Milano, 27 luglio 2019 – Com’è o come deve essere al giorno d’oggi il rapporto tra un tecnico di laboratorio e un anatomopatologo? Da questa analisi è nato l’evento Cito-Istologia in Franciacorta, che si terrà il prossimo 5 ottobre all’Auditorium 1861 Unità d’Italia di Corte Franca (Brescia).
L’obiettivo di un Istituto di Anatomia Patologica è di fatto la produzione corretta e tempestiva di referti diagnostici su esami citologici e bioptici, il cui conseguimento è legato a una stretta collaborazione tra il tecnico di laboratorio e l’anatomopatologo. Franciacorta 2019, organizzato da AITIC – Associazione italiana tecnici di istologia e citologia, si propone proprio di esaltare il legame tra queste due figure professionali che, seppur diverse, si completano.
Il convegno sarà caratterizzato da sessioni dedicate alla patologia mammaria, polmonare e urinaria, avvalendosi di un prestigioso parterre di opinion leader ed esperti del settore.
Tra questi, spicca Giovanni Negri, patologo dell’Ospedale di Bolzano: “Sono abituato a lavorare gomito a gomito con i citotecnici e il mio è un rapporto basato sulla fiducia reciproca e sulla stretta collaborazione. Questo tipo di rapporto credo sia fondamentale per il nostro lavoro, soprattutto in citologia. Inoltre, con l’evoluzione dei compiti del tecnico di laboratorio, che sarà sempre più coinvolto anche nell’ambito del campionamento, questi aspetti diventano veramente condizioni imprescindibili”.
Siamo nell’era della Precision medicine e delle tecniche di biologia molecolare; crede che abbia ancora senso, al giorno d’oggi, parlare di citologia e di diagnosi citologica?
“Probabilmente oggi ha più senso di ieri, perché la diagnostica molecolare – che diventa non più semplicemente una diagnostica ma una valutazione ai fini terapeutici e prognostici delle neoplasie – richiede sempre meno materiale diagnostico, ma di alta qualità. Si pensi, per esempio, alla valutazione del pattern genetico in metastasi di neoplasie maligne, al fine di eventuali aggiustamenti delle terapie. Sono convinto che la citologia, in grado di fornire prelievi di alta qualità ai fini molecolari con la minima invasività per il paziente, avrà un’espansione in futuro, proprio in quanto integrata con la diagnostica molecolare. Imprescindibile rimane comunque l’aspetto morfologico, necessario per garantire la diagnosi di neoplasia e la rappresentatività del materiale diagnostico”.
Su quale argomento si focalizzerà maggiormente durante il corso?
“Mi focalizzerò soprattutto sulla parte della citologia cervico-vaginale, una citologia che è cambiata molto e continua a cambiare, specialmente con l’introduzione dello screening primario dell’HPV. La citologia rimane sempre la stessa, diventa tuttavia più ‘challenging’ e il livello di qualità che viene richiesto è sempre maggiore. Una sfida che rende la citologia cervico-vaginale ancora più interessante, più attrattiva”.