Complice anche l’invecchiamento della popolazione ma anche condizioni socio-economiche sempre più precarie, si connota soprattutto sotto forma di disturbi depressivi e problemi neurologici come le demenze, con un forte impatto sulla società, sulle famiglie e sul sistema sanitario
Roma, 9 ottobre 2019 – Il disagio mentale è un problema che sta acquisendo sempre maggiore rilevanza a livello nazionale, coinvolgendo una sempre più ampia fetta di popolazione, specie tra gli anziani (in costante aumento, su cui grava sempre di più anche il peso della malattia di Alzheimer) e le fasce più deboli della popolazione dal punto di vista economico e sociale, assorbendo risorse del sistema sanitario, nonché gravando su società e famiglie. Tra i problemi più diffusi, vi è sicuramente la depressione.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che i disturbi depressivi colpiscono oltre 300 milioni di persone nel mondo. La depressione rappresenta il 4,3% del carico globale di malattia ed è una delle principali cause di disabilità a livello mondiale (circa l’11% degli anni di vita vissuti con una disabilità nel mondo intero), particolarmente nelle donne.
In Italia, secondo i dati più recenti disponibili (Indagine dell’Istituto Nazionale di Statistica-European Health Interview Survey-EHIS), 2,8 milioni, il 5,6% della popolazione di età >15 anni, presenta sintomi depressivi, dei quali 1,3 milioni con sintomi del disturbo depressivo maggiore.
Sono questi in estrema sintesi i dati del Focus sul Disagio mentale prodotti dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, che opera all’interno di Vithali spin off dell’Università Cattolica presso il campus di Roma, reso noto alla vigilia della Giornata Mondiale per la Salute Mentale che si celebra domani, giovedì 10 ottobre.
La depressione è donna; il disturbo dilaga tra gli anziani
Tale tipologia di disagio aumenta con l’età; infatti, la prevalenza è pari al 2,2% nella fascia di età 15-44 anni e sale al 19,5% tra gli ultra 75enni. Inoltre, presenta significative differenze di genere a svantaggio delle donne, in particolare tra le over 75 anni dove quasi una donna su quattro soffre di sintomi depressivi (23,0%) a fronte del 14,2% tra gli uomini.
Dai dati pubblicati dal Ministero della Salute, le donne con disturbo depressivo sono quasi il doppio degli uomini anche tra gli utenti dei servizi specialistici per la salute mentale (con un tasso di 28 per 10.000 abitanti negli uomini vs 47 per 10.000 nelle donne). I sintomi depressivi più gravi sono particolarmente elevati nella fascia di età più anziana, sopra i 75 anni, nella quale la prevalenza si attesta al 10,2%, (7,0% uomini e 12,3% donne).
Il male di vivere interessa soprattutto Centro, Sud e Isole
I disturbi depressivi sono più frequentemente presenti tra i residenti nelle regioni centrali e meridionali, in particolare in Umbria (9,5%) e Sardegna (7,3%), significativamente superiori ai dati del Trentino-Alto Adige (2,8%) e della Lombardia (4,3%).
La depressione colpisce le persone più vulnerabili sul fronte socio-economico
Tra coloro che hanno più di 35 anni e un basso livello di istruzione le prevalenze di questi disturbi è quasi il doppio di quella osservata tra i coetanei con titoli di studio elevato. In particolare, si attesta, rispettivamente, al 3,4% vs 7,5% per gli adulti della fascia di età 35-64 anni e al 6,3% vs 16,6% tra gli anziani. I divari sono significativi anche rispetto alle condizioni economiche; infatti, la prevalenza tra i soggetti adulti appartenenti ai due quinti di reddito più bassi mostrano prevalenze del disturbo quasi doppie rispetto ai coetanei appartenenti ai due quinti più alti, mentre il divario si attenua leggermente nelle classi di popolazione anziana. I divari territoriali osservati permangono anche a parità di livello di istruzione e condizione economica, a conferma dello svantaggio delle regioni del Centro-Sud ed Isole rispetto alle aree del Nord.
