Roma, 13 novembre 2020 – La mortalità è cresciuta di oltre 10 volte da settembre a oggi, passando da 0,93 per 100.000 abitanti nel periodo 12 settembre-11 ottobre, a 10,17 per 100.000 abitanti nel periodo 12 ottobre-10 novembre. Resta tuttavia inferiore al valore massimo che questa dimensione epidemiologica ha assunto in Italia: nei 30 giorni tra il 19 marzo ed il 17 aprile 2020 la mortalità, a livello nazionale, è stata pari a 32 per 100.000 abitanti.
La Valle d’Aosta è la regione che ha superato notevolmente il valore soglia registrando una mortalità negli ultimi 30 giorni pari a 57,37 per 100.000 abitanti. Il valore più basso si registra in Calabria pari a 2,44 per 100.000 abitanti.
Per quanto riguarda la mortalità nella settimana 4-10 novembre è stata pari al 4,29% (in aumento rispetto alla scorsa settimana 2,50%); il valore massimo che questa dimensione epidemiologica ha assunto in Italia si riferisce ai 7 giorni tra il 26 marzo ed il 1 aprile 2020 ed è stato pari al 8,28%.
La Valle d’Aosta ha superato notevolmente il valore soglia registrando una mortalità grezza pari a 29,48% insieme alla Liguria a 9,20%. Il valore più basso si registra in Calabria pari a 1,40%.
È quanto emerso dalla 28ma puntata dell’Instant Report Covid-19, una iniziativa dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di confronto sistematico dell’andamento della diffusione del SARS-CoV-2 a livello nazionale.
“Stiamo iniziando ad assistere agli esiti della seconda ondata – commenta il prof. Gianfranco Damiani del Dipartimento di Scienze della vita e sanità pubblica – In Italia la mortalità associata a Covid negli ultimi 30 giorni (12 ottobre-10 novembre) è dieci volte superiore alla stessa mortalità nei 30 giorni precedenti (12 settembre-11 ottobre), soprattutto in conseguenza del grande aumento della circolazione del virus e del progressivo incremento della quota di persone anziane tra i contagi”.
L’analisi riguarda tutte le 21 Regioni e Province Autonome con un focus dedicato alle Regioni in cui è stato maggiore il contagio (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Marche e Lazio). Il gruppo di lavoro dell’Università Cattolica, è coordinato da Americo Cicchetti, Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con l’advisorship scientifica del prof. Gianfranco Damiani e della dott.ssa Maria Lucia Specchia del Dipartimento di Scienze della Vita e Sanità Pubblica (Sezione di Igiene).
A partire dal Report #4 la collaborazione si è estesa al Centro di Ricerca e Studi in Management Sanitario dell’Università Cattolica (prof. Eugenio Anessi Pessina) e al Gruppo di Organizzazione dell’Università Magna Græcia di Catanzaro (prof. Rocco Reina). Il team multidisciplinare è composto da economisti ed aziendalisti sanitari, medici di sanità pubblica, ingegneri informatici, psicologi e statistici.
La finalità è comprendere le implicazioni delle diverse strategie adottate dalle Regioni per fronteggiare la diffusione del virus e le conseguenze del Covid-19 in contesti diversi per trarne indicazioni per il futuro prossimo e per acquisire insegnamenti derivanti da questa drammatica esperienza.
Da questo report è stato elaborato un indicatore che misura il tasso di saturazione dei posti letto in ‘Area Non Critica’ (ordinari, non di terapia intensiva), ovvero dei posti letto di malattie infettive, medicina generale e pneumologia dove vengono ricoverati i pazienti Covid.
All’11 novembre 2020 si registra che la P.A. di Bolzano ha raggiunto la massima saturazione registrando un tasso pari al 116,99%. Ciò significa che con tutta probabilità si stanno utilizzando posti letto non afferenti alle sopracitate specialità per rispondere alle esigenze di cura dei pazienti Covid-19. Sono prossime alla saturazione il Piemonte (91,94%) e la Valle d’Aosta (84,66%) mentre Lombardia (75,14%) e la Liguria (69,61%) hanno più di 2/3 della disponibilità di posti letto in area critica saturata. La regione che riporta il valore più basso dell’indicatore è il Molise, con appena il 22,75% dei posti occupati. Si segnala che per la Basilicata l’indicatore non è stato calcolato poiché i dati relativi alla dotazione di PL non risultano disponibili.
