Crisi climatica e disuguaglianze, Save the Children: “Un bambino su tre nel mondo subisce la doppia minaccia di alto rischio climatico e povertà”

Roma, 27 ottobre 2022 – Circa 774 milioni di bambini nel mondo, ovvero un terzo della popolazione infantile mondiale, vivono gli effetti del duplice impatto della povertà e dell’alto rischio climatico. Il Paese con la più alta percentuale di bambini colpiti da questo doppio onere è il Sud Sudan (87%), seguito dalla Repubblica Centrafricana (85%) e dal Mozambico (80%).

Lo rivela Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, nel nuovo rapporto “Generation Hope: 2,4 miliardi di ragioni per porre fine alla crisi globale del clima e della disuguaglianza”, sviluppato con il modello climatico dei ricercatori della Vrije Universiteit Brussel (VUB)[1].

Secondo la ricerca si stima che l’80% dei bambini sia colpito da almeno un evento climatico estremo all’anno, alcuni però sono particolarmente a rischio perché affrontano anche la povertà e hanno una minore capacità di proteggersi e riprendersi[2].

L’analisi ha rivelato che l’India ha il numero totale più alto di bambini che vivono in povertà e che sopportano il peso maggiore della crisi climatica: fino a 223 milioni di bambini. Seguono Nigeria ed Etiopia, con rispettivamente 58 milioni e 36 milioni di bambini che vivono con questo doppio fardello.

Un numero significativo di bambini – 121 milioni – che subiscono la doppia minaccia di alto rischio climatico e povertà vive in Paesi a reddito più elevato[3], e 28 milioni di loro nei Paesi più ricchi del mondo. Più di due su cinque di questi bambini (12,3 milioni) vivono negli Stati Uniti o nel Regno Unito. Inoltre, in tutto il mondo, 183 milioni di bambini affrontano la triplice minaccia di alto rischio climatico, povertà e conflitti. I più colpiti da questo triplo carico, sono i bambini di Burundi (63%), Afghanistan (55%) e Repubblica Centrafricana (41%).

Per Save the Children la crisi climatica e le crescenti disuguaglianze sono un moltiplicatore di rischi, erodendo la resilienza dei bambini e delle comunità agli shock. Se non vengono affrontate con urgenza, la frequenza e la gravità delle crisi umanitarie e del costo della vita aumenteranno negli anni a venire.

Il rapporto è anche frutto di una delle più grandi consultazioni mondiali condotta, tra maggio e agosto 2022, da Save the Children sul cambiamento climatico e le disuguaglianze nel mondo, che ha visto la partecipazione di oltre 54 mila bambine, bambini, adolescenti e giovani in 41 Paesi e che in Italia ha coinvolto più di 300 minori e giovani. La pubblicazione, evidenzia anche come questi rischi si sovrappongano e siano strettamente connessi, esacerbando, l’attuale crisi alimentare, nutrizionale e del costo della vita globale, che sta causando una grave carenza di cibo a 345 milioni di persone in 82 Paesi.

Luciano, 12 anni, vive in un campo profughi in Malawi. La sua famiglia ha perso la casa dopo che il ciclone Ana ha attraversato l’isola dove vivevano. La sua famiglia è uscita di casa e si è arrampicata su un albero, ma il fratello minore è stato spazzato via dalle inondazioni. Luciano ha detto: “Ci siamo trasferiti al campo a causa dell’inondazione del fiume che ci ha sorpreso di notte, mentre dormivamo. Le nostre anatre e i nostri polli hanno cominciato a uscire di casa e sono stati spinti in cerchio dalle acque. Abbiamo cercato di salvarli, ma siamo riusciti a recuperare solo alcuni vestiti. Il mio fratellino era nella parte superiore della casa, quando è crollata e all’improvviso è sparito. Al campo non mangiamo abbastanza cibo. Non era così quando vivevamo dall’altra parte del fiume. Ora ho perso un po’ di peso. Ma io ho speranza e mi auguro di poter vivere di nuovo la vita che ho vissuto prima delle inondazioni. Sono sempre ansioso che le inondazioni colpiscano di nuovo perché l’ultima volta hanno creato un ruscello vicino a casa nostra che può facilmente allagarsi quando piove”.

“In tutto il mondo le disuguaglianze stanno aggravando l’emergenza climatica e i suoi impatti, in particolare sui bambini e sulle famiglie a basso reddito. Data la portata della sfida, sarebbe facile cadere nella disperazione. Ma noi, come generazione di adulti di oggi, dobbiamo imparare da bambini come Luciano e scavare in profondità nelle nostre riserve di speranza per un mondo più giusto e che tuteli l’ambiente. Dobbiamo usare questa speranza cercando di essere creativi nel trovare soluzioni, collaborando con i bambini per arginare la crisi climatica e l’acuirsi delle disuguaglianze, proteggendoli al contempo e rispettando i loro diritti”, ha dichiarato Inger Ashing, CEO di Save the Children International.