Depressione e ansia incrinano la qualità della vita
Il 25,4% delle persone adulte con questi problemi soffre di limitazioni importanti nello svolgimento delle attività quotidiane. I disturbi che impattano di più sono il calo di concentrazione (57,4%) e la minore resa (57,7%).
“Identikit” di depressione o ansia
Le persone che ne soffrono hanno la tendenza verso comportamenti poco salubri o a rischio per la salute; infatti, il 28,3% di queste persone fuma abitualmente, quota che scende al 20,6% tra coloro che non presentano tale patologia. Inoltre, si riscontra un rischio più elevato di lesioni in incidenti domestici: il 4,1% tra coloro che soffrono di un disturbo depressivo vs l’1,1% osservato nel resto della popolazione.
La condizione di inattività risulta associata alla presenza di disturbi di depressione o ansia cronica grave; infatti, la quota che soffre di tali disturbi si attesta al 10,8% tra gli inattivi e all’8,9% tra i disoccupati, mentre è significativamente più bassa, il 3,5%, tra gli occupati. Differenze che si riscontrano anche sulla presenza al lavoro; nel 2015 il 48,6% degli occupati affetti da questo tipo di disturbi ha fatto almeno 1 giorno di assenza, il 18,7% in più del resto della popolazione. Tra gli occupati con depressione o ansia cronica grave il numero medio di giorni di assenza dal lavoro è più che triplo (18 giorni) rispetto al totale degli occupati (5 giorni).
Cresce il consumo di antidepressivi
Il trend relativo al volume prescrittivo dei farmaci antidepressivi prescritti da professionisti afferenti al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) ha fatto rilevare un costante incremento nel periodo 2007-2010, una fase di stabilità negli anni 2011-2012 e un nuovo aumento negli ultimi 5 anni (da 39,0 DDD/1.000 ab die del 2013 a 40,4 DDD/1.000 ab die del 2017).
I consumi più elevati di farmaci antidepressivi per l’ultimo anno di riferimento (2017) si sono registrati in Toscana, Liguria, PA di Bolzano e Umbria (rispettivamente, 61,5; 54,2; 53,6 e 52,5 DDD/1.000 ab die), mentre le regioni meridionali, con l’eccezione della Sardegna, presentano valori di consumo molto più bassi del valore nazionale (nello specifico: Campania, Basilicata, Puglia, Sicilia e Molise).
In generale, vi è una elevata variabilità nel ricorso a farmaci antidepressivi tra le diverse regioni; infatti, il valore della Campania è di circa il 50% inferiore a quello della Toscana.
L’impatto sul sistema sanitario
Le persone affette da depressione e ansia cronica grave fanno ricorso più frequentemente alle cure dei Medici di Medicina Generale (MMG) e degli specialisti; infatti, durante l’anno, oltre il 93% si rivolge almeno una volta al MMG vs circa l’86% degli altri malati cronici; si rivolge allo specialista circa il 75,2% delle persone con depressione e ansia grave vs il 64,2% delle persone con altre patologie croniche.
Ogni anno circa 800 mila utenti si rivolgono ai Dipartimenti di Salute Mentale (DSM), assistiti negli ambulatori o nelle strutture residenziale o semi residenziale. Le patologie prevalenti degli utenti che si rivolgono ai DSM tra gli uomini adulti sono la schizofrenia e altre psicosi funzionali, con percentuali che variano da 22,6% nella fascia di età 18-24 anni a 34,6% nella classe di età 35-44 anni, tra gli anziani diventa più rilevante la depressione (30-31%), mentre tra gli ultra 75enni le demenze e i disturbi mentali organici (30,2%).
Tra le donne di età 18-34 anni la prima causa di trattamento psichiatrico nei DSM è dovuta alle sindromi nevrotiche e patologie psichiche di natura somatica (26,2% fascia di età 18-24 anni, 25,7% classe di età 25-34 anni), nelle classi più anziane diventano più rilevanti i trattamenti per depressione (28,2% fascia di età 35-44 anni, 40% classe di età 65-74 anni) e dopo i 74 anni assume importanza il trattamento delle demenze e disturbi mentali organici (28,1%).