Gli esperti della Società Italiana di Andrologia (SIA), segnalano come il declino demografico in Italia vada di pari passo anche con l’aumento dell’infertilità maschile, peggiorata con la pandemia che ha scoraggiato visite e controlli dall’andrologo e il ricorso a procedure di conservazione dei gameti
Roma, 21 marzo 2022 – Se padri non si riesce a diventare, l’infertilità della coppia nella metà dei casi dipende anche da fattori maschili che nel 30% dei casi sono ritenuti gli unici responsabili. L’Italia sta perdendo la prossima generazione ed è riuscita a battere un altro record negativo con poco più di 400.000 nati nel 2020, in calo del 30% negli ultimi 10 anni. Le cause del fenomeno della denatalità sono da ricercarsi in diversi ambiti, ma in quello sanitario un ruolo importante riveste il crollo della fertilità maschile, preservarla e proteggerla può servire a invertire la rotta del declino demografico.
“Il calo delle nascite in Italia va di pari passo con l’aumento dell’infertilità maschile che negli ultimi 30 anni è raddoppiata e oggi sono circa due milioni gli italiani che rischiano di essere ‘mancati’ papà – spiega Alessandro Palmieri, presidente SIA – Alcol, fumo, obesità e sedentarietà ma anche le diagnosi tardive di infezioni come il varicocele, sono tutti fattori che stanno compromettendo la fertilità, su cui incide anche il riscaldamento globale”.
“La pandemia – commenta preoccupato Palmieri – ha ulteriormente aggravato il quadro, scoraggiando visite e controlli dall’andrologo e frenando il ricorso a procedure di conservazione dei gameti. Secondo l’ultima relazione ministeriale sulla legge 40, presentata a gennaio scorso, sono 1.300 i bimbi in meno nati nel 2020 da procedure assistite a basso grado di tecnologia e 7 centri italiani PMA su 10 durante la pandemia hanno sospeso la loro attività”.
“In una situazione di declino demografico intraprendere un corretto percorso di diagnosi e cura delle cause maschili dell’infertilità – sottolinea l’esperto – potrebbe servire a frenare il calo delle nascite ed evitare PMA inutili o quantomeno ridurre significativamente la percentuale di insuccesso delle procedure. Per questo è necessario sensibilizzare e aumentare l’informazione cosi che gli uomini possano rivolgersi con fiducia all’andrologo” conclude Palmieri.