Roma, 12 luglio 2018 – “Polemiche strumentali che non fanno altro che trascinare nell’agone politico un tema di umanità”. Così la Croce Rossa Italiana commenta le recenti dichiarazioni del fondatore di Emergency Gino Strada nella trasmissione “In onda” su La 7 e le conseguenti dispute scaturite da esse ed enfatizzate sui social media.
“Nelle ultime ore siamo stati inconsapevolmente protagonisti di un dibattito ideologico da cui prendiamo immediatamente le distanze. Eppure però teniamo a sottolineare alcuni punti sostanziali per restituire verità a tutta l’operazione SAR nel Mar Mediterraneo di cui ci siamo fatti carico nel 2016.
La Croce Rossa Italiana è salpata con proprio personale medico-sanitario a bordo di entrambe le imbarcazioni del MOAS, Phoenix e Responder, tra giugno e agosto del 2016 fino alla conclusione dell’operazione nel dicembre dello stesso anno. Quella missione, grazie alla quale sono state tratte in salvo più di 9 mila persone in 5 mesi, è stata resa necessaria dall’interruzione del programma ‘Mare nostrum’ e dall’aumento delle vittime in mare. Si è trattato, quindi, di un’operazione temporanea e cuscinetto, tesa a riempire quel vulnus creato dall’assenza di politiche sufficienti.
Tutta la missione si è svolta in un quadro di aiuto internazionale, seppur gestita dalla CRI. La Federazione Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, infatti, ha finanziato l’intera operazione grazie a un appello internazionale, interno al nostro network cui hanno risposto diverse Società Nazionali, fornendo fondi, personale sanitario e logistico, kit igienico sanitario e materiale utile all’assistenza sia a bordo delle navi, sia durante lo sbarco. Non sono stati utilizzati quindi finanziamenti pubblici italiani, ma ovviamente si è lavorato nel pieno rispetto delle Convenzioni e degli accordi internazionali e delle leggi di questo Paese, in pieno coordinamento con le autorità statali e la Guardia Costiera.
Il costo totale dell’operazione quindi, citato da Gino Strada durante la trasmissione tv, non solo non ha pesato in alcun modo sulle casse dello Stato Italiano, ma è stato impiegato per l’utilizzo di ben due imbarcazioni. Fin da subito la nostra condizione per un eventuale accordo con il MOAS prevedeva l’esclusività dell’intervento a bordo, lontano quindi da altre organizzazioni che potessero in qualche modo politicizzare il tema del soccorso in mare. Il principio di neutralità, per noi imprescindibile, ci permette di avere un unico obiettivo: salvare vite umane.
Le dispute e le contese non ci interessano.Un approccio politicizzato e ideologico, infatti, rispetto al tema della salvaguardia e del rispetto dell’essere umano non fa altro che creare fazioni, enfatizzare la percezione distorta sul tema del soccorso in mare e aumentare la distanza da soluzioni umanitarie efficaci e condivise”.