31° Instant Report dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica, campus di Roma
Roma, 5 dicembre 2020 – Aumentata di ben sei volte da ottobre ad oggi la mortalità (rapporto tra decessi e popolazione generale) per Covid-19: la mortalità in Italia è passata da 4,74 per 100.000 abitanti nei 30 giorni che vanno dal 3 ottobre al 1 novembre, a 28,72 per 100.000 abitanti nei 30 giorni che vanno dal 2 novembre al 1 dicembre.
Naturalmente la mortalità era molto più alta durante la prima ondata epidemica, raggiungendo il suo massimo (32 decessi per 100 mila abitanti) nei 30 giorni tra il 19 marzo ed il 17 aprile 2020.
La Valle d’Aosta è la regione che ha superato notevolmente il valore soglia registrando una mortalità grezza negli ultimi 30 giorni pari a 109,96 per 100.000 abitanti. Il valore più basso si registra in Calabria pari a 9,51 per 100.000 abitanti.
“È il dato sui decessi che continua a preoccupare perché vediamo ancora una dinamica in crescita – commenta il prof. Americo Cicchetti direttore ALTEMS – Diverse possono essere le cause del ritardo della discesa del numero dei decessi rispetto alla discesa già osservata nel numero dei contagi e il numero dei ricoverati. Tra queste certamente il fatto che continua a salire l’età media dei contagiati. Nella scorsa settimana la percentuale dei contagiati con più di 70 anni ha raggiunto il 16%, laddove era pari al 7% nella prima settimana di settembre”.
È quanto emerso dalla 31ma puntata dell’Instant Report Covid-19, una iniziativa dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di confronto sistematico dell’andamento della diffusione del SARS-CoV-2 a livello nazionale.
L’analisi riguarda tutte le 21 Regioni e Province Autonome con un focus dedicato alle Regioni in cui è stato maggiore il contagio (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Marche e Lazio). Il gruppo di lavoro dell’Università Cattolica, è coordinato da Americo Cicchetti, Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con l’advisorship scientifica del prof. Gianfranco Damiani e della dott.ssa Maria Lucia Specchia del Dipartimento di Scienze della Vita e Sanità Pubblica (Sezione di Igiene).
A partire dal Report #4 la collaborazione si è estesa al Centro di Ricerca e Studi in Management Sanitario dell’Università Cattolica (prof. Eugenio Anessi Pessina) e al Gruppo di Organizzazione dell’Università Magna Græcia di Catanzaro (prof. Rocco Reina). Il team multidisciplinare è composto da economisti ed aziendalisti sanitari, medici di sanità pubblica, ingegneri informatici, psicologi e statistici.
La finalità è comprendere le implicazioni delle diverse strategie adottate dalle Regioni per fronteggiare la diffusione del virus e le conseguenze del Covid-19 in contesti diversi per trarne indicazioni per il futuro prossimo e per acquisire insegnamenti derivanti da questa drammatica esperienza.
Pressione sui servizi assistenziali
Nel complesso, in Italia, si registra un calo della pressione esercitata dai pazienti Covid nell’ultima settimana sui servizi assistenziali, sia a domicilio, sia ospedalieri: ci sono stati 16,71 isolati a domicilio in meno ogni 100.000 abitanti nell’ultima settimana rispetto alla precedente, 2,49 ricoveri ordinari ogni 100.000 abitanti in meno nell’ultima settimana rispetto alla precedente e 0,31 ricoveri intensivi ogni 100.000 abitanti in meno nell’ultima settimana rispetto alla precedente.
Quindi, la pressione a livello nazionale appare in calo in tutti i setting, con una importante riduzione nella Lombardia, nel Piemonte e nella Toscana. Questo potrebbe essere il frutto delle misure di contenimento dei contagi messe in atto nelle settimane precedenti.
