Demenza: più ricerca in Italia, ma scarseggiano i servizi di assistenza

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Il Dementia Monitor Europeo 2017 misura come i Paesi europei affrontano la demenza. L’Italia è il Paese più coinvolto nella ricerca, ma scarseggiano i servizi di assistenza e manca un adeguato riconoscimento della demenza come priorità di salute pubblica. La Federazione Alzheimer Italia commenta i risultati dell’indagine di Alzheimer Europe

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Milano, 7 luglio 2017 – Alzheimer Europe, l’organizzazione che riunisce 39 Associazioni Alzheimer in Europa, ha presentato nei giorni scorsi al Parlamento Europeo, davanti ai delegati delle associazioni e delle principali aziende farmaceutiche, a esperti e professionisti, la pubblicazione “European Dementia Monitor”.

Obiettivo principale dell’indagine, che ha riguardato tutti gli Stati membri dell’Unione europea (ad eccezione dell’Estonia), nonché Albania, Bosnia-Erzegovina, Jersey, Israele, Monaco, Norvegia, Svizzera e Turchia, è confrontare e valutare le strategie e le politiche dei Paesi europei di fronte alla sfida della demenza in base a dieci differenti categorie:

  1. La disponibilità di servizi di assistenza
  2. L’accessibilità dei servizi di assistenza
  3. Il rimborso dei medicinali
  4. La disponibilità di studi clinici
  5. Il coinvolgimento della nazione nelle iniziative europee di ricerca sulla demenza
  6. Il riconoscimento della demenza come priorità
  7. Lo sviluppo di iniziative a favore delle persone con demenza
  8. Il riconoscimento dei diritti legali delle persone con demenza e dei loro familiari
  9. La ratifica dei trattati internazionali e europei sui diritti umani
  10. Il riconoscimento dei diritti dei familiari riguardanti la cura e il lavoro

“La nostra organizzazione ha lottato strenuamente per il riconoscimento della demenza come priorità di salute pubblica – ha dichiarato Jean Georges, direttore esecutivo di Alzheimer Europe – e ha invitato i governi europei a sviluppare strategie nazionali per far fronte alla demenza. Lo scopo di questa pubblicazione è quello di valutare quali paesi garantiscono una politica più aperta e favorevole e sono in grado di assicurare il miglior supporto e trattamento alle persone con demenza e ai loro familiari”.

Dall’indagine è emerso che nessun dei 36 Paesi considerati merita il punteggio pieno in tutte e dieci le categorie e che persistono differenze significative tra uno e l’altro.
L’Italia è il paese più impegnato, coinvolto e attivo nelle collaborazioni di ricerca europee, ma si posiziona solo a metà della classifica generale (stilata sulla base dei risultati ottenuti dagli Stati nei singoli domini, ciascuno dei quali contribuisce al 10% dello score totale), con evidenti differenze tra i punteggi raggiunti nelle dieci categorie.

“Se da un lato noi italiani abbiamo ottenuto il primato nel coinvolgimento nella ricerca, siamo invece carenti sul fronte della disponibilità e ancora più nell’accessibilità dei servizi di assistenza, a cui si aggiunge un basso riconoscimento della demenza come priorità di salute pubblica – sottolinea Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia – L’iniziativa delle Dementia Friendly Community, avviata ormai da un anno dalla Federazione Alzheimer Italia sulla scia del modello inglese di Alzheimer’s Society, va proprio nella direzione di cercare di colmare queste mancanze. Essere una Comunità Amica significa infatti migliorare la qualità di vita delle persone con demenza e delle loro famiglie, promuovendo l’inclusione attraverso iniziative mirate e incontri formativi che rendano ogni cittadino, ogni lavoratore, ogni persona più informata e quindi più consapevole. Il nostro obiettivo è proseguire su questa strada per i prossimi anni, rafforzati dai positivi esempi di altri Paesi europei e continuando a farci portavoce degli sviluppi a livello internazionale, nella speranza che le istituzioni italiane si rendano conto della portata e dell’urgenza delle demenze”.

La classifica generale vede al primo posto la Finlandia con un punteggio complessivo del 75,2%, seguita da Inghilterra (72,4%), Paesi Bassi (71,2%), Germania (69,4%) e Scozia (68,8%) e l’Italia 52,9%.

Per quanto riguarda le singole categorie, la Finlandia ha ottenuto il punteggio più alto per quanto riguarda la disponibilità e l’accessibilità dei servizi di assistenza e, insieme a Paesi Bassi e Inghilterra, vanta le migliori iniziative di inclusione e di dementia-friendly community.

Belgio, Irlanda, Svezia e Regno Unito (sia Inghilterra sia Scozia) hanno guadagnato il primo posto nel rimborso dei medicinali: in questi Stati, infatti, tutti i trattamenti anti-demenza sono rimborsati integralmente dal Servizio sanitario ed è presente una politica per limitare l’uso inappropriato di antipsicotici.

Germania, Francia e Spagna hanno ottenuto il punteggio massimo nella categoria di sperimentazione clinica, mentre Irlanda e Norvegia sono i paesi che si sono distinti per essere stati i primi a riconoscere la demenza come priorità politica e di ricerca nazionale.

Germania, Francia, Israele, Paesi Bassi, Slovenia e Regno Unito (sia Inghilterra che Scozia) hanno seguito le raccomandazioni di Alzheimer Europe sul rispetto dei diritti legali delle persone con demenza e dei loro familiari, mentre l’Irlanda si è posizionata per prima per quanto riguarda i diritti di cura e di lavoro riconosciuti, e Finlandia e Norvegia hanno ratificato le convenzioni internazionali e europee sui diritti umani.

Deirdre Clune, Membro irlandese del Parlamento Europeo, ha accolto con favore i risultati del Monitor europeo sulla demenza: “Come membro del Parlamento europeo e della European Alzheimer Alliance, sono interessata a conoscere come i paesi europei differiscono nei loro approcci alla cura e al trattamento della demenza. Mi auguro che questa pubblicazione possa essere un incentivo per alcuni stati a migliorare ulteriormente il loro sostegno alle persone con demenza e ai loro familiari e a imparare da quei paesi che hanno messo in atto politiche più favorevoli nei loro confronti”.

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