Grosseto, 8 giugno 2020 – La psoriasi è una patologia multifattoriale della pelle che può presentarsi anche in forme estese e gravi. È una patologia infiammatoria, autoimmune, ad andamento cronico recidivante che colpisce almeno 125 milioni di persone nel mondo. La malattia necessita pertanto di terapie adeguate e continue e di un monitoraggio costante da parte dei dermatologi.
Purtroppo la pandemia SARS-CoV-2 ha portato molti pazienti con patologie dermatologiche croniche gravi come la psoriasi ad autoidentificarsi come “categoria a rischio”, non solo per la patologia in sé, ma anche e soprattutto per la terapia biotecnologica, sospendendola di propria iniziativa.
Spiega Michele Pellegrino Direttore della UOC Dermatologia dell’Ospedale Misericordia e coordinatore dello studio: “Per cercare di arginare questo dilagante fenomeno e nel contempo per valutare la reale incidenza del Covid-19 nei pazienti affetti da psoriasi, insieme all’UOC Dermatologia di Pordenone, abbiamo attivato in contemporanea uno studio basato su una accurata raccolta di dati, mediante un’indagine telefonica, di centinaia di pazienti affetti da psoriasi in trattamento con farmaci biologici. Grosseto e Pordenone sono due province simili per dimensioni con rispettivamente di 221.629 e 312.794 abitanti per un totale di 534.423 residenti, e dunque anche un numero importante ai fini del nostro studio”.
Lo studio si è svolto “a distanza”: tutti i pazienti sono stati contattati in forma audio attraverso l’ausilio di diversi strumenti (smartphone, tablet o telefono). Sono stati intervistati 246 pazienti (104 donne e 142 uomini) con un’età media di 56 anni, suddivisi in diverse fasce di età ed in base al farmaco in uso.
Indipendentemente dalla terapia in atto tra i 246 pazienti, solo un paziente seguito presso l’UOC Dermatologia di Grosseto è risultato positivo al Covid pur essendo asintomatico.
“I dati emersi dallo studio, in linea con quanto registrato dall’Istituto Superiore di Sanità, hanno documentato che la psoriasi, indipendentemente dall’utilizzo di farmaci biologici, non rientra tra le comorbilità croniche in grado di favorire o aggravare l’andamento clinico dell’infezione SARS-CoV-2”, spiega il dott. Pellegrino.
In merito alle terapie biotecnologiche utilizzate per curare la psoriasi è verosimile addirittura ipotizzare che tali farmaci, riducendo sensibilmente la reazione infiammatoria tipica della psoriasi, possano aiutare a ridurre la tempesta citochinica registrata in molti pazienti Covid-19 positivi, che è la conseguenza più temuta della malattia.
“I nostri dati in real life uniti alle attuali evidenze non giustificano in nessun modo l’interruzione della terapia per la psoriasi nei pazienti negativi alla SARS-CoV-2 o privi di segni clinici di infezione. Questo nostro studio vuole essere un piccolo contributo a diffondere il messaggio ai malati di psoriasi di non interrompere la terapia in atto rimanendo in contatto per qualsiasi chiarimento o dubbio con il proprio dermatologo di riferimento”, conclude Michele Pellegrino.
È infine doveroso sottolineare che lo studio è stato reso possibile grazie alla collaborazione dei medici ma soprattutto all’impegno e alla professionalità del personale infermieristico della UOC Dermatologia di Grosseto.