Milano, 20 gennaio 2021 – A un mese dall’avvio della campagna vaccinale in Italia, manca ancora un protocollo sanitario chiaro a tutela dei cittadini più fragili. Nessun documento ufficiale prevede infatti che i circa 90mila italiani che hanno subito un trapianto di reni o che sono costretti a sottoporsi regolarmente a dialisi rientrino tra le categorie cui somministrare in via prioritaria il vaccino anti Covid.
Questo, nonostante i dati certifichino un’incidenza del virus molto superiore rispetto alla media nazionale, con una mortalità per le persone che si contagiano che raggiunge e supera il 30% tra i dializzati e supera il 50% per alcuni tipi di trapianto.
Una situazione preoccupante che Aned Onlus – Associazione nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto ha deciso di portare nuovamente all’attenzione dell’Istituto superiore di Sanità, del Comitato tecnico scientifico e dell’Autorità italiana del Farmaco (Aifa), invitando tutti a un’accelerazione sul tema delle vaccinazioni.
“Siamo partiti dai dati – spiega Giuseppe Vanacore, presidente di Aned Onlus – per avere una fotografia quanto più fedele possibile della realtà. Attualmente nei circa 1.000 centri dialisi, pubblici e privati, presenti sul territorio italiano sono in cura 47.827 persone, delle quali 5.200 in dialisi domiciliare peritoneale. A queste vanno aggiunte 9mila persone in attesa di trapianto e altri 30mila trapiantati. Tutti soggetti fragili che, se contagiati, hanno una probabilità di non farcela che oscilla tra il 30 e il 50%. Ecco perché è essenziale inserire queste persone tra quelle prioritarie da vaccinare”.
“Non vi è alcuna evidenza scientifica che faccia presumere una qualche controindicazione di ordine sanitario che suggerisca di non sottoporre alla vaccinazione le persone trapiantate – aggiunge Vanacore – certamente i benefici attesi sono largamente superiori a qualsiasi possibile inconveniente. Perché sia il vaccino Pfizer che quello di Moderna non essendo basati sul virus attenuato, secondo le informazioni che giungono dalla comunità scientifica, non sarebbero incompatibili con il sistema immunitario indebolito di una persona trapiantata. E non lo sono a maggior ragione per le persone in dialisi. Occorre una strategia vaccinale che coinvolga i più deboli e occorre immediatamente. Prima dello scoppio della terza ondata”.