“I leader che si apprestano a partecipare alla COP27 e al G20, dovrebbero tenere in primo piano i diritti e le voci dei bambini. È fondamentale che garantiscano risultati ambiziosi, assicurando che ai minori sia assicurata la possibilità di partecipare in modo significativo al processo decisionale. In particolare, i Paesi più ricchi del mondo, che storicamente con le loro emissioni sono responsabili della crisi climatica e del conseguente aumento delle disuguaglianze, devono aprire la strada allo sblocco di finanziamenti per i Paesi che stanno lottando per proteggere i bambini dai suoi impatti, anche attraverso la correzione del sistema globale di riduzione del debito e attraverso i finanziamenti per il clima, in particolare per misure di adattamento e per far fronte ai danni e alle perdite subite” ha aggiunto Ashing.

Il nuovo rapporto è costruito partendo dalla ricerca pubblicata nel 2021 da Save the Children in collaborazione con la Vrije Universiteit Brussel, che ha rilevato che i bambini nati nel 2020 affronteranno in media ondate di calore sette volte più torride durante la loro vita rispetto ai nonni e i neonati in tutto il mondo vivranno in media 2,6 più episodi di siccità.

Il rapporto, con i suoi dati allarmanti, arriva mentre le famiglie di tutto il mondo combattono la peggiore crisi globale alimentare di questo secolo, alimentata da un mix mortale di povertà, conflitti, cambiamenti climatici e shock economici, con gli impatti persistenti della pandemia di Covid-19 e della crisi in Ucraina che stanno facendo salire ulteriormente i prezzi del cibo e il costo della vita.

Un milione di persone sta affrontando condizioni simili alla carestia in cinque Paesi, si stima che una persona ogni quattro secondi muoia di fame. Attualmente, 13,6 milioni di bambini rischiano la vita per la forma più acuta e grave di malnutrizione, come ricorda Save the Children lanciando la campagna #emergenzafame, per dare cibo terapeutico, acqua e cure mediche a tanti bambini malnutriti, a cui tutti possono contribuire inviando un sms o chiamando da rete fissa il 45533, oppure donando con carta di Credito attraverso il numero 800 08 18 18.

L’Organizzazione ha anche lanciato una petizione per chiedere al futuro Governo italiano e alle Istituzioni internazionali che vengano stanziate immediatamente le risorse necessarie per salvare le vite di coloro che sono già colpiti dalla crisi alimentare e ulteriori investimenti per prevenire le emergenze, aumentando significativamente le risorse per la cooperazione internazionale e per uno sviluppo sostenibile per il Pianeta e il benessere delle persone.

Il rapporto globale Generation Hope verrà presentato nel corso di una tavola rotonda a Roma che Save the Children organizza il 27 ottobre, con la partecipazione del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e del Centre on Climate Action and Energy Transition dell’UNDP. L’incontro sarà l’occasione per restituire i risultati della Consultazione globale condotta da Save the Children e far sì che il Governo italiano sia consapevole delle priorità, opinioni e raccomandazioni dei minori e giovani italiani in vista del più importante appuntamento annuale per la lotta al cambiamento climatico, la COP27, che quest’anno si terrà dal 6 al 18 novembre a Sharm el-Sheikh.

La tavola rotonda sarà uno spazio inclusivo di dialogo e scambio tra adolescenti e giovani italiani provenienti da diverse regioni e appartenenti ad alcune delle associazioni giovanili attive in ambito ambientale e climatico, e i rappresentanti istituzionali, nell’auspicio che questo incontro possa stimolare la creazione in Italia di un meccanismo istituzionale di partecipazione dei più giovani alle politiche di contrasto al cambiamento climatico.

[1] Per calcolare il numero di bambini che vivono in povertà e che sono colpiti da un rischio climatico elevato, Save the Children ha stimato la percentuale di bambini colpiti dal clima e di quelli colpiti dalla povertà in 1.925 regioni subnazionali in 159 Paesi, che coprono il 98% della popolazione infantile totale (2,32 miliardi di bambini). La misura della povertà utilizzata nella maggior parte dei Paesi è multidimensionale, i bambini vengono classificati come in condizioni di povertà se subiscono privazioni in almeno una delle seguenti aree: salute, alimentazione, istruzione, alloggio, acqua o servizi igienico-sanitari. Abbiamo stimato la percentuale di bambini che subisce almeno un evento climatico estremo all’anno (incendi, raccolti insufficienti, siccità, inondazioni dei fiumi, ondate di caldo e cicloni tropicali) sulla base di un’analisi della Vrije Universiteit Brussel per Save the Children, utilizzando il più grande database di proiezioni di impatto climatico multimodello disponibile fino ad oggi.

[2] Combinando la quota di bambini in povertà e colpiti da un rischio climatico elevato a livello subnazionale, abbiamo ipotizzato che la povertà fosse equamente distribuita all’interno di quelle regioni, il che probabilmente porta a una sottostima dato che le famiglie più povere vivono spesso in aree più soggette a rischio.

[3] In questo rapporto, ci riferiamo ai paesi a reddito medio-basso come “reddito basso” e ai paesi a reddito medio-alto come “reddito più alto”.

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