“In Italia oltre 300mila bambini e 3,2 milioni di adolescenti con disturbi alimentari. Almeno 3mila morti l’anno per anoressia”, dichiara la dott.ssa Laura Dalla Ragione. 2 giugno, Giornata Mondiale dei Disturbi Alimentari
Roma, 31 maggio 2018 – Anoressia, bulimia, ‘binge eating’, ossia le grandi abbuffate compulsive che di solito mascherano solitudine e malessere esistenziale. I disturbi dell’alimentazione, ai quali è dedicata la Giornata Mondiale di sabato 2 giugno, mietono sempre più baby-vittime.
“Sono almeno 300mila i bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni che accusano problemi anche seri con il cibo”, rivela la dottoressa Laura Dalla Ragione, docente di Disturbi del comportamento alimentare all’Università Campus Bio-Medico di Roma (prima Università ad aver istituito questa materia) e consulente del Ministero della Salute in materia.
“Parliamo di giovanissimi prigionieri del cibo ma anche delle droghe, che spesso vengono consumate di pari passo agli alimenti”, spiega la dottoressa.
“L’80% sono bambine, ma il fenomeno è in crescita anche tra i maschi – aggiunge, enumerando cifre da emergenza sociale, oltre che sanitaria – Ai 300mila piccoli si devono sommare altri 3,2 milioni di casi tra i 12 e i 17 anni e il dato è uniforme in tutte le Regioni”. Anche se poi i 140 centri in grado di prendersi cura di bambini e adolescenti sono concentrati nel Centro-Nord.
Ancor più allarmanti i dati sulla mortalità: “Oltre 3mila persone, in larga parte donne sui 40 anni vittime dell’anoressia, secondo le ultime stime del ministero della Salute. In pratica la prima causa di morte dopo gli incidenti stradali nella fascia di età 15-25 anni”, spiega sempre la dottoressa Dalla Ragione, che giudica i dati anche sottostimati, “perché non ricomprendono tutti quei decessi classificati come da cause renali o cardiache e che invece celano le conseguenze dell’anoressia”.
Ma la nuova dipendenza da cibo, sempre più diffusa tra gli adolescenti si chiama ‘binge eating’, ‘disturbo alimentare incontrollato’, in termini scientifici. “Chi soffre di questo disturbo riesce a mandar giù dalle tremila alle 30mila calorie in soli venti minuti. È come mandar giù sette colombe pasquali in poco tempo”, spiega la dottoressa.
“Le grandi abbuffate – aggiunge – avvengono di solito nella notte, lontano dagli sguardi dei familiari. Che spesso non sanno come comportarsi, anche perché ‘lucchettare’ il frigo non basta. Serve un trattamento soprattutto psicologico. Come quello al quale si sottopongono per due mesi i ragazzini ospitati a Città della Pieve, in Umbria”.
Se il fenomeno è in preoccupante espansione tra i più piccoli, sempre maggiore importanza riveste la capacità dei genitori di captare i primi segnali del disturbo, molte volte scambiato per semplice problema di sovrappeso.
“L’età si sta abbassando e purtroppo con un bambino su quattro l’Italia è il primo Paese nell’UE per l’obesità infantile, che è un fattore di rischio rispetto ai disturbi dell’alimentazione veri e propri. Solitamente i bambini in sovrappeso finiscono per essere bullizzati e questo spalanca le porte a diete a volte troppo drastiche. Per questo, bisogna prestare attenzione quando persistono alcuni comportamenti distorti, come scartare sempre il grasso del prosciutto, eliminare la panatura dalla carne e in generale tutto ciò che è considerato calorico”, spiega la dottoressa.
“Il campanello d’allarme suona quando a tutto ciò si accompagna la perdita di peso. Gli altri sintomi – conclude Dalla Ragione – sono i cambiamenti del comportamento. Bambine e ragazze brillanti e socievoli diventano irritabili e aggressive a casa, mentre il rendimento scolastico cala”.
Cosa fare in questi casi? “Occorre rivolgersi ai centri specializzati sparsi per l’Italia, mappati dal Ministero della Salute e contattabili attraverso l’indirizzo www.disturbialimentarionline.it, oppure il numero verde ‘SOS disturbi alimentari’ della Presidenza del Consiglio: 800.180969”. Un servizio diretto dalla dottoressa Dalla Ragione.