Gli ultimi dati e ricerche dimostrano che un quarto dei pazienti con dolore cronico continua a soffrire perché non curato adeguatamente. Eppure le nuove tecnologie basate sulla neurostimolazione permettono di risolvere la maggioranza dei casi. Di questo e altro se ne discute a Milano in occasione del 5° International Theras Day
Milano, 31 gennaio 2019 – Troppi italiani pur curandosi, continuano a soffrire. Chi continua a soffrire del comunissimo mal di schiena (più della metà), di cefalea, della nevralgia post-erpetica (fuoco di Sant’Antonio), della nevralgia del trigemino, artrosi, si è ormai rassegnato a pensare che la medicina non può fare di più, rinunciando a stare meglio, ‘accettando’ il dolore come un inevitabile conseguenza del loro problema.
“Tutti cercano di lenire il dolore, ma se questo è cronico, per molti la cosa si fa difficile con il trascorrere del tempo – spiega Giuliano De Carolis, Presidente Federdolore-SICD (Società Italiana dei Clinici del Dolore), Anestesista dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Pisa – Purtroppo il dolore viene sopportato o sottovalutato dal paziente in quasi un terzo dei casi (29%) oppure curato con antidolorifici non specifici (23%). Dopo le prime cure, spesso sufficienti per la fase acuta, 1 paziente su 4 non riesce più a far fronte alla sofferenza perché le cure non sono più efficaci. I tentativi di trovare nuove strade farmacologiche non hanno sempre successo e il paziente stesso, scoraggiato, non crede più a soluzioni possibili. In realtà le soluzioni esistono e risolvono o migliorano la maggioranza dei casi, grazie alle nuove tecnologie che permettono approcci mini-invasivi, duraturi e non farmacologici”.
Dunque 1 italiano su 4 soffre di dolore cronico, e di questi il 25% non è adeguatamente trattato. Sotto la lente dei massimi esperti del dolore, riuniti a Milano al 5° International Theras Day, questi dati preoccupanti e la necessità di individuare le modalità per intervenire a favore dei numerosi pazienti che persistono ad avere un dolore cronico senza alcun miglioramento.
“La nuova frontiera è la neurostimolazione, non ancora così diffusa e praticata in Italia. Parliamo di trattamenti senza l’utilizzo di farmaci, ben consolidati e utilizzati a livello globale da oltre 30 anni, in cui gli impulsi elettrici calmano i nervi e riducono i segnali di dolore al cervello – continua De Carolis – Gli strumenti a disposizione offrono la possibilità di intervenire in modo efficace, rapido e duraturo, a seconda le indicazioni di ogni singolo paziente. Il livello di invasività è decisamente ridotto, basti pensare alla neurostimolazione percutanea (PENS) in grado di alleviare il dolore già dalla prima applicazione nella zona di interesse. Per dolori più complessi è possibile intervenire anche a livello midollare grazie a un intervento chirurgico (SCS, Stimolazione del Midollo Spinale) che permette di impiantare un piccolo dispositivo che rilascia in sicurezza lievi impulsi elettrici ai nervi interrompendo o riducendo la trasmissione dei segnali del dolore al cervello”.
“I trattamenti di nuova generazione oltre a confermare l’evidente livello di efficacia anche nel tempo, ha inciso molto anche sull’invasività dell’intervento che ora viene fatto in anestesia locale con un blando sedativo per la durata di massimo 1 ora. Anche i tempi di reazione sono decisamente migliorati, grazie soprattutto alla mancanza di formicolio (parestesia) che facilita la ripresa delle attività quotidiane (compresa quella di guidare l’auto)”, conclude De Carolis.