Udine, 21 febbraio 2019 – “Confronto di conoscenze ed esperienze nella comunità scientifica transfrontaliera dell’Alpe Adria” è il titolo del convegno che si terrà presso il Centro Congressi della Fiera di Udine a Torreano di Martignacco venerdì 22 (dalle ore 14.00 alle ore 19.00) e sabato 23 febbraio (dalle ore 9.00 alle ore 17.00).
“Il convegno – spiega il dott. Franco Grimaldi, Direttore della Struttura operativa complessa di Endocrinologia, Malattie del Metabolismo e Nutrizione Clinica dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine di Udine – mette a confronto le esperienze di esperti italiani, sloveni, croati e rumeni per uno scambio di pratiche cliniche su alcune delle principali patologie endocrine, quali diabete, obesità e malattie della tiroide.
Confronti e comparazioni perché, a dispetto di linee guida nazionali, europee e internazionali a volte bastano meno di 50 chilometri per vedere patologie oggetto di grande attenzione in una nazione essere sottovalutate o trattate in modo diverso in un’altra. Naturalmente alla base ci sono motivi culturali, storici e sensibilità diverse. Parliamo di patologie a grande diffusione: con il diabete che interessa già il 5% degli italiani e con una proiezione al 2050 del 9,1%, le malattie della tiroide colpiscono oltre il 6% ma la patologia tiroidea nodulare arriva fino al 30%, ed è allarme per quanto riguarda i dati sull’obesità.
Il convegno, promosso dall’Associazione Medici Endocrinologi, si occupa di prevenzione e salute per milioni di persone e di confronto sulle innovazioni terapeutiche e tecnologiche introdotte più di recente per uno scambio di esperienze cliniche e perché l’innovazione tecnologica rappresenta una sfida avvincente per il sistema sanitario, per gli enti regolatori e parallelamente per i ricercatori e i medici”.
“Un aspetto particolarmente interessante – afferma il dott. Fabio Vescini, specialista in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo – è quello relativo alle nuove terapie dell’ipoparatiroidismo, una condizione caratterizzata da bassi livelli circolanti di paratormone (PTH) e calcio, di cui esistono forme autoimmuni o genetiche piuttosto rare. Nella maggior parte dei casi infatti l’ipoparatiroidismo insorge in seguito a interventi chirurgici a carico della tiroide o delle paratiroidi. È una patologia che può provocare sintomi molto invalidanti (parestesie, spasmi muscolari, crampi, depressione, aritmie) che alterano e condizionano profondamente la qualità di vita dei pazienti.
Attualmente la terapia dell’ipoparatiroidismo si basa sulla somministrazione di sali di calcio e di forme attive della vitamina D, che tuttavia, in alcuni casi, non sono sufficienti a correggere la sintomatologia soggettiva dei pazienti e che possono provocare disturbi gastro-intestinali e causare complicanze a lungo termine quali calcolosi renale, nefrocalcinosi, sviluppo di cataratta e calcificazioni dei tessuti molli.
Negli ultimi anni, diversi studi hanno documentato la possibilità di somministrare ormone paratiroideo (PTH 1-84) alle persone che soffrono di ipoparatiroidismo, ottenendo una risoluzione pressoché completa della sintomatologia, riducendo gli effetti collaterali dei trattamenti fin ora impiegati oltre a un sensibile miglioramento della qualità di vita. Il PTH 1-84 è stato approvato per l’uso nell’uomo sia dalla FDA americana, sia dall’EMA europea. Il farmaco è già in commercio in alcune nazioni europee, quali ad esempio, la Germania e la Grecia. In Italia la sua commercializzazione è attesa in tempi relativamente brevi”.
“Negli ultimi anni – osserva l’endocrinologa ASUIUD Silvia Galasso – l’innovazione terapeutica in diabetologia ha portato grandi novità che portano i ricercatori a parlare di un ‘pancreas artificiale’ sogno di tutti i pazienti con diabete di tipo1. La cura del diabete non ha solo l’obiettivo del controllo glicemico, ma deve mirare ad un approccio globale su tutti i fattori di rischio del paziente”.
I nuovi farmaci permettono infatti di scegliere una terapia più individualizzata per il singolo paziente volta a prevenire le complicanze della malattia. La scelta tra i diversi farmaci è sempre più ampia per andare incontro alle esigenze dei pazienti. Per quanto riguarda il diabete di tipo 1 sono disponibili negli ultimi anni diversi sistemi per il monitoraggio in continuo del glucosio, nuove insuline e sistemi, i microinfusori, per l’erogazione continua sottocute di insulina.
Una grande innovazione è rappresentata dall’arrivo di un nuovo sistema integrato di microinfusore e sensore capace di erogare autonomamente l’insulina sulla base dei valori glicemici rilevati dal sensore con lo scopo di raggiungere e mantenere i target glicemici desiderabili. Rimane comunque al paziente la scelta della dose di insulina ai pasti, consentendo una maggiore libertà nella gestione delle attività quotidiane e riducendo il rischio di errori nella terapia. Alla base del successo dell’utilizzo delle tecnologie applicate al diabete rimane fondamentale la selezione dei pazienti, adeguata educazione e formazione e la presenza di un team multidisciplinare, esperto e formato”.