Quadro epidemiologico
I dati (al 10 Novembre) mostrano che la percentuale di casi attualmente positivi (n = 590.110) sulla popolazione nazionale è pari allo 0,98% (sensibilmente aumentato rispetto ai dati del 03/11 in cui si registrava lo 0,69%). La percentuale di casi (n = 995.463) sulla popolazione italiana è in sensibile aumento, passando dal 1,26% al 1,65%.
Il primato per la prevalenza periodale sulla popolazione si registra nella Valle d’Aosta (3,56%) e Lombardia (2,74%), seguita da PA Bolzano (2,65%) e Liguria (2,47%) ma è in Valle d’Aosta (1,83%), PA Bolzano (1,63%), Piemonte (1,36%) e Lombardia (1,34%) che oggi abbiamo la maggiore prevalenza puntuale di positivi, con valori in leggero aumento nelle altre regioni, e con un media nazionale pari a 0,98% (sensibilmente aumentata rispetto ai dati del 03/11).
Dal report #25 è stata analizzata la prevalenza periodale che corrisponde alla proporzione della popolazione regionale che si è trovata ad essere positiva al virus nell’intervallo di tempo considerato (casi già positivi all’inizio del periodo più nuovi casi emersi nel corso del periodo). In particolare, è stata individuata, come soglia di riferimento, il valore massimo che questa dimensione epidemiologica ha assunto in Italia: proprio la settimana appena trascorsa, tra il 4 e il 10 novembre 2020, è ad oggi il periodo in cui si è registrata la massima prevalenza periodale in Italia (1.076 casi ogni 100.000 residenti). Il valore massimo si registra in Valle D’Aosta (2.284 casi ogni 100.000 residenti), seguita da PA Bolzano (2.066 casi ogni 100.000 residenti). Il dato più basso si registra in Calabria (318 casi ogni 100.000 residenti).
Dal report #25 è stata analizzata la prevalenza puntuale che corrisponde alla proporzione della popolazione regionale che risulta positiva al virus nell’esatto giorno considerato. È stata individuata, come soglia di riferimento, il valore massimo che questa dimensione epidemiologica ha assunto in Italia: proprio il 10 novembre è anche la data in cui si è registrata la massima prevalenza puntuale in Italia (980 casi ogni 100.000 residenti). Il valore massimo si registra in Valle D’Aosta (1.832 casi ogni 100.000 residenti), seguita da PA Bolzano (1.628 casi ogni 100.000 residenti). Il dato più basso si registra in Calabria (304 casi ogni 100.000 residenti).
Letalità (rapporto decessi su positivi)
Dal report #25 è stata analizzata la letalità grezza apparente del Covid-19 nelle Regioni italiane (04-10 novembre 2020) che corrisponde al numero di pazienti deceduti nell’ambito dei soggetti positivi al Covid-19. Il valore massimo che questa dimensione epidemiologica ha assunto in Italia è stato pari al 61,80 x 1.000 e si è registrato nei 7 giorni tra il 18 e il 24 marzo 2020. Nella settimana 04-10 novembre 2020, la letalità grezza apparente, a livello nazionale, è pari al 3,98 per 1.000 (in aumento rispetto alla scorsa settimana 3,2 x 1.000). nella stessa settimana (04-10 novembre 2020) il dato più elevato si registra in Valle d’Aosta pari a 12,91 x 1.000.
Tamponi diagnostici
Per quanto riguarda la ricerca del virus attraverso i tamponi, il trend nazionale sul tasso dei tamponi effettuati (per 1000 abitanti) continua ad aumentare rispetto alle scorse settimane, ed è pari a 20,62 per mille contro 18,82 della settimana scorsa. Relativamente al tasso settimanale di nuovi tamponi, i valori più alti vengono registrati nelle P.A di Bolzano (32,98), Lazio (28,30), Umbria (28,20), Friuli-Venezia Giulia (28,02) e Valle d’Aosta (28,01). Il valore più basso viene registrato nella Regione Calabria (9,50).
L’analisi mostra come la variazione settimanale degli attualmente positivi – dato fondamentale per verificare l’eventuale insorgenza di nuovi focolai – registra un maggiore aumento in Lombardia, con una variazione di 30.772 (la scorsa settimana erano 37.160). In generale, si sottolinea un andamento crescente con una media di 6.994 casi.
Ricoveri, in diminuzione rispetto alla scorsa settimana
Analizzando l’andamento dei pazienti ricoverati sul totale dei positivi, vediamo delle differenze tra le regioni del Nord, del Centro e del Sud. Il valore medio registrato nell’ultima settimana nelle Regioni del Nord è pari a 5,72% (in diminuzione rispetto alla scorsa settimana che era pari a 5,82%).
