Ddl Concorrenza, Ruggiero LPI: “Non rispetta le regole della Comunità Europea”

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Il dott. Ivan Giuseppe Ruggiero, presidente Libere Parafarmacie Italiane-LPI, invia una lettera ai massimi esponenti del Governo

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Napoli, 5 luglio 2017 – Le leggi della Comunità Europea – parlo del recente progetto di direttiva europea uscito a Gennaio dalla Commissione Europea – che al momento non escludono le professioni sanitarie, prevedono maggiore concorrenza, aggiungo leale e senza discriminazioni. Prevedono, inoltre, anche i principi di favorire la libera circolazione e rimuovere i vincoli all’accesso alle professioni.

L’obiettivo della Commissione è di creare nuove opportunità per cittadini e imprese e ricorda le quattro libertà del mercato unico cioè la libera circolazione di capitali, servizi, beni e persone, e che la loro attuazione è fondamentale per avvicinare l’UE ai cittadini; la Commissione rileva che senza un’efficace politica di concorrenza dell’UE il mercato interno non è in grado di esprimere tutto il suo potenziale.

La cosa più importante del progetto europeo è che introduce il “test di proporzionalità” sulle nuove norme in tema di professioni. La proposta, che riprende alcuni aspetti della direttiva Bolkestein, introduce l’obbligo di sottoporre a un test di proporzionalità le nuove regolamentazioni delle professioni (o modifiche), prima della loro adozione, con la conseguenza che ogni stato verrà chiamato a giustificare qualsiasi disposizione nazionale che metta paletti e limiti all’accesso alle professioni o al loro esercizio, valutando se tali disposizioni siano necessarie e idonee a garantire il conseguimento dello scopo perseguito a favore della popolazione – per esempio questioni di salute pubblica e sicurezza – e non vadano oltre quanto necessario per il raggiungimento di tale scopo, ovvero non siano sproporzionate.

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Dott. Ivan Giuseppe Ruggiero

Questo significa, viste le ultime dinamiche del Ddl Concorrenza, che il nostro Stato e Governo potrebbe essere chiamato per giustificarsi dei seguenti provvedimenti:

  1. di non avere creato l’accesso alla professione per i farmacisti titolari di parafarmacia, limitando e abrogando provvedimenti atti a rendere libera la professione e stimolare la concorrenza come le “liberalizzazioni della Fascia C”, discriminando le parafarmacie e i loro titolari farmacisti, andando contro le esigenze dei cittadini italiani e ai principi della Comunità Europea;
  2. di aver creato un provvedimento di “liberalizzazioni spinte” che non seguono uno scopo a favore della popolazione e della salute pubblica, come l’entrata dei capitali in un settore protetto come quello delle farmacie. Anzi, questo tipo di provvedimento creerà oligopoli e logiche di mercato, che potrebbero mettere a rischio la salute pubblica, andando contro le esigenze dei Cittadini Italiani e ai principi della Comunità Europea.

Un tema che dovrebbe preoccupare il nostro Governo, che potrebbe essere chiamato a giustificarsi su un provvedimento sulla concorrenza, appunto il Ddl Concorrenza che presto si presenterà al Senato.

Se vero che stare in Europa significa rispettare le leggi della Comunità Europea, il nostro “impianto normativo” attuale non può essere definito condiviso e in sintonia con le normative dei progetti di Direttiva Europea. Bisogna cambiare rotta, questo è il segnale che vorrei dare ai politici italiani, che fino a questo momento ci hanno escluso, escluso le parafarmacie, da ogni provvedimento legislativo fino a oggi realizzato.

Noi chiediamo l’accesso libero alla nostra professione, come previsto anche dalle normative europee e non solo, nulla di strano, consapevoli che tale provvedimento non solo gioverebbe all’economia italiana – generando una leale concorrenza e abbassamento dei prezzi dei farmaci – ma darebbe al cittadino un diritto sacrosanto, quello della libertà di cura, essere liberi di scegliere come curarsi e non negargli l’accesso ai farmaci, come previsto dalla nostra Costituzione.

Il tutto sempre nel rispetto della tutela della salute pubblica, perché dietro alla dispensazione dei farmaci di Fascia C ricordo che vige la presenza di un farmacista, che lavora secondo principi di etica morale e professionale e soprattutto, nel caso dei farmaci di Fascia C, seguirebbe le disposizioni del medico, attraverso il massimo strumento di tutela della salute pubblica che è la “ricetta medica”.

Speriamo quindi nel buon senso dei nostri politici italiani ad ascoltare la nostra voce, perché non è la voce degli “imprenditori scaltri”, non è la voce delle “multinazionali”, non siamo “capitalisti con logiche commerciali”, siamo professionisti, operatori sanitari, al servizio della tutela della salute pubblica. Perché dare ai capitali, magari anche esteri, la possibilità di entrare in un settore protetto come le farmacie, con tutti i rischi che ne derivano, anche per la salute pubblica e non dare ai farmacisti titolari di parafarmacia la possibilità di mettersi al servizio dei propri cittadini e clienti, solo esercitando liberamente e senza vincoli la propria professione? E’ un’ingiustizia che porterà conseguenza per l’Italia, pagheremo un duro prezzo per queste scelte ingiustificate.

Se non sarà cambiato questo Ddl Concorrenza, purtroppo, potrebbero nascere ricorsi alla Corte di Giustizia Europea perché un tale impianto normativo, appunto quello italiano, potrebbe mettere in discussione un principio fondamentale, che sta a cuore dell’Europa e cioè la tutela della salute pubblica.

Per questo ci auguriamo che con questa mia lettera, inoltrata ai massimi esponenti del nostro Governo e non solo, sia riesaminato e rivisto il Ddl Concorrenza e la situazione delle parafarmacie, nell’interesse dei cittadini italiani e dell’Italia.

Dott. Ivan Giuseppe Ruggiero
Presidente Libere Parafarmacie Italiane
Manager Settore Farmaceutico

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