Incidenza in diminuzione
L’incidenza settimanale corrisponde al numero di nuovi casi emersi nell’ambito della popolazione nell’ultima settimana. È stato individuato, come riferimento, il valore massimo che questa dimensione epidemiologica ha assunto in Italia: nei 7 giorni tra il 9 ed il 15 novembre 2020 i nuovi casi, a livello nazionale, sono stati 362 ogni 100.000 residenti. La settimana appena trascorsa (25 novembre-1 dicembre) registra un decremento ed è pari a 232 casi ogni 100.000 residenti mentre nei 7 giorni tra il 18 e il 24 novembre 2020 era pari a 303 ogni 100.000 residenti.
Quadro epidemiologico
I dati (al 01 Dicembre) mostrano che la percentuale di casi attualmente positivi (n = 779.945) sulla popolazione nazionale è pari a 1,29% (in calo rispetto ai dati del 24/11 in cui si registrava lo 1,32%). La percentuale di casi (n= 1.620.901) sulla popolazione italiana è in sensibile aumento, passando dal 2,41% al 2,69%.
Il primato per la prevalenza periodale sulla popolazione si registra nella Valle d’Aosta (5,21%) e PA Bolzano (4,49%), ma è in PA Bolzano (2,12%), Campania (1,78%), Piemonte (1,66%) e Veneto (1,65%) che oggi abbiamo la maggiore prevalenza puntuale di positivi, con valori in leggero aumento nelle altre regioni, e con un media nazionale pari a 1,29% (in diminuzione rispetto ai dati del 24/11).
Dal report #25 è stata analizzata la prevalenza periodale che corrisponde alla proporzione della popolazione regionale che si è trovata ad essere positiva al virus nell’intervallo di tempo considerato (casi già positivi all’inizio del periodo più nuovi casi emersi nel corso del periodo).
È stata individuata, come soglia di riferimento, il valore massimo che questa dimensione epidemiologica ha assunto in Italia: proprio la settimana appena trascorsa, tra il 22 ed il 28 novembre, è ad oggi il periodo in cui si è registrata la massima prevalenza periodale in Italia (1.596 casi ogni 100.000 residenti), mentre nell’ultima settimana la prevalenza periodale in Italia è pari a 1547 casi ogni 100.000 residenti.
Dal report #21, si introduce una nuova analisi in termini di monitoraggio della prevalenza derivante dal confronto negli ultimi mesi (Prevalenza periodale del 3 ottobre-1 novembre e del 2 novembre-1 dicembre per 100.000 abitanti) si denota come nella maggior parte delle regioni tale indice abbia subito un significativo aumento. Le Regioni con una prevalenza periodale più alta nell’ultimo mese sono la Valle d’Aosta, la P.A di Bolzano e il Piemonte. In particolare, il valore nazionale della prevalenza di periodo è incrementato notevolmente passando da 734 (nel periodo 3 ottobre – 1 novembre) a 2.134 (nel periodo 2 novembre – 1 dicembre).
In aumento la letalità (rapporto decessi su positivi)
Dal report #25 è stata analizzata la letalità grezza apparente del Covid-19 nelle Regioni italiane (04 – 10 novembre 2020) che corrisponde al numero di pazienti deceduti nell’ambito dei soggetti positivi al Covid-19. Il valore massimo che questa dimensione epidemiologica ha assunto in Italia è stato pari al 61,80 per 1.000 e si è registrato nei 7 giorni tra il 18 ed il 24 marzo 2020.
Nell’ultima settimana il dato più elevato si registra nella PA di Trento pari a 14,78 per 1.000; la letalità grezza apparente, a livello nazionale, è pari al 4,65 per 1.000 (in aumento rispetto alla scorsa settimana quando era di 4,42 per 1.000).
Anche la mortalità in aumento
Nell’ultima settimana, la mortalità grezza apparente, a livello nazionale, è pari al 7,19% (in aumento rispetto alla settimana 18 – 24 novembre quando era del 6,79%). La Valle d’Aosta ha superato notevolmente il valore soglia registrando una mortalità grezza pari a 15,94%.