In tutte le Regioni del Centro si registra un andamento in diminuzione, eccezion fatta per il Molise. La percentuale di ricoverati su positivi nell’ultima settimana risulta pari al 5,29% (in calo rispetto alla scorsa settimana che era pari a 5,76%). Si registra un trend in diminuzione in tutte le Regioni del Sud. Il valore medio registrato nell’ultima settimana dall’indicatore è pari a 4,39% (in calo rispetto alla scorsa settimana che era pari a 4,80%).
Quanto all’andamento del numero totale di ricoverati per Covid (ricoveri ordinari e ricoveri in terapia intensiva) in relazione alla popolazione residente il 1 agosto 2020 erano ricoverati 1,24 casi/100.000 abitanti in Italia; il 4 aprile 2020 erano ricoverati 54,78 casi/100.000 abitanti in Italia. È stato individuato il valore massimo che questo indicatore ha raggiunto in una singola Regione, la Lombardia, durante il picco dell’epidemia 131,91 casi/100.000 abitanti.
Le soglie massime (a livello nazionale e rispetto al valore massimo mai raggiunto in Lombardia) sono state poste come differenti livelli di allerta sull’andamento di questo indicatore. La Valle d’Aosta (140,24 casi/100.000 abitanti), il Piemonte (116,09 casi/100.000 abitanti), la Liguria (91,18 casi/100.000 abitanti), la Lombardia (73,14 casi/100.000 abitanti), PA Bolzano (87,20 casi/100.000 abitanti) e PA Trento (58,59 casi/100.000 abitanti) hanno superato il valore massimo del 4 aprile 2020 (54,78 casi/100.000 abitanti). La Valle d’Aosta ha superato anche un’ulteriore soglia, quella determinata dal valore massimo che questo indicatore ha raggiunto in una singola Regione, la Lombardia, durante il picco dell’epidemia (131,91 casi/100.000 abitanti).
Terapie intensive
Dal report #26 è stata analizzato l’andamento della saturazione dei posti letto di terapia intensiva effettivamente implementati nelle singole Regioni (Fonte: AGENAS). Sono state individuate 2 soglie di allarme: la prima (30%) riprende il valore indicato in tal senso per l’occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva, previsto dal Ministero della Salute nella circolare sulle attività di monitoraggio del rischio sanitario in emergenza Covid-19 (30 aprile 2020); la seconda (77%) corrisponde alla saturazione massima che è stata raggiunta in una singola Regione sul valore massimo dei posti letto resi disponibili nel corso della crisi in una singola Regione (Lombardia e Val d’Aosta).
La maggior parte delle regioni hanno superato la prima soglia di allarme (30%) registrando i seguenti valori: Piemonte (56,33%), Lombardia (55,57%), Valle d’Aosta (50%), Liguri (43,81%), PA Bolzano (54,41%), PA Trento (42,42%), Emilia-Romagna (38,26%), Umbria (59,46%), Toscana (47%), Marche (45%), Campania (32,71%), Puglia (30,32%).
Tasso di saturazione dei PL di Terapia Intensiva al 11 novembre 2020
Dal report #22 è stato avviato il monitoraggio del tasso di saturazione dei Posti Letto di Terapia Intensiva comparando i posti letto attivi pre DL 34/2020 con i nuovi posti letto attivati post DL 34/2020.
L’indicatore misura la saturazione sia in riferimento al numero di posti letto in dotazione alle Regioni prima del DL 34 che considerando le nuove implementazioni previste nei piani regionali di riorganizzazione della rete ospedaliera (DL34/2020).
Se consideriamo la dotazione di posti letto originaria, ovvero prima dei piani regionali di riorganizzazione della rete ospedaliera, il tasso di saturazione in oggetto risulta essere pari al 170% in Valle d’Aosta, al 104% in Piemonte, al 100% nella P.A. di Bolzano ed al 98,6% in Umbria.
Le suddette percentuali scendono rispettivamente al 94,4%, 54,3%, 48,1% e 53,5% se prendiamo in considerazione la dotazione prevista in risposta ai dettami del DL 34/2020.
Il tasso di saturazione medio calcolato sull’intera penisola è del 60,1% se consideriamo la dotazione pre DL 34 e del 36,7% se, invece, teniamo in considerazione i nuovi posti letto di TI, in aumento rispetto al precedente aggiornamento di 15,4 (situazione PRE DL 34) o 9,4 (situazione POST DL 34) punti percentuali.
