Milano, 2 ottobre 2015 – Un’équipe di clinici e ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, una delle 18 strutture di eccellenza del Gruppo Ospedaliero San Donato, in collaborazione con il Boston Children’s Hospital della Harvard Medical School, ha dimostrato l’esistenza di un ormone che controlla le cellule staminali intestinali.
Lo studio internazionale, coordinato dal dott. Paolo Fiorina, medico e ricercatore del San Raffaele di Milano e della Harvard Medical School di Boston, è stato appena pubblicato su Cell Stem Cell, una delle più importanti riviste al mondo sulle cellule staminali.
L’ormone in questione è l’IGFBP3, ribattezzato dai ricercatori enterostaminina, ed è in grado di controllare la crescita e lo sviluppo delle cellule staminali dell’intestino che, nei pazienti diabetici, hanno una crescita anormale responsabile della cosiddetta enteropatia diabetica, un disturbo gastrointestinale di cui soffre circa l’80% delle persone con diabete mellito. La patologia provoca in questi pazienti malassorbimento, dolori, diarrea e ritardo nella crescita.
In questo lavoro i ricercatori hanno modificato geneticamente il recettore dell’ormone creando una molecola iniettabile in grado di modulare i livelli di ormone e, di conseguenza, controllare la crescita e la morte delle cellule staminali che provocano l’insorgenza e la successiva progressione delle complicanze intestinali. L’ormone IGFBP3 si lega al recettore TMEM219, presente sulla superficie delle cellule staminali, e attiva un segnale suicida all’interno delle staminali stesse. Il team del dott. Fiorina ha ricreato in laboratorio la parte esterna del recettore, rendendola solubile e quindi in grado di diventare falso bersaglio per l’ormone alterato. In questo modo il recettore ricombinato previene completamente il legame tra l’ormone e il recettore sulle staminali, creando un effetto protettivo.
“I risultati ottenuti in vitro sono promettenti e aprono la strada a un nuovo trattamento delle malattie intestinali, oltre a creare le basi per un nuovo approccio nell’utilizzo delle cellule staminali a fini terapeutici” afferma il dott. Fiorina.
Va ricordato che le cellule staminali intestinali, presenti nelle cripte intestinali, mantengono l’integrità della mucosa e ogni loro anomalia si riflette nell’incapacità a rigenerare la mucosa intestinale.
Conclude Francesca D’Addio, prima autrice del lavoro: “La nostra speranza è che questi risultati siano validati ulteriormente nell’ambito di studi clinici più ampi con l’obiettivo di trasferire al letto del paziente un nuovo ed efficace trattamento”.
Le ricerche sono state finanziate anche dal Ministero della Salute italiano.
Circulating IGF-I and IGFBP3 Levels Control Human Colonic Stem Cell Function and Are Disrupted in Diabetic Enteropathy – Cell Stem Cell
Francesca D’Addio1,2,15, Stefano La Rosa3,15, Anna Maestroni2, Peter Jung4 Elena Orsenigo5 Moufida Ben Nasr1,2, Sara Tezza1,2, Roberto Bassi1,2, Giovanna Finzi3, Alessandro Marando3, Andrea Vergani1,2, Roberto Frego6, Luca Albarello7, Annapaola Andolfo8, Roberta Manuguerra9, Edi Viale6, Carlo Staudacher5, Domenico Corradi9, Eduard Batlle4,10, David Breault11, Antonio Secchi2,12, Franco Folli13,14 and Paolo Fiorina1,2
- Nephrology Division, Boston Children’s Hospital, Harvard Medical School, Boston, MA 02115, USA
- Transplant Medicine, IRCCS Ospedale San Raffaele, Milan 20132, Italy
- Department of Pathology, Ospedale di Circolo, Varese 21100, Italy
- Institute for Research in Biomedicine (IRB Barcelona), Barcelona 08028, Spain
- Surgery, IRCCS Ospedale San Raffaele, Milan 20132, Italy
- Gastroenterology, IRCCS Ospedale San Raffaele, Milan 20132, Italy
- Pathology Unit, IRCCS Ospedale San Raffaele, Milan 20132, Italy
- ProMiFa, Protein Microsequencing Facility, IRCCS Ospedale San Raffaele, Milan 20132, Italy
- Department of Biomedical, Biotechnological and Translational Sciences, Unit of Pathology, University of Parma, Parma 43121, Italy
- Institucio´ Catalana de Recerca i Estudis Avanc¸ ats (ICREA), Barcelona 08028, Spain
- Division of Endocrinology, Boston Children’s Hospital, Harvard Medical School, Boston, MA 02115, USA
- Vita Salute San Raffaele University, Milano 20132, Italy
- Department of Medicine, Division of Diabetes, University of Texas Health Science Center at San Antonio, San Antonio, TX 78229, USA
- Department of Internal Medicine, Obesity and Comorbidities Research Center (O.C.R.C.), State University of Campinas, Sa˜ o Paulo 13100,Brazil
- Co-first author
fonte: ufficio stampa