Roma, 23 ottobre 2020 – La letalità del SARS-CoV-2 in Italia sembra essersi notevolmente ridotta da marzo: infatti, la letalità apparente del Covid-19 nelle Regioni italiane (14-20 ottobre 2020) – ovvero il rapporto tra pazienti Covid deceduti e totale dei positivi – è pari a 0,27%. Nel periodo 14-20 ottobre 2020 il dato più elevato si registra nella Provincia Autonoma di Trento pari a 0,44%. Nei 7 giorni tra il 18 e il 24 marzo 2020 la letalità grezza apparente, a livello nazionale, è stata pari al 6%.
È quanto emerge dalla 25ma puntata dell’Instant Report Covid-19, un’iniziativa dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di confronto sistematico dell’andamento della diffusione del Sars-COV-2 a livello nazionale.
L’analisi riguarda tutte le 21 Regioni e Province Autonome con un focus dedicato alle Regioni in cui è stato maggiore il contagio (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Marche e Lazio). Il gruppo di lavoro dell’Università Cattolica, è coordinato da Americo Cicchetti, Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con l’advisorship scientifica del prof. Gianfranco Damiani e della Dottoressa Maria Lucia Specchia del Dipartimento di Scienze della Vita e Sanità Pubblica (Sezione di Igiene).
A partire dal Report #4 la collaborazione si è estesa al Centro di Ricerca e Studi in Management Sanitario dell’Università Cattolica (prof. Eugenio Anessi Pessina) e al Gruppo di Organizzazione dell’Università Magna Græcia di Catanzaro (prof. Rocco Reina). Il team multidisciplinare è composto da economisti ed aziendalisti sanitari, medici di sanità pubblica, ingegneri informatici, psicologi e statistici.
La finalità è comprendere le implicazioni delle diverse strategie adottate dalle Regioni per fronteggiare la diffusione del virus e le conseguenze del Covid-19 in contesti diversi per trarne indicazioni per il futuro prossimo e per acquisire insegnamenti derivanti da questa drammatica esperienza.
Saturazione terapie intensive
Dal report #25 è stata analizzata la Saturazione Covid Terapia Intensiva (DL 34/2020), mostrando l’andamento, nelle ultime 2 settimane, della saturazione dei posti letto di terapia intensiva previsti nelle singole Regioni dal Ministero della Salute, nelle Linee di indirizzo organizzative per il potenziamento della rete ospedaliera per emergenza Covid-19, emanato in recepimento del DL 34 del 19 maggio 2020.
Tale saturazione è ottenuta dal rapporto tra il numero di pazienti Covid ricoverati in Terapia Intensiva ed il numero di posti letto previsti a livello Regionale, per un totale nazionale di 8.679 posti letto. È stata riportata come soglia di riferimento (30%) il valore indicato in tal senso per l’occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva, previsto dal Ministero della Salute nella circolare sulle attività di monitoraggio del rischio sanitario in emergenza Covid-19 (30 aprile 2020). (nota: i valori riportati si riferiscono ai posti letto di TI previsti dalla circolare ministeriale, non al numero di posti letto attualmente effettivamente presenti nelle Regioni: ciò implica un lieve disallineamento rispetto alla saturazione reale). Tutte le regioni si trovano sotto la soglia massima, tuttavia si segnala che la Valle D’Aosta registra il valore più vicino al limite soglia (27,78%).
“La venticinquesima edizione dell’Instant Report pone l’attenzione sui posti letto di terapia intensiva, mappando il tasso di saturazione della capacità aggiuntiva di PL di Terapia Intensiva. L’indicatore – sostiene il prof. Americo Cicchetti – consente di verificare quanto, della capacità produttiva in termini di posti letto di terapia intensiva prevista dai piani di riorganizzazione della rete ospedaliera ed effettivamente implementati, sia in uso”.
“Sette regioni hanno già esaurito la suddetta capacità. Si tratta del Piemonte, delle Marche, dell’Emilia Romagna, dell’Abruzzo, della Toscana, della Lombardia e della Calabria. Risultano essere quasi al limite la Campania (92%) e la Sardegna (88%). Inoltre, è da attenzionare anche la situazione del Lazio, della Sicilia e della Puglia che hanno occupato più di due terzi della capacità aggiuntiva: rispettivamente 73%, 69% e 68%. Si segnala che l’indicatore in questione non è stato calcolato per l’Umbria che al momento non ha implementato alcun posto aggiuntivo”.
“Inoltre – aggiunge – lo stesso indicatore mostra che sono sette le regioni che stanno utilizzando i posti letto di terapia intensiva in dotazione strutturale per rispondere alle esigenze dei malati Covid-19. Per la precisione, si tratta di Umbria (29%), Piemonte (10%), Marche (6%), Emilia Romagna (4%), Abruzzo (3%), Toscana (1%) e Lombardia (1%)”.
“Il tasso di saturazione dei posti letto di terapia intensiva – rileva il prof. Cicchetti – continua a crescere, rispetto alla settimana precedente, di 7,6 punti percentuali considerando la dotazione di posti letto di terapia intensiva PRE DL 34/2020 e di 4,6 punti percentuali considerando la dotazione di posti letto di terapia intensiva POST DL 34/2020”.
Quadro epidemiologico
I dati (al 20 Ottobre) mostrano che la percentuale di casi attualmente positivi (n = 142.739) sulla popolazione nazionale è pari allo 0,24% (quasi raddoppiato rispetto ai dati del 13/10 in cui si registrava lo 0,14%). La percentuale di casi (n = 434.449) sulla popolazione italiana è in sensibile aumento, passando dallo 0,61% allo 0,72%.
