Due milioni è mezzo di migranti dal Venezuela: il più rapido spostamento degli ultimi anni

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2,6 milioni di venezuelani hanno lasciato il paese dal 2014. Più di 2 milioni si sono spostati nei Paesi limitrofi. La Colombia ha accolto più di un milione di migranti venezuelani e il Perù mezzo milione. Entrambi i Paesi potrebbero veder triplicare la presenza di venezuelani entro la fine del 2019. “Lo sforzo compiuto dai Paesi di una regione che non ha ancora sradicato la fame è enorme, la comunità internazionale non può guardare dall’altra parte”

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(foto di Lys Arango_Dipartimento di Guajira – 2017)

Milano, 29 novembre 2018 – “In un momento storico in cui i movimenti migratori, un meccanismo di adattamento vecchio quanto l’umanità, vengono messi in discussione o presi di mira in tutto il mondo, la Colombia sta dando una lezione importante, accogliendo un milione di venezuelani”, ha dichiarato Olivier Longué, Direttore Generale di Azione contro la Fame Spagna.

“Anche se dobbiamo lodare la solidarietà della gente e il governo colombiano, non possiamo ignorare che molti venezuelani vivono per strada, lavorando come possono per riuscire a mangiare alla fine della giornata, e che questo sta sottoponendo a uno sforzo enorme la popolazione colombiana, ancora devastata da decenni di conflitti armati – continua Longué – Il dipartimento di Guajira, al confine tra Venezuela e Colombia, è tra le zone più povere del Paese e ora supporta un triplo ‘peso’: la malnutrizione cronica, che colpisce un bambino su dieci, la violenza e ora il massiccio arrivo di venezuelani attraverso un confine permeabile e in un momento in cui il commercio di confine da cui dipendevano molte persone è crollato” spiega Longué.

Colombia, oggi Paese di arrivo
Del milione di venezuelani attualmente in Colombia, più della metà sono regolarizzati con permessi di lavoro o permanenza, 240.000 sono in fase di regolarizzazione e solo 218.000 si trovano in una situazione irregolare. Le scuole della Colombia offrono istruzione ai bambini e alle bambine  venezuelane, il che mette sotto pressione i programmi di refezione scolastica. Il Paese inoltre garantisce l’assistenza sanitaria d’urgenza.

I team di Azione contro la Fame nella zona dichiarano in un rapporto che una persona su cinque arrivata dal Venezuela ha avuto problemi ad accedere al cibo negli ultimi tre mesi e che il numero di bambini con anemia, diarrea e basso peso nel dipartimento di Guajira è in aumento.

Confini e grandi città
“Non siamo solo preoccupati per la situazione dei migranti quando entrano in Colombia. Nei confini meridionali dell’uscita verso altri paesi (ad esempio nei dipartimenti di Nariño e Putumayo) i migranti vengono presi di mira dai nuovi gruppi armati in aumento, spesso diventano vittime di violenze o estorsioni. In città come Cartagena e Barranquilla, i migranti vivono spesso per strada o in luoghi molto precari, occupati tradizionalmente dagli sfollati del conflitto, a un livello ancora più alto di vulnerabilità”, ha dichiarato la Responsabile Regionale per l’America Latina e le Filippine, Benedetta Lettera.

“Tre difficoltà per qualificare la situazione come una crisi”
“Oggi sembra un posizionamento politico dire se c’è la fame o meno in Venezuela e chi ne è responsabile, ma nulla è più lontano dalla realtà: la fame non è un’opinione, è una realtà perfettamente misurabile e verificabile con indicatori e non può essere una dichiarazione politica di alcun tipo. L’interpretazione di questa crisi in termini politici è un fallimento concettuale”, dice Longué, e aggiunge che molti paesi interpretano la necessità di aiuti umanitari “quasi come un insulto, quando si tratta di aiuti basati esclusivamente sui bisogni e senza sottintesi politici di alcun tipo”.

“Il triplice fallimento di questa crisi deriva dal fatto che la comunità internazionale ne sta ignorando le dimensioni, concentrandosi esclusivamente su guerre aperte in altre parti del mondo come la Siria, lo Yemen o il Sud Sudan”, conclude.

La nostra risposta alla crisi
Azione contro la Fame sta schierando team mobili di trattamento diagnostico e nutrizionale per raggiungere la popolazione, fornire supporto psicosociale e facilitare il supporto economico alla popolazione più vulnerabile. Stiamo anche preparando distribuzioni di aiuti umanitari a Bogotá e in altre grandi città, poiché per il momento gli aiuti si concentrano soprattutto nelle zone di confine.

Azione contro la Fame lavora in Colombia dal 1998. Attualmente abbiamo un team di 95 professionisti umanitari. In Perù abbiamo progettato una risposta adeguata alle esigenze dei migranti arrivati a Lima.

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