Roma, 17 febbraio 2021 – Il discorso programmatico del Premier Draghi è stato ampio, fortemente ancorato all’europeismo e all’atlantismo, delineato con lo spirito del ricostruttore e con parole chiare e dense di umanità.
La partecipazione emotiva è scaturita allorquando l’ “uomo dei numeri” ha confuso i dati sull’occupazione attuale delle terapie intensive con quelli dei cittadini contagiati durante l’intero periodo epidemico.
Per quanto riguarda la sanità, gli elementi di programma illustrati sono totalmente condivisibili e in linea con quanto sostenuto, anche in recenti interventi, da parte dell’Anaao Assomed.
Passaggi importanti del discorso sono il richiamo alla straordinaria e generosa azione di contrasto alla diffusione dell’epidemia da parte di tutti gli operatori del SSN, costata oltre 100 mila contagi e centinaia di morti. Tale impegno ha comportato, purtroppo, la sottrazione di spazi e tempi da dedicare alla cura e alla prevenzione di patologie altre rispetto al Covid-19.
Puntuale e senza fronzoli il programma sulle vaccinazioni, con la necessità di erogarle in modo rapido e massivo al fine di evitare l’emergere di pericolose varianti. Si tratta di ottenere le dosi necessarie del vaccino, mobilitare tutte le forze disponibili per favorire l’organizzazione logistica senza “limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti”, assumere il personale necessario.
Sul versante delle riforme in campo sanitario l’attenzione è stata posta sull’innovazione dell’assistenza territoriale. Il progetto è quello di costruire una solida rete di strutture nel territorio fatta di case della salute, ospedali di comunità, consultori, centri per la salute mentale, centri di prossimità per rendere esigibili i Livelli Essenziali di Assistenza.
Il riferimento agli Ospedali è stato limitato a delineare l’ambito di intervento: patologie acute e fasi post acute e riabilitative delle malattie.
Auspichiamo che nel programma definitivo non manchi l’impegno politico ed economico per la risoluzione delle criticità emerse durante l’epidemia: carenza di personale, posti letto insufficienti rispetto alle necessità di ricovero, strutture vetuste con importanti problemi di sicurezza e poco flessibili sotto il profilo organizzativo, innovazione tecnologica bloccata da anni e forte ritardo nella digitalizzazione dell’intero sistema.
Infine, non si può concludere senza richiamare il passaggio sulla necessità di “promuovere al meglio il capitale umano, la formazione, la scuola, l’università e la cultura” che proietta una luce di speranza sulle migliaia di giovani neo laureati in medicina che non possono accedere ai percorsi di formazione post laurea ed in molti sono costretti all’emigrazione per rincorrere i loro sogni.