Il primato per la prevalenza periodale sulla popolazione si registra nella Valle d’Aosta (1,61%), nella P.A. di Trento e Lombardia (1,29%), seguita da Liguria (1,25%) ma è in Valle d’Aosta (0.58%), PA Bolzano (0,36%), Campania (0,34%), Toscana (0,31%) e Umbria (0,30%) che oggi abbiamo la maggiore prevalenza puntuale di positivi, con valori in leggero aumento nelle altre regioni, e con un media nazionale pari a 0,24% (sensibilmente in aumento rispetto ai dati del 13/10).
Dal report #25 è stata analizzata la prevalenza periodale che corrisponde alla proporzione della popolazione regionale che si è trovata ad essere positiva al virus nell’intervallo di tempo considerato (casi già positivi all’inizio del periodo più nuovi casi emersi nel corso del periodo). In particolare, è stata individuata, come soglia di riferimento, il valore massimo che questa dimensione epidemiologica ha assunto in Italia: proprio la settimana appena trascorsa, tra il 14 ed il 20 ottobre, è ad oggi il periodo in cui si è registrata la massima prevalenza periodale in Italia (256 casi ogni 100.000 residenti). Il valore massimo si registra in Valle D’Aosta (598 casi ogni 100.000 residenti), seguita da Liguria (399 casi ogni 100.000 residenti). Il dato più basso si registra in Calabria (71 casi ogni 100.000 residenti).
Inoltre, il 20 ottobre è anche la data in cui si è registrata la massima prevalenza puntuale in Italia (237 casi ogni 100.000 residenti). Il valore massimo si registra in Valle D’Aosta (578 casi ogni 100.000 residenti), seguita da PA Bolzano (356 casi ogni 100.000 residenti). Il dato più basso si registra in Calabria (65 casi ogni 100.000 residenti).
Quanto alla prevalenza derivante dal confronto negli ultimi mesi (Prevalenza periodale del 22 agosto-20 settembre e del 21 settembre-20 ottobre per 100.000 abitanti) si denota come nella maggior parte delle regioni tale indice è raddoppiato. In particolare, nell’ultimo mese la prevalenza di periodo nei 30 giorni è più che raddoppiata.
La differenza più significativa riguarda la Liguria, la provincia di Trento, e la Campania. In particolare, il valore nazionale della prevalenza di periodo è incrementato notevolmente passando da 95,48 (nel periodo 22 agosto-20 settembre) a 298,82 (nel periodo 21 settembre-20 ottobre).
Tamponi diagnostici
Per quanto riguarda la ricerca del virus attraverso i tamponi, il trend nazionale sul tasso dei tamponi effettuati (per 1.000 abitanti) continua ad aumentare rispetto alle scorse settimane, ed è pari a14,43. Relativamente al tasso settimanale di nuovi tamponi, i valori più alti vengono registrati in Umbria e nel Lazio. Il valore più basso viene registrato nella Regione Calabria (7,29).
Ricoveri
Analizzando l’andamento dei pazienti ricoverati sui positivi, vediamo delle differenze tra le regioni del Nord, del Centro e del Sud.
Si segnala un trend in aumento in Friuli-Venezia-Giulia, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, nella P.A. di Trento, in Piemonte ed in Toscana. L’indicatore subisce una variazione meno marcata ma comunque in aumento nelle regioni Valle d’Aosta e Veneto. La P.A di Bolzano è l’unica regione in cui l’indicatore subisce una lieve diminuzione durante l’ultima settimana.
Il valore medio registrato nell’ultima settimana nelle Regioni del Nord dall’indicatore è pari a 6,21% (in aumento rispetto alla scorsa settimana che era pari a 5,26%).
Nelle Regioni del Centro si registra un andamento in diminuzione durante l’ultima settimana nel Lazio, in Abruzzo ed in Molise. Nelle Marche l’indicatore subisce una variazione in aumento. In Umbria l’indicatore subisce una variazione in aumento dopo aver registrato un trend in diminuzione nelle ultime tre settimane.
Il valore medio registrato nell’ultima settimana nelle Regioni del Centro dall’indicatore è pari a 7,54% (in calo rispetto alla scorsa settimana che era pari a 8,40%).
Nelle Regioni del Sud si registra un trend in diminuzione in Puglia, Campania e Sicilia durante l’ultima settimana. La Sardegna registra un andamento in lieve aumento durante l’ultima settimana.
Il valore medio registrato nell’ultima settimana nelle Regioni del Centro dall’indicatore è pari a 6,57% (in calo rispetto alla scorsa settimana che era pari a 7,35%).
Dal report #25 è stato analizzato l’andamento dei Ricoveri/Residenti per 100.000 abitanti, nelle ultime 2 settimane, che evidenzia il numero di ricoverati totale per Covid (ricoveri ordinari e ricoveri in terapia intensiva) in relazione alla popolazione residente. Sono state individuate la soglia minima e massima che questo indicatore ha raggiunto in Italia, al fine di confrontare le singole Regioni con i valori nazionali: il 1 agosto 2020 erano ricoverati 1,24 casi/100.000 abitanti in Italia (valore minimo); il 4 aprile 2020 erano ricoverati 54,78 casi/100.000 abitanti in Italia (valore massimo). Tutte le regioni si trovano sotto la soglia massima.