Torino, 28 marzo 2018 – Per la prima volta con un intervento innovativo sono stati salvati due fratellini che avevano ingerito soda caustica asportando l’esofago “bruciato” e portando lo stomaco all’altezza del collo al posto dell’esofago stesso, presso la Città della Salute di Torino.
M. è una bimba che adesso ha quasi 4 anni, G. è il suo fratellino di 5. Un caldo pomeriggio d’estate entrambi avevano bevuto per errore una sorsata di liquido corrosivo per uso idraulico, incautamente travasato in una bottiglia di una comune bevanda. Dal Pronto soccorso di Ivrea i due piccoli erano stati trasferiti immediatamente presso l’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino per eseguire un’esofago-gastroscopia in urgenza.
L’équipe dei gastroenterologi pediatri, guidati dal dott. Pier Luigi Calvo, afferente al Dipartimento di Pediatria della Città della Salute di Torino – diretto dalla dott.ssa Franca Fagioli – da subito li ha presi in carico e ha diagnosticato una severa infiammazione dell’esofago (‘esofagite da caustici’) in entrambi.
Questa infiammazione era immediatamente parsa più grave nella bimba più piccola. I tentativi eseguiti su di lei, nelle settimane successive, per limitarne la progressione erano risultati infruttuosi e il suo esofago rapidamente si era chiuso completamente su se stesso a circa 3 centimetri al di sotto della gola (come testimonia la radiografia riportata in figura 1, ottenuta facendo ingerire alla bimba un mezzo di contrasto liquido per bocca). Per nutrirla è stato necessario posizionare chirurgicamente una sonda direttamente nell’intestino.
Il suo fratellino apparentemente sembrava invece aver ricevuto un danno minore, tanto che si era riusciti a posizionare con l’endoscopia una sonda attraverso l’esofago per consentire l’alimentazione. La sonda era poi stata sostituita a due riprese con tubicini più grandi (‘endoprotesi’), nell’intento di ristabilire un calibro esofageo che permettesse al bimbo di alimentarsi per bocca.
Tuttavia anche nel suo caso l’infiammazione era progredita inesorabilmente verso una cicatrizzazione anomala e destruente dell’esofago, con impedimento al bambino di mangiare per bocca e obbligo ad una nutrizione artificiale in vena.
Un vero calvario purtroppo indispensabile per i bambini e per la loro famiglia, durato circa 1 anno, nell’attesa che si stabilizzassero i fenomeni infiammatori degli organi vitali intorno all’esofago (trachea, bronchi e aorta toracica) e che entrambi i bambini potessero essere sottoposti ad un pesante e delicato intervento chirurgico, con finalità salvavita, al tempo stesso resettive e ricostruttive.
In sequenza, tra fine 2017 e inizio 2018, l’équipe del prof. Renato Romagnoli, afferente alla Chirurgia Generale 2 universitaria della Città della Salute di Torino – diretta dal prof. Mauro Salizzoni – ha proceduto su entrambi alla rimozione dell’esofago malato (‘esofagectomia’) e al suo rimpiazzo con lo stomaco spostato all’altezza del collo.
Una tecnica innovativa (Romagnoli è il Responsabile del Gruppo Interdisciplinare Cure per i Tumori dell’Esofago della Città della Salute) applicata per la prima volta su pazienti così piccoli e debilitati. In sostanza, accedendo prima dal torace per separare con sicurezza l’esofago severamente infiammato dalle strutture vitali intorno allo stesso esofago, poi dall’addome per preparare lo stomaco e infine dal collo per reperire il breve tratto di esofago ancora aperto al di sotto della gola, l’intervento è culminato nella trasposizione dello stomaco rimodellato a tubo (‘tubulo gastrico’) fino al collo di entrambi i bambini.
La continuità del tubo digerente è stata così ristabilita con una sutura tra il brevissimo moncone esofageo sotto la gola e l’apice dello stomaco portato al collo (come rappresentato nella radiografia riportata in figura 2).
Il loro decorso immediato in Terapia intensiva e in Chirurgia ad alta intensità dell’ospedale Infantile Regina Margherita è stato privo di complicazioni. A distanza di pochi mesi dall’intervento, dopo l’ultimo dirimente controllo di ieri, adesso entrambi i bambini stanno bene e sono in grado di nutrirsi per bocca con cibi solidi. La loro aspettativa di vita, oltre che la qualità della loro vita stessa, sono previste essere pari a quelle di individui della loro età.
Ancora una volta questo successo clinico scaturisce dalla collaborazione tra numerosi professionisti – ognuno con le proprie competenze ed esperienze – presenti nelle diverse strutture della Città della Salute di Torino.