Lo spettro della terza guerra mondiale aleggiava fin dalle prime settimane del 2020. Le tensioni Iran-USA ci hanno tenuto per giorni col fiato sospeso, la paura di un conflitto armato ci ha gettato nell’angoscia e nel timore di vivere sulla nostra pelle ciò che finora avevamo solo letto sui libri di storia, o ascoltato dai racconti dei nostri nonni e genitori. Perché la guerra mondiale che immaginiamo noi è fatta di armi, soldati, battaglie, morti…e tempi bui.
Temevamo i bollettini dei morti sul campo, dei feriti, degli ospedali al collasso e di quelli improvvisati, temevamo lo sconvolgimento della nostra vita e delle nostre abitudini, per non parlare delle ripercussioni economiche, l’incertezza e la paura del futuro…
Tanto tuonò che piovve. La guerra è scoppiata. Ma non è quella che avevamo immaginato.
È in atto una pandemia. Stiamo combattendo una guerra contro un nemico invisibile all’occhio nudo quanto subdolo e potente: un virus!
È riuscito ad annientare la potenza e il delirio di onnipotenza dell’essere umano. Un virus che ha sconvolto le nostre abitudini, minato le nostre certezze, i nostri punti di riferimento, tutto ciò che abbiamo sempre dato per scontato. Un virus che ci ha costretti a chiuderci in casa.
Sul campo di battaglia, oltre ai malati e ai morti, i soldati in camice bianco, gli operatori sanitari tutti, gli Eroi.
La situazione evolve continuamente, i ricercatori studiano in tempo reale il comportamento del nuovo coronavirus, ma una cosa è chiara: è nuovo, sconosciuto, non esiste un vaccino.
Il coronavirus non è la peste, essere positivi ai tamponi non equivale a una condanna a morte, ma è pericoloso, molto pericoloso soprattutto per le categorie a rischio, i cosiddetti pazienti fragili, ultrasessantacinquenni, malati cronici, immunodepressi, pazienti oncologici… Non lo dico io, lo dicono i dati epidemiologici ad oggi disponibili.
Il mio pensiero va soprattutto agli anziani, quelli più soli di sempre, quelli seppelliti nel loro dolore e nella loro dignità. I medici possono curarli, la famiglia può prendersene cura.
Mai come adesso è importante avere cura del dolore di chi sta nel dolore.
Difendiamoci dal male che avanza, contrastiamo la paura con dosi spietate d’amore preservando la dolcezza che possiamo ancora regalare. Mandiamo carezze con gli occhi facendo capire a chi ci vuole bene che ci siamo.
Torneremo alla vita più forti di prima e forse smetteremo per sempre di sprecarla.