Rimini, 28 agosto 2017 – “Per fornire risposte concrete al delicato tema della povertà sanitaria – ha dichiarato l’onorevole Maria Chiara Gadda durante il convegno promosso da Banco Farmaceutico al Meeting di Rimini Difficoltà di accesso alle cure e ai farmaci e risposte per un nuovo sistema sanitario – è necessario non solo l’impegno della politica ma anche il coinvolgimento del terzo settore e delle imprese secondo un principio di sussidiarietà e di responsabilità sociale. Da questo dialogo è nata la legge 166/2016 (legge anti sprechi) che ha semplificato il quadro normativo di riferimento rendendo più accessibile e conveniente donare beni in eccedenza, con particolare riferimento a cibo e farmaci, grazie anche all’introduzione di specifiche agevolazioni. Questo meccanismo incentiverà significativamente la filiera della donazione. In questi mesi c’è stato un intenso confronto tra associazioni, imprese e istituzioni che dovrà essere chiuso entro l’anno con l’emanazione del decreto attuativo per il recupero dei farmaci in eccedenza. Stiamo lavorando affinché il decreto risponda in modo efficace alle esigenze di semplificazione e razionalizzazione degli strumenti che verranno messi a disposizione della filiera del dono”.
“Il governo – ha dichiarato Davide Faraone, sottosegretario al Ministero della Salute – è impegnato ad emanare i decreti attuativi della legge anti sprechi nel più breve tempo possibile e in coerenza con il senso della legge stessa. Siamo contestualmente convinti che il compito della politica – e la 166/2016 va proprio in questa direzione – sia quello di valorizzare chi già si occupa quotidianamente di sostenere i più deboli, aiutando cioè il Terzo settore a svolgere il proprio ruolo al meglio, dandogli tutti gli strumenti per essere il più incisivo possibile”.
“Sono 12 milioni gli italiani che rinunciano a curarsi – ha affermato Mons. Carmine Arice – Direttore Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute CEI – e in questi ultimi anni è cresciuta gradualmente la difficoltà di assistenza sanitaria. Non è così in tutte le regioni, ma a noi interessa tutta l’Italia. È per questo andrebbe fatta una seria riflessione sul Titolo V della Costituzione. In tale contesto socio-culturale occorre pensare in particolar modo alla popolazione anziana che su 12,5 milioni di ultra 65enni registra la presenza di ben 3 milioni di non autosufficienti. Alla luce di tutto questo, occorre sottolineare che senza etica non c’è sistema che tenga; senza società non c’è nemmeno salute. Per dare una risposta positiva a tutto questo Papa Francesco ci ha indicato la strada giusta che è quella di “mettere al centro di ogni azione politica e culturale la persona malata considerata nella sua piena dignità”.
Abbiamo bisogno, dunque, di un umanesimo nuovo che si basi sulla giustizia, l’equità, la sussidiarietà. Tutto tenuto insieme da una vera prossimità con i bisogni sospeso disperati dell’uomo moderno.
“Gli anni della crisi – ha spiegato Salvatore Geraci, responsabile dell’Area Sanitaria della Caritas di Roma – hanno modificato sostanzialmente il profilo della povertà in Italia: oggi, protagonisti sono anche i giovani, al sud come al nord, non solo famiglie numerose ed anche chi ha un lavoro. In questa situazione certamente più complessa di un tempo, si inserisce anche la cosiddetta povertà sanitaria: l’11,2% delle 190.465 persone che si sono rivolte in un anno nei centri d’ascolto delle Caritas in tutta Italia, lo hanno fatto per problematiche sanitarie. Se il Servizio sanitario nazionale resta il perno fondamentale dell’assistenza come “strumento democratico del diritto alla tutela della salute” si devono mettere in campo politiche specifiche di contrasto alle disuguaglianze (rivedendo ad esempio alcuni criteri sull’esenzione dal ticket) ed attivare una vera sussidiarietà trasversale (non con meccanismi di delega) valorizzando un “sistema recettoriale di prossimità” che il volontariato, laico e confessionale, il privato sociale ed in genere il terzo settore può mettere in campo con passione e professionalità”.
“La fragilità – ha affermato Enrique Hausermann, Presidente di Assogenerici – è in costante aumento, specie quella degli ultimi. L’industria farmaceutica, quando c’è bisogno, risponde. Su richiesta di Banco Farmaceutico, doniamo medicinali ogni volta che ce n’è bisogno. Sappiamo che si può fare molto di più. Siamo convinti che la legge anti sprechi potrà favorire realmente la filiera della donazione. Per questo, siamo anche noi in attesa dei decreti attuativi”.
“Gli effetti della crisi – ha affermato Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico onlus – persistono e si stanno estendendo a porzioni sempre più ampie di popolazione. Sia alle fasce medie, che sperimentano sempre più difficoltà, sia a chi era già povero e oggi lo è ancora di più. Di fronte a tale situazione, siamo tutti chiamati a dare risposte: noi, facendo al meglio il nostro lavoro; la politica, individuando azioni e misure efficaci volte a facilitare le donazioni, impedire lo spreco e – soprattutto – valorizzare quei soggetti appartenenti al mondo del Terzo settore che quotidianamente lavorano per sostenere gli indigenti”.
Durante il convegno sono stati ribaditi i dati a disposizione dell’Osservatorio Donazione Farmaci di Banco Farmaceutico, attualmente l’unico strumento in grado di analizzare in maniera permanente il fenomeno della povertà sanitaria integrando le carenze delle fonti ufficiali. In particolare, nel 2016, 1 italiano su 2 ha rinunciato ad acquistare farmaci per ragioni economiche.