Grosseto, 28 gennaio 2020 – Sempre più persone con disabilità accedono alle cure attraverso il programma PASS (Percorsi Assistenziali per i Soggetti con bisogni Speciali), progetto della Regione Toscana, primo in Italia, adottato anche nella Asl Toscana sud est.
È stata effettuata ieri all’ospedale Misericordia di Grosseto, la presa in carico di un quattordicenne della zona, affetto da disabilità, che nell’ambito del PASS ha potuto eseguire una serie di accertamenti multidisciplinari nella stessa occasione.
Nella maggior parte dei casi, le persone con gravi disabilità, specialmente cognitive, sono “non collaboranti”, ciò significa che sottoporsi a visite ed esami può essere per loro fonte di forte stress e risultare anche di difficile gestione per gli operatori sanitari.
Per ovviare a questi disagi, grazie a un team di professionisti, appositamente formati, e a un percorso ambulatoriale predefinito, il ragazzo in un unico accesso ha potuto eseguire elettrocardiogramma, esami del sangue, visita otorinolaringoiatrica e dermatologica, comprese cure odontoiatriche in narcosi. Infatti, soprattutto per gli interventi odontoiatrici che richiedono più tempo e potrebbero anche causare dolore, è possibile fare ricorso alla sedazione che evita ai pazienti non collaboranti di vivere le cure con paura e tensione.
In tal modo gli specialisti dell’équipe dell’Odontoiatria “Special needs”, coordinata dalla dottoressa Alessandra Romagnoli, hanno potuto effettuare un’attenta valutazione del cavo orale, per poi procedere con la pulizia dentale e due otturazioni, prestazioni che il giovane paziente non avrebbe tollerato da sveglio.
“Anche il servizio odontoiatrico dedicato alle persone con bisogni speciali fa parte del PASS, insieme alle altre specialistiche – spiega Romagnoli – L’obiettivo è quello di favorire un accesso più facile ed equo ai servizi sanitari andando incontro alle esigenze specifiche di salute dei pazienti con disabilità e più in generale dei pazienti cosiddetti ‘fragili’. Adeguando l’offerta sanitaria, si avvicinano le cure ai pazienti che trovano una risposta personalizzata e di qualità. Questo è possibile grazie a personale con adeguata formazione e con competenze specifiche indispensabili e anche grazie al supporto delle associazioni per la disabilità che promuovono la conoscenza del servizio attraverso la loro attività”.