Roma, 14 aprile 2021 – Il Covid-19 colpisce anche il cuore! A rivelarlo uno dei più grandi studi multicentrici sulle complicanze cardiache nei pazienti con SARS-CoV-2, condotto sulla popolazione italiana e recentemente pubblicato sulla rivista internazionale International Journal of Cardiology Heart and Vasculature.
A coordinare lo studio il dott. Marco Perrone, cardiologo all’Università di Roma Tor Vergata e referente per le malattie cardiovascolari del gruppo di ricerca internazionale “Young Scientists”. Oltre che nell’Ateneo Romano, la ricerca è stata condotta dalla dott.ssa Federica Spolaore nell’Ospedale S. Chiara di Trento e dal dott. Massimiliano Ammirabile nell’Ospedale Policlinico Maggiore di Milano.
È noto alla comunità scientifica che la principale complicanza del Covid-19 è un’infezione polmonare che può portare a una polmonite interstiziale e insufficienza respiratoria, con esiti talvolta fatali. I giovani ricercatori, in questo studio, hanno dimostrato che l’infezione colpisce anche il cuore, e un coinvolgimento del muscolo cardiaco è un fattore legato a un decorso peggiore della malattia.
I dati dello studio, infatti, hanno dimostrato che su 543 pazienti con infezione da Covid-19 quasi la metà avevano un interessamento del muscolo cardiaco e che i pazienti con una più alta mortalità o una maggiore incidenza di ricovero in terapia intensiva erano proprio i pazienti con complicanze cardiache dovute all’infezione.
A tutti i pazienti, all’ingresso in ospedale, abbiamo misurato nel sangue i livelli di troponina cardiaca con metodiche ad alta sensibilità – spiega il dott. Perrone – e questo ci ha permesso di individuare in maniera precoce i pazienti che andavano incontro a complicanze cardiache.
La troponina è un marcatore cardio-specifico che le più recenti linee guida internazionali suggeriscono come marcatore gold stardard per la diagnosi di infarto cardiaco.
La troponina, però, non è solo in grado di discriminare l’infarto, ma grazie a metodiche di misurazione ad alta sensibilità, oggi è possibile individuare una cosiddetta “myocardial injury”, ovvero un danno al cuore, anche di piccola entità, come sottolineato anche dal documento internazionale Fourth Universal Definition of Myocardial Infarction.
Constatati i livelli patologici della troponina cardiaca, abbiamo applicato dei protocolli diagnostici nei nostri Ospedali, attraverso approfondimenti cardiologici e metodiche di imaging avanzato come la risonanza magnetica cardiaca, per arrivare a una diagnosi precoce delle complicanze cardiache, aggiunge il dott. Perrone.
Tra i pazienti studiati le complicanze cardiache maggiormente diagnosticate sono state la miocardite, che è una infiammazione del muscolo cardiaco, l’infarto, lo scompenso cardiaco e aritmie, tutte condizioni patologiche potenzialmente fatali senza un tempestivo trattamento.
L’importanza dello studio condotto dai giovani medici e ricercatori italiani è stato quello di dimostrare che il virus può colpire anche il cuore e per ridurre la mortalità è necessaria una diagnosi precoce del coinvolgimento del muscolo cardiaco durante l’infezione da Covid-19.
La misurazione della troponina cardiaca ha permesso di individuare un danno alle cellule cardiache e grazie ad approfondimenti cardiologici mirati, di arrivare ad una diagnosi di patologia cardiaca e quindi trattare tempestivamente questi pazienti.
Pertanto, nelle conclusioni il dott. Perrone e i co-autori dello studio raccomandano la misurazione della troponina cardiaca nei pazienti con Covid-19 per individuare precocemente un danno al muscolo cardiaco da parte del virus e grazie agli opportuni e immediati trattamenti terapeutici salvare la vita ai pazienti maggiormente a rischio.