Intervista al prof. Sergio Abrignani, immunologo dell’Università statale di Milano ed ex membro del Comitato Tecnico Scientifico
Roma, 22 luglio 2022 – “Le mascherine aiutano a prevenire le infezioni, questo è univoco. Non ci proteggono in modo assoluto, ma alcuni studi dimostrano che, a seconda delle infettività delle diverse varianti, ci proteggono dal 60 al 90%”. Ha risposto così Sergio Abrignani, immunologo dell’Università statale di Milano ed ex membro del Comitato Tecnico Scientifico, interpellato sul tema dalla Dire. “Le mascherine servono a prevenire le infezioni nei luoghi al chiuso e dove ci sono assembramenti – ha proseguito Abrignani – io consiglio di usarla”.
Il mese di luglio, ha fatto sapere quindi l’immunologo, lo chiuderemo “probabilmente con 2.500 morti da Covid. Dal primo gennaio al 15 luglio abbiamo 32mila morti da Covid, la stragrande maggioranza sono ultraottantenni con comorbidità oppure 70enni non vaccinati. I non vaccinati e gli ipovaccinati sono un terzo di questi morti. Insomma, suggerirei fortissimamente la mascherina ai soggetti ultrasessantenni in locali al chiuso, per tutelare la propria vita”, ha concluso.
Riguardo all’impatto del caldo sull’aumento (forse inatteso) dei casi Covid, il prof. Abrignani ha commentato: “A marzo, quando circolavano ancora le varianti Omicron 1 e 2 e tutti i dati ci indicavano che il virus era in discesa, dopo le ‘fiammate’ di gennaio e febbraio, ci aspettavamo un’estate con al massimo qualche migliaio di casi al giorno. Erano queste le previsioni dei nostri colleghi epidemiologi. Ma purtroppo il virus ha elaborato nuove varianti, Omicron 4 e soprattutto Omicron 5, che è estremamente infettiva, quindi ci ha fatto la ‘sorpresa’. Ma d’altronde i virus fanno così, noi dobbiamo inseguirli”.
“Non siamo noi a cambiare idea sul virus – ha proseguito – ma è il virus a cambiare e noi gli andiamo dietro. Purtroppo Omicron 5 è estremamente diffusiva e sfugge ai vaccini, ma per fortuna è relativamente poco aggressiva, nel senso che a parità di numero di casi, rispetto ad alfa e delta, sappiamo che la malattia severa è molto più rara, nel 70-80% in meno dei casi in Omicron, sia 1 che 4 e 5. Però poiché infetta almeno 10 volte di più, alla fine abbiamo ancora un numero non allarmante ma significativo di malattia severa e morti”.
In merito agli scenari epidemiologici che potrebbero presentarsi in inverno, Abrignani ha dichiarato: “Se dovesse rimanere come prevalente la variante Omicron 5, con milioni di italiani che si sono già infettati in estate, probabilmente l’autunno non sarà così terribile dal punto di vista del numero dei casi. Questo perché chi si è infettato con Omicron 5 in estate probabilmente non si reinfetterà con la stessa variante a ottobre o novembre”.
“C’è quindi da augurarsi che resti questa variante – ha proseguito Abrignani – però siccome I virus ogni tanto ci sorprendono, il Covid potrebbe elaborare una nuova variante. Speriamo non avvenga, ma è una possibilità”.
Tra settembre e ottobre, secondo Abrignani, ci saranno a disposizione i nuovi vaccini “a base di Omicron 1 o 2 e 4 o 5, quindi se dovesse arrivare una nuova variante c’è da sperare che almeno sia una sottovariante di Omicron”.
Intanto l’attuale Omicron 5 sta “già infettando un’ampia platea di infettabili – ha spiegato l’immunologo – basti pensare che quando stimiamo, come oggi, tra le 70/100mila infezioni al giorno, probabilmente ne abbiamo almeno il doppio o il triplo. Quindi realisticamente si sta infettando almeno 1 milione o 1 milione e mezzo di italiani a settimana”.
(fonte: Agenzia Dire)