Roma, 21 dicembre 2017 – La COSMED, principale Confederazione della Dirigenza medica e sanitaria, ha accolto con favore la calendarizzazione del disegno di legge, che finalmente approda all’aula del Senato dopo quasi 1400 giorni. Sembra scongiurato il rischio di veder decadere, per lo scioglimento delle Camere, un provvedimento a lungo atteso che risolve problematiche già oggetto di proposte di legge nella precedente legislatura.
Dopo anni troverebbero realizzazione contenuti innovativi di utilità per tutta la collettività e istanze fondamentali per l’attività dei professionisti della sanità quali l’applicazione della medicina di genere, il coinvolgimento delle associazioni di pazienti, la riforma della sperimentazione di medicinali e dispositivi, il riordino e l’istituzione di albi per le professioni sanitarie, il contrasto all’abusivismo, il riconoscimento dei Medici del Ministero della Salute come parte integrante del SSN.
Tutti aspetti che rafforzano il rapporto medico-paziente qualificando i professionisti sanitari e fornendo al cittadino garanzie di prestazioni effettuate da soggetti qualificati e autorizzati.
Una legge che interessa centinaia di migliaia di operatori sanitari e milioni di cittadini, la quale, in successivi decreti attuativi, dovrà rispondere anche alle preoccupazioni di parte del mondo Ordinistico, anche in riferimento alle modalità elettive dei propri organi statutari. Certamente in quella sede andrà tutelata l’indipendenza e l’autonomia delle professioni con la massima disponibilità, da parte del Ministero della Salute, a recepire le istanze dei professionisti della sanità pubblica. A fronte di questo passaggio non è inutile ricordare che il disegno di legge qualifica gli Ordini professionali come organi sussidiari e non più semplicemente ausiliari dello Stato.
Come in ogni processo di riforma saranno necessari successivi aggiustamenti, attraverso la partecipazione di tutti i soggetti interessati, ed in particolare dei professionisti della sanità. Tuttavia, sarebbe una grave responsabilità della politica non fare prevalere l’interesse generale, mandando perduto il lavoro di anni, con grave pregiudizio alla credibilità delle stesse Istituzioni politiche e professionali.