Roma, 31 dicembre 2020 – “Smettete di chiamare eroi, infermieri, medici e operatori, se non gli concedete neanche un euro di premio sullo stipendio. Con queste parole pronunciate da un importante esponente politico il 2 dicembre scorso in Parlamento noi della Fials vogliamo chiudere il 2020 per non dimenticare e per chiedere dove siano finite quelle promesse. Ma soprattutto per dire grazie a chi ha reso migliore il mondo. Professionisti mille volte evocati come eroi, e strumentalizzati da attacchi politici incrociati. Opposizione contro Governo, Regioni contro Stato centrale, Aziende sanitarie contro Ministero della salute. Quando ciò che serviva dimostrare a questo esercito di valorosi soldati doveva essere solo rispetto e considerazione”. Così Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials, nel messaggio di fine anno.
“Non ci sentiamo parte dello scontro – prosegue – che vuole affossare l’operato di un esecutivo, che infin dei conti ha impiegato risorse in più per il SSN, sebbene non sufficienti a risolvere le criticità. Questo sarebbe stato il modo di ringraziare in modo sensato infermieri, medici, operatori sociosanitari e le professioni sanitarie. Donne e uomini impegnati ogni giorno nella lotta alla pandemia e alle sue tragiche conseguenze. Che costruiscono con fatica e senza mai darsi per vinti il sistema salute del nostro Paese. A loro va il nostro sentito ringraziamento oggi, a quelli che non si sono mai arresi davanti alle difficoltà”.
Chi sono i professionisti sanitari? A chiusura di questo annus horribilis Fials vuole ricordare chi sono per non dimenticare cosa hanno fatto.
Sono quelli che sono rimasti anche quando tutti avevamo paura, quando non c’erano le mascherine e i dispositivi di protezione individuale scarseggiavano. Sono le due infermiere che la prima notte di ospedale del paziente uno erano accanto a lui, anche se nessuno sapeva niente di questa micidiale malattia. Che una volta tornate a casa dai loro figli, hanno preferito non accarezzarli. E da quel giorno è cambiata la loro vita. Sono i professionisti andati volontari ad allestire i reparti di terapia intensiva in 24 ore. Sono quelli che sono stati fotografati quando, stremati, hanno lasciato cadere la testa sulla tastiera del computer. Là dove con ostinata precisione e rigore hanno scritto progressi e peggioramenti dei pazienti.
“Sono quelli che quest’estate hanno perso litri di sudore – spiega Carbone – per stare ore e ore dentro tute ad alto contenimento, e fuori le discoteche riaprivano. Sono quelli che hanno corso senza requie per afferrare ogni possibilità di aiutare ogni malato, fino all’ultimo, per non lasciare indietro nessuno. Quelli che hanno sperato di poter fare la differenza, di strappare una vita ancora. Anche dimenticando le proprie famiglie, distanziando il mondo esterno perché dovevano proteggerlo dalla guerra che stavano combattendo. Un mondo che hanno sentito distante dal capire il rischio che stavano correndo, dal precipizio di questa folle corsa contro il tempo”.
“Alle istituzioni, di cui sono parte – conclude il segretario generale Fials – ma soprattutto a chi ha voluto attaccarli con allarmismi infondati su presunte adesioni alla campagna vaccinale nelle Rsa, a cui aderiranno in massa, noi della Fials rispondiamo ricordando chi sono gli operatori sanitari, cosa fanno e perché non si fermeranno né ora, né mai. E’ una faccenda seria l’assistenza ai malati, la presa in carico dei pazienti. Il loro è un lavoro di primaria importanza. Che merita rispetto. Perché a loro sta a cuore ognuno di noi, ogni malato Covid e non Covid, dal primo all’ultimo. Pazienti che curano nelle corsie degli ospedali, mentre nel tepore delle case si festeggia l’arrivo del nuovo anno. E allora che il pensiero vada a loro. A chi resiste e a chi non ce l’ha fatta ed è caduto nell’esercizio della professione”.