Roma, 29 settembre 2022 – In Uganda, i team di Medici Senza Frontiere (MSF), in collaborazione con le autorità sanitarie locali, hanno allestito un’Unità di trattamento Ebola da 36 posti letto presso l’ospedale di Mubende, che già dai prossimi giorni potrebbe ampliarsi fino a poter ricoverare circa 80 casi confermati o sospetti.
A Madudu, epicentro dell’epidemia, MSF sta creando un altro centro di trattamento che sarà gestito dalle autorità sanitarie locali. Dallo scoppio dell’epidemia, dichiarata lo scorso 20 settembre, si contano 43 casi (24 confermati e 19 probabili) e 23 decessi (5 confermati).
“È ancora troppo presto per sapere se questa epidemia sarà più o meno letale delle precedenti. Sappiamo però che la risposta sarà molto sfidante e dovrà essere ben programmata, anche perché a scatenarla c’è il ceppo, piuttosto raro, originario del Sudan, che a differenza della specie di ebolavirus dello Zaire, non ha ancora un vaccino o un trattamento efficace dimostrato” dichiara Augustin Westphal, coordinatore dei progetti di MSF in Uganda.
Il ministero della salute ugandese ha chiesto a MSF di valutare la possibilità di allestire un ulteriore centro dedicato al personale sanitario e di contribuire alla risposta all’epidemia con staff specializzato in febbre emorragica.
MSF ha già dato la sua disponibilità a offrire il suo supporto per diverse attività, tra cui la gestione dei casi all’ospedale regionale di Mubende e a Madudu, il supporto per attività di laboratorio e per l’implementazione di strumenti per la raccolta dati e il tracciamento dei contatti, nonché supporto psicologico e psicosociale e attività di sensibilizzazione.
“Dalle lezioni apprese dalle precedenti epidemie di Ebola, sappiamo quanto sia fondamentale per contenere i contagi un approccio decentralizzato e comunitario, che consenta di rilevare i casi sospetti e gestire rapidamente gli allarmi. Servono poi aiuti per le persone contagiate e i loro familiari per permettere loro di accedere tempestivamente alle cure (inclusi kit di autoisolamento, supporto psicosociale), nonché misure di prevenzione e controllo nelle strutture sanitarie, sensibilizzazione del personale sanitario e molto altro. Senza mai scordare la lotta alle altre malattie” conclude Westphal di MSF.