Roma, 29 dicembre 2020 – “Troppo pochi i vaccini e tanto personale sanitario contagiato, il problema è questo. Oltre 70mila gli operatori sanitari che hanno contratto il Covid-19 sui 104.328 casi di infortunio sul lavoro denunciati tra ottobre e novembre all’Inail da Enti e Aziende della sanità pubblica e privata, e circa 100 i decessi su 366 totali appartenenti a tutte le categorie. Sono dati impressionanti che destano allarme perché destinati a crescere tragicamente con dicembre. Emerge la violenza della seconda ondata rispetto alla prima, e come, con quasi 49mila denunce di infortunio, sia deflagrato un boom di contagi, registrando il 47% dei circa 46.500 di marzo-aprile”. Così Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials.
La categoria professionale più colpita continua ad essere quella degli infermieri con 32mila casi, seguita in particolare dagli Operatori Socio Sanitari con circa 18mila infortuni, a seguire i medici, circa 8mila, poi gli autisti soccorritori, gli ausiliari specializzati e tecnici di radiologia, circa 5 mila, e a terminare gli amministrativi, i dirigenti e i pulitori con 7mila casi.
“Non stupisce che la categoria più colpita – spiega Carbone – rimanga quella degli infermieri. I dati confermano che le cause sono ascrivibili all’inadeguatezza del Piano Pandemico Nazionale, la cui ultima versione risale com’è noto al 2006, nonché di quelli Regionali, del 2007”.
Gli ospedali, sia nella prima che nella seconda ondata, erano impreparati dal punto di vista strutturale, mancando percorsi pulito/sporco, zone filtro e sistemi di ventilazione a pressione negativa, e per la scarsità delle risorse umane. “Gravissima è risultata, specie all’inizio, la carenza e in certi casi l’inadeguatezza dei Dispositivi di Protezione Individuale – denuncia Carbone – Lo stesso dicasi per la possibilità di effettuare un monitoraggio con test di screening. Il risultato è stato che il nostro esercito è stato decimato. È notizia dei giorni scorsi che una importante struttura oncologica italiana ha dovuto sospendere le chemioterapie perché l’unico infermiere che era in servizio si è infettato”.
La Fials ha più volte segnalato come i tagli decennali hanno penalizzato la sanità, e ad oggi mancano all’appello, solo nel servizio pubblico, oltre 60mila infermieri e 15mila medici specialistici. “E mentre il personale dei reparti ordinari viene reimpiegato per i vaccini, in Manovra finanziaria – attacca il segretario generale Fials – sono previste 15mila assunzioni a tempo determinato, non allungando lo sguardo al futuro del SSN con veri contratti. In parole povere ci ritroveremo a combattere a mani nude un’altra volta. La finanziaria che ci si appresta a chiudere non prevede ulteriori risorse per la sanità: poco è stato fatto contro la precarietà di chi sta lottando contro il virus, e nulla o poco più per valorizzare il lavoro di questi professionisti”.
“Nell’ultimo mese si sono infettati 30mila tra medici e operatori sanitari, e già mancavano 53mila infermieri – conclude Carbone – ma preferiamo spremerli e buttarli via, senza riconoscenza alcuna, né rispetto verso chi abbiamo chiamato eroi. Sembra proprio che questa pandemia non ci abbia insegnato niente. Una lezione semplice semplice. Che il vero capitale su cui investire sono le risorse umane, i lavoratori della sanità, il vero motore del nostro SSN”.