a cura del prof. Fabio Ayala, Direttore della Clinica Dermatologica dell’Università Federico II di Napoli
La dermatite atopica (sinonimi: eczema atopico; in alcune aree geografiche: crosta lattea, quando inizia durante il primo anno di vita) è una patologia infiammatoria cutanea molto frequente, che si manifesta essenzialmente come un eczema, ovvero con chiazze arrossate, piccole vescicole delle dimensioni di una capocchia di spillo, cute irritabile e secca, pruriginosa, tendenza alle recidive.
Colpisce prevalentemente i bambini ed è in costante aumento; si calcola che, nei paesi industrializzati, circa il 20% di tutti bambini ne sia affetto. Nella maggior parte dei casi va in remissione nei primi 5-7 anni di vita o entro l’adolescenza ma può protrarsi fino all’età adulta oppure può aver inizio anche nella stessa età adulta.
Nella dermatite atopica l’alterazione della barriera cutanea (costituita dallo strato corneo dell’epidermide e dal cosiddetto film idrolipidico di protezione) è geneticamente determinata, predispone ad un’anomala interazione tra cute e fattori ambientali, con conseguente abnorme risposta immunitaria, che innesca l’infiammazione cutanea.
Data la natura infiammatoria, è buona norma ricorrere a trattamenti locali con antinfiammatori/immunomodulanti (cortisonici, tacrolimus, pimecrolimus, etc.) oltre ad emollienti e idratanti, le cui formulazioni moderne si avvicinano molto alla composizione dei normali grassi (lipidi) cutanei, che risultano alterati in gran parte dei pazienti.
La dermatite atopica può manifestarsi in forma lieve o anche grave, con prurito molto intenso, interessamento di gran parte della superficie cutanea e profonda alterazione della qualità della vita di questi pazienti, che si tratti di bambini o adulti. In tali casi è necessario far ricorso a trattamenti generali (esposizione a lampade che emettono radiazioni ultraviolette UV, cortisonici per via generale, ciclosporina), che possono durare anche mesi. Le sorgenti artificiali di UV non sono quelle disponibili presso i comuni centri estetici o abbronzanti ma devono rispondere a determinate caratteristiche di sicurezza ed efficacia, e devono essere utilizzate sotto stretto controllo medico. Oggi si utilizzano soprattutto sorgenti di NB-UVB (cosiddetto UVB a banda stretta; NB= narrow band) e di UVA1.
Recentemente sono stati pubblicati i risultati di studi, che indicano la dermatite atopica come malattia infiammatoria sistemica per la coesistenza, statisticamente significativa, di altre patologie (malattie infiammatorie intestinali, artrite reumatoide, depressione, disturbi cardiovascolari, diabete), in particolare nei soggetti adulti con dermatite atopica.
Data, quindi, la complessità della malattia, la sua elevata frequenza, la compromissione della qualità della vita e le (ancora da definire appieno) caratteristiche cutanee molto variabili nell’adulto, è in atto uno studio multicentrico italiano che, mediante una piattaforma nazionale online, sta raccogliendo dati clinici, epidemiologici e anamnestici riguardanti pazienti con dermatite atopica dell’adulto. Lo sviluppo di una rete informatica non è solo importante come punto di contatto tra i ricercatori, ma anche per il futuro sviluppo di un ponte bidirezionale medico-paziente, consentendo una migliore comprensione delle reciproche esigenze d’informazione, educazione e supporto affinché il paziente possa affrontare al meglio questa particolare dermopatia.
Le principali novità riguardano sia il campo della ricerca sia quello della prevenzione e del trattamento.
È ormai chiaro che nella pelle dell’atopico si producono numerose interleuchine (IL), di cui alcune (IL-4 e IL-13) possono spiegare sia l’infiammazione e il prurito, sia la particolare suscettibilità alle infezioni di questi pazienti, in quanto inibiscono la produzione dei peptidi antimicrobici, sistema complesso primordiale di difesa dell’essere umano dalle infezioni.
Recentemente, fra i fattori causali della dermatite atopica, è stato dimostrato anche il coinvolgimento di particolari globuli bianchi, i linfociti Th17, i cui livelli altalenanti anche contribuirebbero all’infiammazione e alla difesa dalle infezioni.
Nella prevenzione delle frequenti recidive i nuovi tessuti occupano un importante posto. Per anni il cotone è stato considerato l’unico tessuto confortevole per i problemi degli atopici. Oggi possono essere utilizzati nuovi tessuti e fibre (seta privata della sericina, polipropilene, fibre con ioni d’argento; ma anche cuciture ed etichette esterne) sia nelle fasi acute sia in quelle croniche, contribuendo in maniera significativa a ridurre la sensibilità e l’irritabilità della pelle dell’atopico. Questi tessuti sono frutto della collaborazione stretta tra industria tessile e dermatologi.
E infine, in un futuro ormai molto prossimo, come nella psoriasi da più di 10 anni, sarà possibile ricorrere a farmaci bio(tecno)logici, estremamente selettivi e capaci di interferire con i principali mediatori dell’infiammazione della dermatite atopica.
L’importanza del tema è sottolineato dalla recente creazione della “Associazione Nazionale Dermatite Atopica” (ANDeA), associazione di pazienti, le cui finalità e caratteristiche organizzative sono state presentate in Senato lo scorso aprile.