Roma, 10 settembre 2018 – L’organizzazione medico-umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) ha trattato 65 pazienti confermati di Ebola nel primo mese di intervento in Nord Kivu, in risposta alla nuova epidemia in Repubblica Democratica del Congo (RDC). Si tratta di oltre l’80% di tutti i pazienti confermati ricoverati nei Centri di Trattamento Ebola nel primo mese di questa epidemia. Tra i pazienti confermati del Centro di Trattamento di Mangina, 29 sono guariti e sono tornati alle loro famiglie mentre tre sono ancora sotto trattamento.
“Siamo a un punto cruciale dell’epidemia – dichiara Berangère Guais, coordinatore dell’emergenza di MSF a Beni – È vero che il numero di pazienti nel Centro di Trattamento si è ridotto in modo significativo, ma negli ultimi giorni sono emersi nuovi casi da alcune catene di trasmissione diverse. Dobbiamo continuare a lavorare con la comunità per creare fiducia e garantire che chiunque presenti i sintomi dell’Ebola sia isolato e testato rapidamente. Non possiamo abbassare la guardia finché l’epidemia non sarà dichiarata conclusa”.
“Questa epidemia ha caratteristiche particolari – specifica la dott.ssa Claudia Lodesani, presidente di MSF in Italia appena rientrata dal Nord Kivu – È in una zona di guerra, e questo limita l’intervento: non è possibile andare a cercare i pazienti e monitorarli come si fa di solito perché gli spostamenti sono limitati. Dall’altro lato, abbiamo iniziato a usare nuovi farmaci in collaborazione con il Ministero della Salute e l’OMS, e a somministrare vaccini nelle prime tre settimane, e questo aiuterà a contenere l’epidemia.”
Il 1° agosto, alla vigilia della dichiarazione della prima epidemia di Ebola in Nord Kivu, le équipe di MSF che lavoravano in un ospedale di Lubero erano già arrivate a Mangina, epicentro dell’epidemia. Hanno avviato immediatamente la risposta contro il virus a fianco del Ministero della Salute congolese. Nei giorni seguenti, operatori MSF esperti di Ebola sono giunti dalla RDC e da tutto il mondo per formare il personale locale e lavorare insieme per prendersi cura dei malati e prevenire la diffusione dell’epidemia.
“Sapevamo di dover agire in fretta. Quando siamo arrivati, il centro sanitario locale a Mangina era sopraffatto. Diversi membri del personale sanitario erano malati e il numero di pazienti aumentava ogni giorno. Stavano facendo del loro meglio, ma tutti erano ammassati in un reparto dell’ospedale. Abbiamo dovuto lavorare rapidamente per migliorare la situazione sia per i pazienti sia per il personale”, racconta Patient Kamavu, infermiere dell’équipe d’emergenza di MSF in Congo, arrivato sul posto il 3 agosto.
Entro il 6 agosto, MSF aveva migliorato la sicurezza dell’unità di isolamento per pazienti sospetti e confermati in un reparto del centro sanitario di Mangina e costruito un’altra unità all’interno dell’Hospital General de Reference a Beni. Nel frattempo l’équipe di MSF ha avviato la costruzione di un Centro di Trattamento a Mangina, con la capacità di accogliere 68 pazienti e di espandersi fino a 74 posti letto. All’apertura del Centro, il 14 agosto, vi sono stati trasferiti 37 pazienti dal reparto di isolamento di Mangina. L’unità di isolamento di Beni è stata poi consegnato al Ministero della Salute che ha assegnato la sua gestione a un’altra organizzazione.
“Ci siamo concentrati sull’assistenza ai malati, mentre la nostra équipe igienico-sanitaria ha lavorato giorno e notte per completare un Centro di Trattamento che potesse accogliere i pazienti in modo sicuro – prosegue Patient Kamavu di MSF – È stato incredibile, far visita al sito a solo un giorno di distanza e veder comparire un ospedale completamente diverso”.
Il 28 agosto MSF ha aperto un centro di transito da 7 posti letto a Makeke (confine Nord Kivu-Ituri) in risposta a una serie di casi nell’area e alla resistenza della comunità a possibili trasferimenti temporanei a Mangina. In questo modo, i pazienti sospetti possono essere isolati e testati per l’Ebola vicino alle loro case e saranno trasferiti in uno dei Centri di Trattamento solo se positivi al virus.
Nel corso di questa epidemia MSF ha anche potuto offrire nuovi trattamenti attraverso un protocollo per l’uso compassionevole. Questi trattamenti vengono somministrati solo dopo il consenso informato del paziente (o di un familiare se troppo giovane o troppo malato) e sono forniti in aggiunta alla terapia di supporto (idratazione e trattamento dei sintomi come diarrea e vomito) che MSF offre a tutti i pazienti.
“È un grande sollievo essere finalmente in grado di offrire ai malati qualcosa in più delle semplici cure di supporto. Finora i pazienti con l’Ebola hanno avuto meno del 50% di possibilità di sopravvivere. Una cosa devastante e terrificante per le famiglie e la comunità”, conclude Patient Kamavu.
Al di fuori dei Centri di Trattamento per l’Ebola, le équipe di MSF che lavorano nell’area di Beni, Mangina e dell’Ituri, tra Mambasa e Makeke (al confine con il Nord Kivu), visitano i centri sanitari e fanno formazione sul modo giusto di gestire i casi sospetti di Ebola, donando kit di protezione e creando aree di isolamento dove i pazienti possono essere accolti in sicurezza nell’attesa di un’ambulanza.
“Purtroppo, in questa epidemia almeno 17 operatori sanitari si sono ammalati. Lo staff sanitario che cura pazienti con malattie come malaria e polmonite, o assiste le donne durante il parto, deve essere protetto da un adeguato sistema di triage che identifichi e isoli i sospetti di Ebola prima che entrino in ospedale. Questo non solo proteggerà gli operatori sanitari ma anche i loro pazienti e impedirà ai centri sanitari di diventare casse di risonanza per la diffusione del virus”, conclude Berangère Guais di MSF.
MSF ha recentemente ricevuto l’approvazione per avviare una campagna di vaccinazione per i lavoratori in prima linea sull’asse tra Makeke e Biakato. Al 4 settembre MSF conta 337 operatori umanitari impegnati sul campo, più 15 strutture sanitarie attrezzate per l’epidemia e 65 pazienti assistiti.