Roma, 17 ottobre 2022 – La Direzione Nazionale Anaao Assomed esprime la propria preoccupazione per lo stato della sanità pubblica e per le condizioni di lavoro al suo interno. Temi che nessun partito ha ritenuto di affrontare all’interno della propria proposta politica in campagna elettorale, limitandosi a interventi frammentari e promesse improvvisate.
La realtà delle cose è oggi rappresentata dal ridimensionamento dell’intervento pubblico con la china avviata verso una privatizzazione fuori controllo, dalla carenza strutturale di medici specialisti, dal peggioramento delle condizioni di lavoro con le fughe conseguenti, dal trionfo della burocrazia e della “medicina di carta”, dalla degenerazione del ricorso alle “cooperative” come strumento ordinario di reclutamento dei medici.
Durante la pandemia, il personale sanitario ha contenuto il disastro con il lavoro e il sacrificio, in troppi casi fino alle estreme conseguenze, con un percorso formativo-assistenziale sul campo meritevole di un riconoscimento anche ai fini Ecm.
Il virus ha agito evidenziando, e accelerando, le contraddizioni strutturali del nostro sistema sanitario, cambiando radicalmente e, forse, definitivamente, lo scenario in cui ci muoviamo. Nel quale spicca un’emergenza ospedali – con liste d’attesa infinite e Pronto soccorso allo stremo, ridotto come è a unico punto di accesso alle cure – e un’emergenza territorio, che attende ancora, al di là dei fondi del PNRR, una ricomposizione della medicina ospedaliera e di quella territoriale in un unico sistema di cure, che eviti di relegare la continuità assistenziale a puro miraggio. Mentre si acuisce la disarticolazione del servizio sanitario che comporta la perdita complessiva di coesione sociale e affida al codice di avviamento postale e al reddito, la qualità e la sicurezza delle cure.
Anaao Assomed vuole essere protagonista per evitare che la sanità sprofondi nell’agenda delle priorità. Inflazione, crisi energetica e guerra in Europa, potrebbero segnare il destino della sanità pubblica, solidale e universalistica, considerandola un oneroso capitolo di spesa a dispetto degli 11 punti di PIL prodotti con il maggior numero di occupati del Paese.
Una deriva che trascinerebbe insieme con essa, il capitale umano, stretto tra transizione epidemiologica e demografica, restrizione di risorse economiche, un controllo del management sanitario che ha trasformato gli ospedali in caserme, il “paziente” in “cliente”. Una mortificazione del ruolo professionale correlata a un carico di incombenze burocratiche che sottrae spazio alla clinica e tempo alla relazione di cura, pretendendo di sostituire il cronometro allo stetoscopio.
Al Governo che verrà la Direzione Nazionale chiede, senza pregiudizi, un’inversione di marcia a partire dalla legge di bilancio, da problemi antichi che si sono intrecciati con quelli nuovi. A partire dal miglioramento delle condizioni del lavoro ospedaliero per arrestare la grande fuga in atto ed eliminare il ricorso alle esternalizzazioni, causa di dumping salariale e di peggioramento della qualità e della sicurezza delle prestazioni.
Senza dimenticare l’urgenza di aumentare le retribuzioni fino alla media europea, detassare gli incrementi contrattuali e prevedere una fiscalità di vantaggio per le prestazioni volte a ridurre i tempi di attesa, come si fa per il salario accessorio della sanità privata e per gli insegnanti all’interno del Pubblico impiego. Non ultima l’attenzione ai giovani con l’introduzione del contratto di lavoro a scopo formativo per gli specializzandi (che sono medici e non studenti).
La Direzione valuta positivamente la pubblicazione dell’Atto di indirizzo per il Contratto di lavoro 2019-2021, ma ritiene che, nei contenuti, esso non colga il contesto di emergenza in cui versano la sanità pubblica e il lavoro dei professionisti al suo interno. Non solo per l’esiguità delle risorse economiche, stanziate quando la crisi inflattiva di oggi nemmeno era all’orizzonte, e pronte a essere falcidiate dalla esosità fiscale in un quadro generale di prospettive non rosee, visto che il FSN è previsto al 6,1% del PIL nel 2025.
Occorre, comunque, aprire al più presto il tavolo contrattuale per concordare un testo all’altezza delle aspettative e delle necessità, al cui interno rivendicare spazi per la contrattazione decentrata, la valorizzazione, anche economica, del personale e del lavoro disagiato, la conciliazione con i tempi di vita. Oltre a strumenti per garantire applicazione certa ed esigibilità delle norme concordate.
La Direzione Nazionale chiede fin da subito al nuovo Parlamento e al nuovo Governo, un impegno concreto sulla Sanità, i cui punti cardine sono diritti, salari, assunzioni e valorizzazione delle professionalità. E affida al Segretario e all’Esecutivo Nazionale il mandato di richiedere l’immediata apertura del tavolo di contrattazione nazionale e di proseguire la mobilitazione in corso, concordando con le altre Organizzazioni Sindacali le iniziative ritenute più opportune, in assenza di risposte politiche efficaci, fino alla dichiarazione dello stato di agitazione nazionale.
A sostegno di un Servizio Sanitario pubblico e nazionale, di migliori condizioni di lavoro dei suoi professionisti, della loro dignità retributiva e professionale e del loro diritto al Contratto Collettivo nazionale in tempi certi.