale di morte per le ragazze tra i 15 e 19 anni.
Un’inversione di tendenza negativa che arriva dopo 25 anni di progressi, e che sta costringendo le adolescenti al matrimonio forzato soprattutto nell’Asia meridionale (191.000), ma anche nell’Africa centrale e occidentale (90.000) e nell’America Latina e Caraibi (73.000). Le gravidanze precoci sono invece concentrate in gran parte in Africa, 282.000 nell’area meridionale e orientale del continente e 260.000 in quella centrale e occidentale, e nell’America Latina e Caraibi (181.000).
Questi alcuni dei dati messi in evidenza dal nuovo rapporto “The Global Girlhood Report 2020: Covid-19 and progress in peril” diffuso oggi da Save the Children – l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e garantire loro un futuro -, per segnalare gli effetti devastanti della pandemia sul futuro di milioni di ragazze e bambine in tutto il mondo, tra matrimoni e gravidanze precoci, abbandono scolastico e violenze di genere.
“La pandemia sta spingendo sempre più famiglie verso la povertà, lasciando molte ragazze senza cibo, obbligandole a lavorare per sostenere la famiglia o costringendole ad occuparsi dei familiari malati e ad abbandonare la scuola, con possibilità molto minori di poter riprendere gli studi rispetto ai loro coetanei maschi,” ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia.
“Il rischio sempre maggiore di violenze e sfruttamento sessuale e la crescente insicurezza alimentare, specialmente nelle emergenze umanitarie, fanno sì che i genitori non vedano molte altre alternative a quella del matrimonio forzato, che avviene spesso con uomini molto più vecchi delle loro figlie. Questa decisione è una grave violazione dei diritti di adolescenti anche giovanissime e le espone al rischio di depressioni, continue violenze, disabilità e persino a quello della morte per parto, visto che il loro corpo non è semplicemente ancora pronto per portare a termine una gravidanza. Ogni anno avvengono circa 12 milioni di matrimoni precoci, in 1 caso su 6 sotto i 15 anni, ma nel 2020, a causa del coronavirus, mezzo milione in più di adolescenti dovranno subire questa violenza di genere, ed è un dato sottostimato che siamo convinti sia solo la punta di un iceberg”.
Se gli sforzi nati dalla Conferenza sulle Donne di Pechino 1995, che ha sancito un impegno comune di tutti i governi per l’uguaglianza di genere, hanno consentito di prevenire in 25 anni 78,6 milioni di matrimoni precoci, questi progressi si sono ora fermati, invertendo la tendenza.
Nove paesi su dieci con la più alta percentuale di matrimoni precoci sono quelli più fragili, perché colpiti da crisi umanitarie, come conflitti, alluvioni, siccità, terremoti o epidemie, e dove le ragazze sono maggiormente esposte a questo rischio.
La chiusura delle scuole per il Covid-19 ha lasciato 1,6 miliardi di bambini senza istruzione, ma, come ha insegnato il caso della recente epidemia di Ebola, le bambine e le ragazze hanno molte meno probabilità di riprendere la scuola per la pressione dei bisogni della famiglia, o a causa di matrimoni o gravidanze precoci.
Se una adolescente su 10 nel mondo era già vittima di stupro o violenza sessuale da parte del proprio marito o ragazzo prima del Covid-19, il coronavirus ha portato ad un aumento di questi casi e, per effetto della pandemia, si prevedono 2 milioni di casi di mutilazione genitale femminile in più nei prossimi 10 anni, soprattutto tra chi non ne ha ancora compiuti 14.
“Avevo 12 anni quando ho saputo che il mio matrimonio era stato combinato. È stato terribile abbandonare la scuola e i miei amici, tutti i miei sogni si sono spezzati in quell’istante. Il mio messaggio per tutte le ragazze della mia età è quello di rimandare il matrimonio e fare qualunque sforzo per raggiungere i propri sogni,” ha dichiarato Sunita, che oggi ha 16 anni, vive in India nello stato del Bihar e si batte contro i matrimoni precoci e per i diritti delle ragazze nella sua comunità.
“La pandemia sta peggiorando le diseguaglianze di genere e rischia di invertire i progressi fatti negli ultimi anni. Dobbiamo fare ogni sforzo per impedire che questo avvenga. In occasione del meeting di alto livello oggi dell’Assemblea Generale ONU per rilanciare l’impegno dei paesi sulla parità di genere nel 25° anniversario della Conferenza sulle Donne di Pechino, chiediamo di dar più voce alle ragazze, garantendo la loro partecipazione attiva nelle decisioni relative alla risposta al Covid-19 e a quelle per la ripresa. Ci vogliono azioni concrete per contrastare la violenza di genere e le sue radici, e bisogna porre fine ai matrimoni precoci supportando anche chi li ha subiti, con riforme legislative e piani nazionali per la salute e l’educazione. Abbiamo bisogno di dati più precisi sui matrimoni precoci, sulle condizioni di ogni ragazza, in particolare di quelle più dimenticate nei contesti di emergenza, tracciando l’impatto dei fattori legati al genere, all’età, alla disabilità, alla razza o alla classe sociale. Dobbiamo investire insieme di più e ora sulle bambine e sulle ragazze, con idee nuove e non riciclate, per prevenire le peggiori conseguenze del Covid-19 e imprimere un cambiamento duraturo,” ha concluso Daniela Fatarella.