Il testo che uscirà dal Senato sulla distribuzione dei farmaci in Italia è contrario agli interessi dei cittadini, costruito unicamente per favorire gli interessi di gruppi economici ben precisi e tutelare rendite di posizione acquisite
Roma, 13 luglio 2016 – Mentre la Commissione Industria del Senato respinge gli emendamenti tesi a liberalizzare i farmaci con ricetta pagati direttamente dai cittadini (Fascia C) perché inammissibili rispetto alle ultime correzioni dei relatori, ma in realtà unico provvedimento vero in favore dell’allargamento della concorrenza nel settore della distribuzione del farmaco, è possibile tracciare un primo bilancio.
Il testo che uscirà dal Senato sulla distribuzione dei farmaci in Italia è contrario agli interessi dei cittadini, costruito unicamente per favorire gli interessi di gruppi economici ben precisi e tutelare rendite di posizione acquisite. Non aumenta la concorrenza, ma al contrario la restringe trasformando il monopolio delle farmacie in un oligopolio. Il tetto del 20% sulla proprietà delle farmacie su base regionale è inutile paletto, “specchio per le allodole” facilmente aggirabile su base nazionale.
Il testo che uscirà dalla Commissione non arreca vantaggi né per i cittadini né per i farmacisti sino ad ora esclusi. Il settore della distribuzione dei farmaci è fermo al dopo decreto Bersani, da quel provvedimento in poi non si è allargata ulteriormente la concorrenza. Non lo ha fatto il “Salva Italia” di Monti con il concorso straordinario per nuovi sedi, ricordiamo uscito dal ‘cilindro’ proprio per bloccare la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, perché sostanzialmente bloccato dai mille ricorsi al Tar e dai ritardi ad arte provocati.
A questo punto l’appello è perché nella discussione in aula le forze realmente liberali del Paese facciano emergere queste pesanti contraddizioni per cancellare qualsiasi alibi da parte di forze politiche che di liberale ormai non hanno più nulla.
fonte: ufficio stampa