Roma, 17 gennaio 2022 – “Continuano le grandi difficoltà in Italia nell’attuale fase della pandemia, per i medici di medicina generale, con una forte pressione e ritmi di lavoro inumami”, così Pina Onotri, Segretario Generale Sindacato Medici Italiani lancia l’allarme.
“Le condizioni di lavoro sono difficilissime anche a causa delle politiche di questi anni che hanno determinato mancanze strutturali per la categoria, a partire della indisponibilità dei sostituti di assistenza primaria, medici di continuità assistenziale e 118. Carenze che stanno diventando drammatiche”.
“Siamo dinnanzi a medici contagiati dal Covid e ammalati che hanno dovuto chiudere gli studi e rimanere comunque reperibili telefonicamente per smistare le urgenze o visite improcrastinabili ai colleghi di studio, già tra l’altro oberati di lavoro. Fino ai casi estremi di donne medico in gravidanza che meditano di dimettersi perché non c’è nessuno che le possa sostituire”.
“A tutto questo si aggiunge il macigno della burocrazia collegata al Covid, come segnalano tanti medici del territorio, ormai sommersi da pratiche e richieste di aiuto di pazienti disorientati da una pessima informazione istituzionale. Centinaia di telefonate arrivano ai medici di medicina generale senza contare i messaggi, mail, accessi a studio con un aumento vertiginoso in queste ultime settimane”.
“Davanti a questo quadro occorre liberare, da subito, i medici di famiglia dalla gestione degli aspetti amministrativi e burocratici correlati al Covid , in modo che si possano dedicare esclusivamente all’assistenza dei pazienti ammalati non solo di Covid”.
“Vorremmo ricordare a tutti che al medico non spetta seguire gli aspetti amministrativi e gestionali della questione, aspetti che dovrebbero essere garantiti dalla gestione automatizzata con il sistema informatizzato della tessera sanitaria e dai SISP ancora drammaticamente carenti a due anni dalla pandemia. I medici di medicina generale non sono autorità sanitarie che possono disporre isolamenti e quarantene, così come deliberato dalle regioni, perché in contrasto con norme legislative nazionali”.
“Respingiamo, quindi, la tesi, sostenuta con superficialità, che i medici di medicina generale non rispondono alle chiamate dei pazienti. I medici si sono prodigati, nonostante tutto e nonostante i morti ancora in attesa di riconoscimento, per essere il primo presidio sanitario di contrasto alla pandemia. È ingeneroso addossare a loro carenze che sono generate dal caos organizzativo e dall’inefficienza dei sistemi sanitari regionali e non è possibile pretendere che assumano funzioni vicarianti per tutte le falle di programmazione che ci sono state. La Segreteria Nazionale dello SMI ha deciso che in mancanza di correttivi alla situazione, sarà costretta a dichiarare lo stato di agitazione”, conclude Onotri.