Roma, 30 gennaio 2025 – ENEA ha identificato alcune molecole benefiche presenti nel caffè che possono essere utilizzate per sviluppare nuovi prodotti in campo alimentare, nutraceutico, cosmetico e agricolo. Pubblicata sulla rivista di settore Plants, la ricerca è stata condotta con il supporto di alcuni istituti di ricerca messicani e dell’Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana (IILA). Lo studio è di particolare rilievo in quanto mette in evidenza le proprietà della cascara (buccia essiccata), tra i sottoprodotti finora meno studiati del caffè.
“Gli scarti del chicco di caffè sono spesso considerati un problema ma, grazie alla ricerca scientifica, possono trasformarsi in ‘miniere’ di molecole benefiche, come antiossidanti, polifenoli, carotenoidi, flavonoidi e minerali, per realizzare prodotti a valore aggiunto per vari settori”, spiega la ricercatrice ENEA Loretta Bacchetta, coautrice dello studio insieme ai colleghi Oliviero Maccioni (Laboratorio di Bioeconomia circolare rigenerativa), Gianfranco Diretto e Sarah Frusciante (Laboratorio Biotecnologie GREEN).
“Abbiamo identificato il numero più alto di sempre di molecole non volatili della cascara essiccata, ben 93, aprendo la strada a un suo migliore riutilizzo, in linea con i principi di economia circolare e bioeconomia, generando reddito aggiuntivo per i coltivatori di caffè” aggiunge Bacchetta.
Per questa ricerca ENEA ha scelto il Messico come caso di studio, in particolare l’area montuosa della Sierra de Zongolica, a Veracruz, dove viene coltivato caffè di alta qualità senza l’uso di pesticidi, fertilizzanti e altre sostanze chimiche.
“In quella regione del Messico i sistemi agricoli tradizionali si trovano ad affrontare grandi sfide legate ai cambiamenti climatici e socioculturali, oltre che a relazioni commerciali asimmetriche (circa l’80% del guadagno va alle aziende che qui lo acquistano)”, sottolinea Bacchetta.
“Per questi motivi – aggiunge – un gruppo di 20 famiglie di coltivatori di caffè ha avviato un processo di diversificazione rispetto alla produzione di caffè, riutilizzando i suoi sottoprodotti, in particolare la cascara essiccata sotto forma di fertilizzante (il 40%) e di infuso per bevande (5%). Ma si tratta di un prodotto che potrebbe essere utilizzato anche come additivo nutrizionale e funzionale in campo alimentare, come ad esempio già succede in Svizzera”.
Oltre alla cascara, gli altri sottoprodotti della lavorazione del caffè, come il pergamino e la silverskin, possono svolgere un ruolo di antiossidanti e additivi antifungini grazie ai loro composti polifenolici. In particolare, il pergamino può essere utilizzato come erbicida intorno agli alberi da frutto, mentre la silverskin può diventare un ingrediente alimentare, addensante e colorante, oltre a essere utilizzato negli infusi e per migliorare le proprietà fisiche e chimiche del suolo agricolo nella coltivazione di funghi commestibili.
La produzione di caffè si concentra nei paesi in via di sviluppo situati tra i due tropici, dove rappresenta una quota considerevole del reddito derivante dalle esportazioni e costituisce una fonte chiave di sostentamento per oltre 25 milioni di famiglie. Il caffè è il secondo prodotto più scambiato al mondo, superato solo dal petrolio. La produzione mondiale per il 2023-2024 è stimata in circa 180 milioni di sacchi da 60 kg (57% qualità Arabica e il 43% Robusta), mentre i sottoprodotti (sia della lavorazione del prodotto fresco che della torrefazione), sono calcolati nel biennio in circa 840 milioni di sacchi.
“Considerando la volatilità dei prezzi internazionali del caffè, i fattori ambientali come il cambiamento climatico e i parassiti, il commercio e la valorizzazione dei sottoprodotti del caffè potrebbero essere vantaggiosi per le famiglie produttrici, l’industria globale del caffè e l’ambiente”, conclude Bacchetta.