Roma, 11 novembre 2020 – Lockdown, una parola che si pensava potesse essere stata lasciata alle spalle dopo la prima ondata del virus e che invece ora sembra la soluzione estrema per frenare l’emergenza sanitaria legata alla nuova recrudescenza del Covid-19 . I terribili numeri di che arrivano in questi giorni dagli ospedali e dalle altre strutture di ricovero confermano come il rischio di dover fare i conti con la decisione della chiusura sia una ipotesi possibile.
“Le segnalazioni che raccogliamo dagli operatori impegnati in prima linea – dice Gianluca Giuliano, segretario nazionale UGL Sanità – sono quelle di categorie ormai allo stremo, sottoposte a turni massacranti, in alcuni casi decimate dai contagi cui sono andati incontro a causa di protocolli di sicurezza spesso non rispettati. Le immagini di ambulanze in attesa, di pazienti che devono ricorrere all’ossigeno nelle loro vetture, l’utilizzo delle chiese per ampliare i posti letto evidenziano un quadro drammatico, inimmaginabile in un paese civile. Il lockdown sembra così poter essere l’unica soluzione per creare una barriera e provare a risalire la china. È terribile dirlo ma è così”.
L’Italia si è fatta sorprendere. “Questa è la colpa più grave delle istituzioni. Non è mai esistito un piano pandemico che mettesse la nazione nelle condizioni di affrontare un’emergenza come quella esplosa nello scorso inverno. Ancor più grave è che non si sia fatto tesoro degli errori compiuti e ci si sia fatti trovare impreparati alla nuova ondata del virus. Le Usca, Unità Speciali di Continuità Assistenziale, sono rimaste un miraggio e questa è una delle cause del collasso degli ospedali”.
Intanto c’è chi, insieme con i cittadini, paga un caro prezzo alla pandemia. “La categorie professionali della sanità – conclude il segretario nazionale UGL Sanità – sono state nuovamente mandate allo sbaraglio e dalle testimonianze che ci arrivano da tutta Italia la situazione è in costante peggioramento. Scarseggiano DPI adeguati e chi è in servizio fatica ormai a coprire turni incessanti che si ripetono senza sosta per far fronte all’enorme mole di accessi ai pronto soccorso o ricoveri nei reparti di terapia intensiva. Si cerca ora di tamponare in maniera frettolosa una falla che non doveva aprirsi”.
“È inevitabile il ricorso a nuove assunzioni ma se il personale che entra e quello già in servizio non è adeguatamente protetto e i contagi, se non addirittura i decessi, si moltiplicano come si può pensare di far fronte alla situazione? La realtà è sotto gli occhi di tutti. La recrudescenza del Covid-19, la nuova possibilità di un lockdown totale stanno certificando il totale fallimento dell’attuale gestione del SSN. Una volta sconfitto il virus bisognerà ripartire, facendo tesoro di un’esperienza terribile come quella che dallo scorso febbraio stiamo vivendo. Servirà edificare una nuova sanità nazionale che abbia i lavoratori, la loro formazione, i loro diritti, la loro sicurezza al centro del progetto di rilancio”, conclude Giuliano.