Roma, 11 ottobre 2017 – L’ordine professionale dei Medici, regolato da una legge del dopoguerra, è certo organismo imperfetto, specchio più o meno fedele della società politica, e di quella civile. L’articolo 4 del Ddl Lorenzin, nella stesura in discussione alla Camera dei Deputati, va però, a giudizio dell’Anaao Assomed, al di là dell’esigenza di un adeguamento, da tutti condiviso, per proporre elementi negativi che sembrano creati apposta per suscitare sfiducia e conflitti.
L’inevitabile bocciatura da parte delle rappresentanze istituzionali della professione esprime, infatti, il rifiuto di una riforma nata in una “travagliata navetta tra i due rami del Parlamento”, nella tenaglia tra il populismo ostile ai corpi intermedi e l’ossessione di normare fino ai più minuti dettagli, al di fuori di una idea di sanità e di professione che rispetti, anche in un contesto sociale profondamente cambiato, il ruolo di chi, come Medici, è chiamato a garantire la esigibilità di un diritto fondamentale come la salute dei cittadini.
In un quadro politico, inoltre, che favorisce l’emergere in sanità di una confusione conflittuale di identità professionali vecchie e nuove, corollario alla svalorizzazione del ruolo e del lavoro medico. Se a prevalere non è la ragione ma la logica dell’inseguimento delle singole specificità sociali e parlamentari, nascono ordinamenti scomposti, propri di una società frammentata.
Alle leggi spetta delineare i principi e le regole del gioco. Si demandino ad atti di rango secondario i compiti di declinare ed adattare ai tempi che cambiano le modalità attuative, anche quelle riguardanti procedure elettorali. Per le quali la politica, nel necessario adeguamento, non può pensare di imporre agli altri quello che non vorrebbe fosse fatto a se stessa, avventurandosi anche in inventive, quali il voto telematico, la cui affidabilità è ancora sub iudice.
La FNOMCeO è organo dello Stato e come tale deve rivendicare per la sua dirigenza un ruolo di interlocuzione dalla politica senza sottrarsi alla apertura del dialogo ed al confronto costruttivo, per evitare di aspettare altri 70 anni un necessario adeguamento normativo. Tanto più di fronte ad una categoria alle prese con il peggioramento delle condizioni di lavoro e difficili rinnovi di contratti e convenzioni, ed alla incertezza sulle condizioni della sostenibilità di un SSN in progressivo definanziamento in cui il collasso del sistema formativo mette a rischio il futuro dei giovani e la stessa disponibilità di medici per la sanità pubblica.