Roma, 30 agosto 2019 – Le autorità sanitarie congolesi e l’OMS hanno annunciato oggi che l’epidemia di Ebola in Repubblica Democratica del Congo ha superato i 2.000 morti e contagiato oltre 3.000 persone, da quando è scoppiata nell’agosto 2018. Per Medici Senza Frontiere (MSF), in prima linea per fermare il contagio, è un triste monito di come dopo oltre un anno la risposta internazionale stia fallendo nel contenere l’epidemia, che nelle ultime settimane si è diffusa in nuove aree nel Nord Kivu e nel Sud Kivu, e che continua a imperversare nella provincia dell’Ituri.
Nonostante nuovi trattamenti terapeutici e un vaccino sperimentale, tutti risultati efficaci, le comunità locali non sono ancora adeguatamente coinvolte, anzi continuano a dimostrare ostilità verso le attività messe in piedi contro l’Ebola. Se serve un più efficace sforzo collettivo per spiegare l’Ebola e supportare misure preventive per fermarla, in molti tra la popolazione locale evidenziano la mancanza di un’assistenza medica adeguata per altre malattie.
“La popolazione non supporterà la risposta contro l’Ebola se i loro bisogni medici di base, non legati all’Ebola, continueranno a essere ignorati. Dobbiamo porre le comunità locali al centro dell’intervento, decentralizzando alcune attività contro l’Ebola nelle strutture sanitarie locali con cui le persone hanno familiarità e supportando l’accesso generale alle cure mediche di base. Le persone non devono sentirsi costrette o forzate dalla macchina della risposta all’Ebola, e le famiglie devono poter scegliere cosa è meglio per loro e per i propri cari. Tutte le organizzazioni devono lavorare insieme in questa direzione per porre fine a questa terribile epidemia” dice Tristan le Lonquer, coordinatore per MSF della risposta all’emergenza in Nord Kivu.
MSF lavorava in quest’area instabile anche prima dell’epidemia di Ebola e ha risposto a numerose crisi dovute alle violenze, alla malaria, alle epidemie di colera e morbillo. La massiccia mobilitazione di risorse per l’emergenza Ebola stride rispetto alla decennale mancanza di attenzione internazionale verso questa regione. Questo ha contribuito a diffondere la convinzione che la priorità dell’intervento contro l’Ebola non è il benessere della popolazione.
MSF è impegnata contro l’Ebola in RDC dai primi giorni dell’epidemia, con interventi in diverse aree e su più fronti: assistenza sanitaria di base, gestione dei casi sospetti, prevenzione e controllo delle infezioni, identificazione dei casi, trasferimento dei pazienti e promozione della salute.
Dopo gli attacchi ai Centri di trattamento di Katwa e Butembo a febbraio, le équipe di MSF si sono concentrate sul supporto alle strutture sanitarie locali, per favorire l’accesso alle cure e facilitare la diagnosi precoce e l’individuazione dei casi. Oggi le équipe di MSF supportano strutture sanitarie locali a Goma, Beni, Lubero e Kayna nel Nord Kivu, e Bunia, Mambasa e Biakato in Ituri. MSF supporta un centro di trattamento Ebola con 34 letti a Bunia e a Goma ha costruito un centro di trattamento da 72 posti letto.