Roma, 2 febbraio 2021 – “Rispetto all’anno scorso abbiamo imparato alcune cose. Abbiamo imparato che la mascherina serve, che il metro di distanza serve e che le chiusure servono. Abbiamo imparato a fare meno errori nella terapia, ma ancora una terapia che uccide il virus non c’è. Abbiamo i vaccini, ma per fare una vaccinazione di massa dobbiamo chiederci quanto tempo ci si impiega, se abbiamo vaccini a sufficienza e come vengono somministrati”, così Luciano Gattinoni, anestesista rianimatore e Gastprofessor presso l’Università di Gottingen (Germania), ospite del programma “L’imprenditore e gli altri” condotto dal fondatore dell’Università Niccolò Cusano Stefano Bandecchi su Cusano Italia Tv.
“Facendo quattro conti, credo sia irrealistico pensare che entro la fine dell’estate si possano vaccinare 40 milioni di persone – prosegue Gattinoni – Nel frattempo abbiamo la politica degli annunci. Io credo che ne verremo fuori quando il vaccino comincerà a circolare in un modo efficace, se si troveranno terapie più efficaci, se nella testa della gente entrerà il concetto che ammassarsi su un autobus o ammassarsi a fare shopping è un’idiozia. Mettendo assieme tutte queste cose, con in più la speranza che la natura ci dia una mano. Le epidemie le abbiamo avute nel corso di tutta la nostra storia e alcune sono evaporate spontaneamente, questa è la mia segreta speranza”.
“In base alla regola generale, i virus mutano. Qual è la mutazione favorevole per il virus? Quella che gli permette di mutare in santa pace. Un ostacolo per il virus è la morte del soggetto. Se una mutazione rendesse il virus meno letale e gli permettesse una sopravvivenza maggiore, questa variante prenderebbe il sopravvento sulle altre e il virus potrebbe diventare innocuo come un raffreddore. Quello che dobbiamo capire è che è un processo lungo”.
“Quando usciremo dal tunnel, sicuramente fuori dal tunnel non ci sarà lo stesso paesaggio di prima, ci sarà un paesaggio nuovo, dovremo abituarci. Alla stupidità però non c’è rimedio e temo che la stupidità sia imperante nella popolazione, guardando i comportamenti che si vedono in giro, su quello non c’è rimedio”.
Sulla differenza tra Italia e Germania nella gestione della pandemia. “In Germania c’è un’organizzazione del sistema Paese, di cui la sanità fa parte, che è sicuramente migliore rispetto all’Italia, quindi è un Paese più attrezzato ad affrontare le emergenze. Inoltre, i tedeschi sono abituati fin da piccoli a vivere in un sistema in cui l’obbedienza alle regole è digerita. Da noi questo non c’è mai stato”.
“Comunque è profondamente sbagliato ragionare di contrasto al Covid come se fosse un campionato di calcio, per cui la mia nazionale ha fatto meglio delle altre. Il virus non ha nazionalità, siamo tutti più o meno nella stessa barca e ci sono talmente tante variabili che non ha senso dire che una nazione ha più morti per un motivo e un’altra ne ha meno per un altro motivo. Sono sicuramente analisi incomplete e ignoranti, l’ignoranza si accompagna spesso all’arroganza e più uno è arrogante più grida verità che non esistono”.
Sull’OMS. “Temo che l’OMS di medico abbia un 10%, mentre il 90% sia un accumulo di burocrazia, e non c’è nulla di più prudente di un burocrate perché assumersi responsabilità costa e in un apparato ingessato meno uno si assume responsabilità più vive tranquillo”.
(fonte: Radio Cusano Campus)