Ricoveri in aumento al Nord
Analizzando l’andamento dei pazienti ricoverati sul totale dei positivi, si vede che nelle Regioni del Nord il valore medio registrato nell’ultima settimana dall’indicatore è pari a 5,54% (in aumento rispetto alla scorsa settimana che era pari a 5,49%).
In tutte le Regioni del Centro si registra un andamento in diminuzione, eccezion fatta per l’Umbria. Il valore medio registrato nell’ultima settimana nelle Regioni del Centro dall’indicatore è pari a 4,02% (in calo rispetto alla scorsa settimana che era pari a 4,28%).
In diminuzione pure il valore medio registrato nell’ultima settimana dall’indicatore nelle Regioni del Sud: è pari a 3,37% (in calo rispetto alla scorsa settimana che era pari a 3,59%).
Terapia Intensiva
Tasso di saturazione dei PL di Terapia Intensiva al 1 dicembre 2020
Dal report #22 è stato avviato il monitoraggio del tasso di saturazione dei Posti Letto di Terapia Intensiva comparando i posti letto attivi pre DL 34/2020 con i nuovi posti letto attivati post DL 34/2020.
L’indicatore misura la saturazione sia in riferimento al numero di posti letto in dotazione alle Regioni prima del DL 34 che considerando le nuove implementazioni previste nei piani regionali di riorganizzazione della rete ospedaliera (DL34/2020). Se consideriamo la dotazione di posti letto originaria, ovvero prima dei piani regionali di riorganizzazione della rete ospedaliera, il tasso di saturazione in oggetto risulta essere pari al 130% in Valle d’Aosta, al 115,8% nella P.A. di Trento, 115,3% in Piemonte, 101,7% in Lombardia. Le suddette percentuali scendono rispettivamente al 72,2%, 56,4%, 60,2% e 60,6% se prendiamo in considerazione la dotazione prevista in risposta ai dettami del DL 34/2020.
A differenza della settimana precedente si assiste ad una generale riduzione del tasso di saturazione. Di questo, il tasso medio calcolato sull’intera penisola è del 71,5% se consideriamo la dotazione pre DL 34 e del 43,6% se, invece, teniamo in considerazione i nuovi posti letto di TI, in riduzione rispetto al precedente aggiornamento di -3,6 (situazione PRE DL 34) o -2,2 (situazione POST DL 34) punti percentuali.
Per quanto riguarda la riduzione del tasso di saturazione rispetto all’aggiornamento della settimana precedente, considerando la dotazione post DL 34, il differenziale maggior si registra in Valle d’Aosta (-16,7%), P.A. di Bolzano (-9,1%), Liguria (-7,6%), Umbria (-4,7%) e Lombardia (-4,6%). Le uniche regioni che continuano a registrare tassi in aumento sono il Molise (+6,8%), il Friuli-Venezia Giulia (+4,6%), la P.A. di Trento (+3,8%), l’Abruzzo (+2,1%), la Puglia (+1,4%) ed il Lazio (+0,4%).
Tasso di saturazione della capacità aggiuntiva di PL di Terapia Intensiva al 1 dicembre 2020
Dal report #24 è stato elaborato un indicatore che misura il tasso di saturazione della capacità extra in termini di posti letto di terapia intensiva. In altre parole, indica quanti posti letto di terapia intensiva, previsti dal DL34 ed effettivamente implementati, sono occupati da pazienti Covid-19.
Dodici regioni hanno esaurito la suddetta capacità. Si tratta della Lombardia, Molise, Calabria, Piemonte, Liguria, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Marche e Toscana. In particolare, la Lombardia sta utilizzando il 35,08% della propria dotazione strutturale di posti letto di terapia intensiva, il Molise il 30%, la Calabria il 23,29%, il Piemonte il 23,24%, la Liguria il 22%, la Puglia il 21,71%, la Sardegna il 15,67%, l’Abruzzo l’8,94, il Friuli-Venezia Giulia il 5,83%, l’Umbria il 5,71%, le Marche il 5,22% e la Toscana lo 0,29%. Queste regioni stanno, quindi, utilizzando la capacità strutturale di posti letto di terapia intensiva, ovvero quei posti letto che dovrebbero essere dedicati ai pazienti No-Covid-19.
