Bologna, 15 settembre 2016 – AID, Associazione Italiana Dislessia – che da 20 anni si impegna ad accrescere la consapevolezza e la sensibilità nei confronti dei DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento), promuove la 1° Settimana Nazionale della Dislessia: 7 giorni per informare e sensibilizzare il pubblico in merito a un disturbo che in Italia interessa circa 1.900.000 persone.
Le 98 sezioni attive di AID dislocate su tutto il territorio nazionale, in collaborazione con 300 enti pubblici ed istituzioni scolastiche, organizzeranno in 92 città italiane stand informativi nelle piazze, corsi di formazione per i docenti e i genitori, spettacoli teatrali e laboratori didattici interattivi per i ragazzi. Oltre 1.500 i volontari AID coinvolti nella promozione e realizzazione di questi eventi e 75.000 le persone attese in totale in tutta la Penisola.
La prima edizione della Settimana Nazionale della Dislessia è stata indetta in concomitanza con l’European Dyslexia Awareness Week e del sesto anniversario della Legge 170 dell’8 ottobre 2010, che ha sancito in Italia, il diritto alle pari opportunità nell’istruzione per i ragazzi con dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia.
Franco Botticelli, presidente di AID – Associazione Italiana Dislessia, ha dichiarato: “La nostra Associazione nasce per cambiare in meglio la vita delle persone con DSA e delle loro famiglie, affinché possano trovare pieno riconoscimento nella società. Abbiamo fortemente voluto l’istituzione in Italia della Settimana Nazionale della Dislessia, perché reputiamo necessario sensibilizzare il pubblico su un disturbo che è ancora per molti un tabù. La strada da percorrere è ancora lunga, bisogna accorciare i tempi di diagnosi, fare formazione agli insegnanti, incentivare la realizzazione e il rispetto dei Piani Didattici Personalizzati (PDP), concorrere per la concreta realizzazione di tutti i diritti sanciti dalla legge 170/2010, affinché migliaia di bambini e ragazzi in età scolare – oltre il 2% degli studenti della scuola italiana1 – possano accedere a una didattica più inclusiva, e avere maggiori opportunità di relazione, di crescita personale e professionale, così come per gli studenti universitari e chi si accinge ad entrare nel mondo del lavoro”.
fonte: ufficio stampa