Roma, 11 settembre 2020 – Dagli screening per il cancro alle terapie per l’HIV, passando attraverso le vaccinazioni. Il 90% dei Paesi segnala di aver avuto interruzioni dei servizi sanitari essenziali a seguito della pandemia da Sars-Cov-2. A rivelarlo è la prima indagine sull’impatto del Covid-19 sui sistemi sanitari, realizzata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
I dati raccolti da 105 Paesi nel periodo da marzo a giugno 2020 mostrano che quasi tutti hanno subito interruzioni dei propri servizi sanitari, anche se i Paesi a basso e medio reddito sono quelli che hanno segnalato le maggiori difficoltà.
“Il sondaggio mette in luce le crepe nei nostri sistemi sanitari, ma serve anche a progettare nuove strategie per migliorare la fornitura di assistenza sanitaria durante e dopo la pandemia”, ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale OMS.
Le aree più frequentemente interrotte includevano le vaccinazioni (70%), la diagnosi e cura di malattie non trasmissibili (69%) come quelle cardiovascolari, l’offerta della contraccezione (68%), le terapie per le malattie mentali (61%), la diagnosi e cura del cancro (55%). I Paesi hanno anche segnalato interruzioni nel trattamento della malaria (46%), nel rilevamento dei casi di tubercolosi (42%) e nel trattamento antiretrovirale (32%).
Non sono mancate interruzioni ai servizi di emergenza: come il pronto soccorso h24 (interrotti nel 22% dei Paesi), le trasfusioni di sangue urgenti (23%) e la chirurgia d’urgenza (19%). A pesare, la ridistribuzione del personale per fornire assistenza Covid-19, l’indisponibilità dei servizi a causa di chiusure e le interruzioni nella fornitura di attrezzature mediche e di prodotti sanitari.
“Il Covid-19 – ha concluso Ghebreyesus – dovrebbe essere una lezione per tutti i Paesi. Dobbiamo prepararci meglio per le emergenze, ma anche continuare a investire in sistemi sanitari che rispondano pienamente ai bisogni delle persone durante tutto il corso della vita”.
(fonte: AIOM News)