Sono prossime alla totale saturazione della capacità aggiuntiva il Lazio (94,62%), la P.A. di Bolzano (85%), la P.A. di Trento (84,62%) e l’Emilia-Romagna (82,89%). Viaggiano, invece, su un’occupazione di circa 2/3 della capacità aggiuntiva la Campania (64,16%), il Veneto (59,49%), la valle d’Aosta (56,52%), la Sicilia (53,14%) e la Basilicata (51,22%).
Tasso di saturazione dei posti letto in Area Non Critica al 1 dicembre 2020
Dal report #28 è stato elaborato un indicatore che misura il tasso di saturazione dei posti letto in Area Non Critica, ovvero dei posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia. All’ 1 dicembre 2020 quindici regioni superano la soglia di sovraccarico del 40% individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30/4/2020 ed in particolare la P.A. di Bolzano (113,42%), il Piemonte (79,88%), la P.A. di Trento (67,22%), la Valle d’Aosta (57,48%), la Liguria (54,48%), il Lazio (50,48%), il Friuli Venezia Giulia (49,88%), le Marche (49,33%), l’Emilia Romagna (49,14%), la Puglia (48,89%), l’Abruzzo (48,81%), la Lombardia (48.59%), l’Umbria (48,26%), la Calabria (46,91%) ed il Veneto (42,12%).
La Campania, con un tasso di saturazione pari al 39,97%, si posiziona sulla soglia di sovraccarico. In particolare, il tasso di saturazione registrato nella P.A. di Bolzano indica che la Regione sta facendo ricorso a posti letto non afferenti alle sopracitate specialità per rispondere alle esigenze di cura dei pazienti COVID-19. Le uniche regioni sotto la soglia di sovraccarico sono la Sardegna (35,7%), la Sicilia (35,69%), la Basilicata (35,44%) la Toscana (31,06%) ed il Molise (28,96%).
Confronto tra PL TI e numero di Anestesisti
Si analizza l’andamento dell’indicatore finalizzato a misurare il numero di anestesisti e rianimatori per posto letto di terapia intensiva in tre orizzonti temporali, pre DL 34/2020, al 4 novembre ed al 25 novembre. Al 1 dicembre, il valore più basso dell’indicatore è registrato in Valle d’Aosta, con 1, ovvero un anestesista rianimatore per posto letto di terapia intensiva.
Al contrario Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, sono le regioni che presentano un valore più elevato superando le 2 unità di personale per posto letto. La differenza tra i dati al 1 dicembre ed i dati pre DL 34/2020 mostra una riduzione significativa per la Valle D’Aosta, P.A. di Trento, P.A. di Bolzano e Campania.
“Al 1° dicembre 2020 – afferma il prof. Cicchetti – nonostante ulteriori implementazioni di posti letto di terapia intensiva, 12 Regioni hanno esaurito la capacità di posti letto di terapia intensiva aggiuntivi e stanno, seppur con percentuali diverse, attingendo alla capacità strutturale. Altre 4 regioni e Province Autonome sono – invece – prossime alla saturazione”.
“A differenza della settimana precedente, il tasso di saturazione dei posti letto di terapia intensiva – continua il prof Cicchetti – registra un decremento di -3,5 punti percentuali considerando la dotazione di posti letto di terapia intensiva PRE DL 34/2020 e di -2,2 punti percentuali considerando la dotazione di posti letto di terapia intensiva POST DL 34/2020. In altre parole – conclude il prof. Cicchetti – al 1° dicembre considerando la dotazione delle Regioni pre-DL34 il 71,5% dei posti letto di terapia intensiva sono occupati da pazienti Covid-19. Questa percentuale scende al 43,6% se consideriamo la dotazione a regime prevista dal già citato DL34/2020”.