Per quanto riguarda l’incremento del tasso di saturazione rispetto all’aggiornamento della settimana precedente, considerando la dotazione post DL 34, il differenziale maggior si registra in Valle d’Aosta (+33,3%), nella P.A. di Trento (25,6%), in Lombardia (+17,8%), in Piemonte (+17,1%) ed in Umbria (+15%). Al contrario, la regione con l’incremento del tasso di saturazione minore rispetto alla settimana precedente considerando la dotazione post DL 34 è la Campania.
Tasso di saturazione della capacità aggiuntiva di PL di Terapia Intensiva al 11 novembre 2020
Dal report #24 è stato elaborato un indicatore che misura il tasso di saturazione della capacità extra in termini di posti letto di terapia intensiva. In altre parole, indica quanti posti letto di terapia intensiva, previsti dal DL34 ed effettivamente implementati, sono occupati da pazienti Covid-19.
Dodici regioni hanno già esaurito la suddetta capacità. Si tratta della Lombardia, dell’Umbria, del Piemonte, della Liguria, dell’Emilia-Romagna, della Toscana, delle Marche, della P.A. di Bolzano, del Molise, della Sardegna, della P.A. di Trento e della Puglia. In particolare, la Lombardia sta utilizzando il 34,61% della propria dotazione strutturale di posti letto di terapia intensiva, l’Umbria il 30%, il Piemonte il 27,52%, la Liguria il 25,33%, l’Emilia-Romagna il 24,28%, la Toscana il 21,80%, le Marche il 21,74%, la P.A. di Bolzano il 13,51%, il Molise il 13,33%, la Sardegna l’11,94%, la P.A. di Trento il 7,89% e la Puglia il 4,61%. Queste regioni stanno, quindi, utilizzando la capacità strutturale di posti letto di terapia intensiva, ovvero quei posti letto che dovrebbero essere dedicati ai pazienti no-Covid-19.
Sono prossime alla totale saturazione della capacità aggiuntiva l’Abruzzo (98,08%), la Valle d’Aosta (85%) e il Friuli-Venezia Giulia (83,64%). Viaggiano, invece, su una occupazione di circa 2/3 della capacità aggiuntiva la Campania (70,98%), la Sicilia (65,37%) e il Lazio (64,07%). Infine, appare ancora lontano dalla saturazione della capacità aggiuntiva il Veneto, che all’ 11 novembre ha saturato appena il 41,11% della capacità aggiuntiva.
Si segnala che per la Calabria non è stata calcolata la saturazione dei PL aggiuntivi poiché non ne risultano di attivati rispetto alla ricognizione effettuata da DL 34 e che per la Basilicata l’indicatore non è stato calcolato poiché i dati relativi alla dotazione attuale di PL in TI non risultano disponibili.
All’11 ottobre 2020, sottolinea il prof Cicchetti, nonostante ulteriori implementazioni di posti letto di terapia intensiva, 12 Regioni e Province Autonome hanno esaurito la capacità di posti letto di terapia intensiva aggiuntivi e stanno, seppur con percentuali diverse, attingendo alla capacità strutturale. È prossimo alla saturazione della capacità extra anche l’Abruzzo, mentre la situazione è più tranquilla in Sicilia, Lazio e Veneto.
Il tasso di saturazione dei posti letti di terapia intensiva – aggiunge il prof Cicchetti – continua a crescere, rispetto alla settimana precedente, di 15,4 punti percentuali considerando la dotazione di posti letto di terapia intensiva PRE DL 34/2020 e di 9,4 punti percentuali considerando la dotazione di posti letto di terapia intensiva POST DL 34/2020. In altre parole – conclude Cicchetti – all’11 ottobre 2020, considerando la dotazione delle Regioni pre-DL34 il 60,1% dei posti letto di terapia intensiva sono occupati da pazienti Covid-19. Questa percentuale scende al 36,7% se consideriamo la dotazione a regime prevista dal già citato DL34/2020.
Modalità di gestione dei nuovi casi
Dal rapporto #26 si analizza la distribuzione per setting nei nuovi casi che il sistema sanitario ha gestito nella settimana appena trascorsa. Si può notare come nella settimana appena trascorsa tutte le Regioni hanno fatto prevalentemente ricorso all’isolamento domiciliare dei nuovi casi rinvenuti. Nel complesso, in Italia, ci sono stati 232 nuovi isolati a domicilio ogni 100.000 abitanti, 11 nuovi ricoveri ordinari ogni 100.000 abitanti e 1,13 nuovi ricoveri in Terapia Intensiva ogni 100.000 abitanti: circa il 95% dei nuovi casi è stato quindi isolato a domicilio.