La regione Sardegna si aggiudica il podio nella classifica mondiale, dietro alla Finlandia, per numero di casi con diabete di tipo 1. Ma non sembra essere imminente la risposta della Regione per gli aggiornamenti tecnologici. Corale la richiesta dei clinici locali per sollecitare un accesso alle cure
Milano, 19 giugno 2020 – È la Sardegna la regione che da sempre detiene il triste primato italiano d’incidenza di diabete di tipo 1. Con oltre 12mila adulti, più di 1.500 under 18 e circa 120 esordi all’anno, la Sardegna si colloca anche ai vertici della classifica mondiale, seconda solo alla Finlandia. Ma a completare l’infelice classifica, si aggiunge la difficile situazione che rallenta le procedure sulle forniture di device, sensori e microinfusori, meglio commentate da tre clinici e della regione e da chi rappresenta i pazienti diabetici
Una cronicità che richiede molti supporti, tra cui quello tecnologico
I pazienti devono essere supportati dal team diabetologico nella gestione responsabile della malattia non solo attraverso l’educazione terapeutica ma anche dotandoli di strumenti e risorse che gli aiutino ad assumersi il compito di curarsi. L’utilizzo delle tecnologie di nuova generazione, intese sia come microinfusori che sensori per il monitoraggio glicemico, rappresenta un valido alleato nella sfida alla cura al diabete.
“Attraverso queste intelligenze artificiali si trova supporto nel cercare di mimare la fisiologia della secrezione insulinica endogena, personalizzare e gestire i boli, monitorare costantemente le glicemie, riducendone le escursioni e quindi il tempo passato in ipo/iperglicemia e aumentando il così detto time in range. La tecnologia consente di instaurare un’alleanza terapeutica col paziente, promuovere il suo empowerment e la conoscenza della malattia, sartorializzare al massimo la cura. Così come l’abito non deve appendersi al corpo – precisa Mariangela Ghiani, Vice Presidente SID (Società Italiana di Diabetologia) Regione Sardegna – ma seguire le sue linee e accompagnare chi lo indossa, così la tecnologia consente di tagliare il vestito terapeutico adattato alle esigenze del singolo. Infatti è vero che questi pazienti hanno il diabete, ma ognuno ha il suo diabete e lo rielabora, lo vive e lo gestisce in maniera differente. L’utilizzo delle risorse tecnologiche può sortire effetti positivi efficaci non solo sul quadro metabolico, ma sulla globalità del benessere biologico, psicologico, relazionale degli affetti”.
La procedura per le forniture di device è obsoleta in Sardegna
“In Sardegna purtroppo, ancora oggi le persone con diabete non possono usufruire di tutte le tecnologie che oggi il mercato offre. Questo perché le procedure per la fornitura di questi strumenti altamente tecnologici è obsoleta – continua Gianfranco Madau, Presidente AMD Associazione Medici Diabetologi Regione Sardegna – e non aggiornata con l’immissione sul mercato degli aggiornamenti della tecnologia. Per cui le persone con diabete in Sardegna sono svantaggiate nell’accesso alle nuove tecnologie rispetto alle persone con diabete del resto dell’Italia. Alcuni farmaci per il diabete tipo 2 non sono ancora prescrivibili in Sardegna, mentre lo sono nel resto dell’Italia. Questi farmaci, è dimostrato, garantiscono, rispetto ai vecchi farmaci, un miglior controllo della glicemia, una maggiore sicurezza nell’uso, riducono le ipoglicemie hanno dimostrato benefici cardiovascolari”.
In Sardegna 1 bambino ogni 150 è con diabete di tipo 1
Ogni anno in Sardegna vengono diagnosticati circa 120 nuovi casi di diabete tipo 1 nella fascia di età 0-14 anni e un bambino ogni 150 è affetto da questa patologia.
“Attualmente in Sardegna l’accesso alle tecnologie è piuttosto limitato, soprattutto per quelle di nuova generazione disponibili invece nelle altre regioni. Nonostante l’incidenza così alta, la regione Sardegna garantisce l’erogabilità di sensori per il monitoraggio glicemico intermittente a un numero limitato di pazienti in età pediatrica e pertanto tutti i bambini con nuova diagnosi di diabete, non avendo diritto, devono provvedere all’acquisto a proprie spese – interviene Carlo Ripoli, Direttore SSD Diabetologia Pediatrica, AO G.Brotzu di Cagliari – La situazione non è migliore per ciò che riguarda la prescrizione dei microinfusori. Gli strumenti più moderni in grado di funzionare anche in modalità automatica e quelli senza catetere (patch pump, una categoria molto amata dagli adolescenti) è completamente esclusa dalle possibili scelte terapeutiche dei pazienti e dei diabetologi. L’uso delle tecnologie più moderne consente di migliorare il “Time in Range” (tempo trascorso, nell’arco delle 24 ore, all’interno di un preciso intervallo di valori glicemici), le glicemie medie e la variabilità glicemica e quindi di ridurre il rischio delle temute complicanze croniche del diabete (retinopatia, nefropatia). Ma consente anche di limitare le complicanze acute e in particolare le ipoglicemie e l’ansia che ne derivano, sia nei pazienti sia nei genitori dei bambini più piccoli (particolarmente a rischio perché non in grado di riferire i sintomi del calo degli zuccheri nel sangue). Il risultato è avere pazienti più sereni, meno stressati dalla patologia e con rischio di complicanze future notevolmente ridotto”.
L’appello alle Istituzioni: omologhiamo la Sardegna alle altre regioni
“Garantire l’accesso alle nuove tecnologie, microinfusori e sensori: è fondamentale. Questi dispositivi rappresentano la nuova frontiera nel campo della cura della malattia, capaci di migliorare la qualità della vita del paziente non solo sul piano terapeutico ma anche su quello psicologico e sociale – spiega Riccardo Trentin, Presidente Federazione Rete Sarda Diabete Ets-Odv (Ente del Terzo Settore-Organizzazione di Volontariato) – L’accesso alle nuove tecnologie rappresenta un tassello dei molti traguardi che i diabetici sardi tardano a “conquistare” sul fronte dell’equità nelle pari opportunità di cura e della garanzia del diritto alla salute. La Federazione Rete Sarda Diabete Ets-Odv fa un appello alle Istituzioni Sanitarie Sarde: “Consentite anche alla Sardegna di prescrivere in deroga rispetto al bando Piemonte”.
Aspettando che la regione recepisca gli aggiornamenti e le prescrizioni
“Attualmente in Sardegna, dopo la recente entrata in vigore dell’accordo Quadro della regione Piemonte, possono essere prescritti un numero limitato di device – conclude Ghiani – Dopo questo periodo di emergenza, stiamo aspettando fiduciosi che la Regione Sardegna recepisca gli aggiornamenti tecnologici in modo da garantire un equo accesso alle cure”.