Milano, 12 novembre 2020 – Il diabete rende più grave, e a volte letale, l’infezione Covid-19: occorre garantire la continuità di cura per chi soffre di questa malattia cronica, che colpisce 4 milioni di italiani ed è strettamente legata alle malattie cardiovascolari. È il messaggio del Centro Cardiologico Monzino per la Giornata Mondiale del Diabete, che si celebra il 14 novembre.
Per la persona con diabete il rischio di sviluppare infarto o ictus è da 2 a 4 volte più alto che nel resto della popolazione, e il suo rischio cardiovascolare è simile a quello di un paziente che ha avuto un evento cardiovascolare. Per questo il Monzino, soprattutto in epoca Covid, sta adattando e implementando l’Unità di Diabetologia, Endocrinologia e Malattie Metaboliche, guidata dal dott. Stefano Genovese.
“Tra diabete e malattie cardiovascolari esiste una relazione pericolosa, quasi che un problema alimentasse l’altro, generando meccanismi molto complessi che devono essere gestiti necessariamente in modo multidisciplinare e soprattutto con continuità – spiega Genovese – La pandemia ha invece causato in molti casi una brusca interruzione delle cure dei pazienti con malattie croniche, che si sono spesso auto-isolati per paura del contagio. È fondamentale mettere queste persone nella posizione di poter gestire la loro malattia da casa, sviluppando al massimo la Telemedicina. La nostra Unità di Diabetologia può contare per questo sull’ esperienza del Monzino, che è stato pioniere in Italia nel monitoraggio domiciliare del paziente cardiovascolare e sulla applicazione di nuove tecnologie. Infatti subito all’esordio della pandemia abbiamo trasformato le nostre visite in televisite. Da marzo ad oggi son stati seguiti con questa modalità quasi 300 pazienti. Contiamo che il nostro modello venga esteso ad altri centri sul territorio, perché siamo convinti che tutto il sistema sanitario debba evolversi verso la ‘telesalute’ per assicurare la continuità di cura soprattutto in condizioni critiche come la pandemia Covid-19”.
L’allarme diabete è scattato al Monzino quando i primi dati del Centre for Disease Control (USA) e del nostro Istituto Superiore Sanità hanno rivelato che fra i pazienti ricoverati e deceduti per Covid -19, il 30% soffriva di diabete. Altro fattore preoccupante è che il diabete è caratterizzato dalla comorbidità, cioè la compresenza di altre malattie, come l’ipertensione, la dislipidemia, l’obesità, l’aterosclerosi e le disfunzioni renali. Negli USA il 78% dei pazienti ricoverati in terapia intensiva per Covid aveva una o più malattie concomitanti e in Italia il 62% dei deceduti ne aveva almeno 3. L’urgente necessità di approccio multidisciplinare è risultata evidente.
Le televisite sono eseguite con un dispositivo di videochiamata integrato con la cartella clinica elettronica di diabetologia; il giorno prima della televisita programmata, il paziente o il suo care-giver invia la documentazione clinica che viene digitata in cartella dagli infermieri di diabetologia. Al termine della televisita viene redatto un referto con le eventuali prescrizioni di farmaci ed esami che sono inviati con email criptata al paziente.
“Questo approccio è apprezzato dai pazienti – conclude Genovese- soprattutto in questo periodo perché non si sentono esposti al rischio di accedere all’ospedale. Inoltre la possibilità di interagire con medici e infermieri in telechiamata li mette a loro agio perché ‘vedono’ l’interlocutore. È indubbio che la digitalizzazione e la telemedicina insieme alle cure integrate rappresentano il futuro per la gestione ottimale dei pazienti con malattia cronica”.